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STORIA DELLA CINA
Storia moderna - III. Repubblica cinese - I "Signori della guerra" (1912-1927)

1912 Il 1° gennaio è inaugurata formalmente la Repubblica cinese (16).
L’imperatore Pu Yi abdica (febbraio). A seguito di contrasti fra repubblicani e mancesi, Sun Yat-sen si dimette e Yuan Shikai, già generale imperiale, viene eletto come presidente provvisorio della repubblica.
 
1913 Le potenze occidentali riconoscono il governo repubblicano; prime elezioni e convocazione del parlamento (16).
La Mongolia esterna si dichiara indipendente (7).
 
1914 Il Giappone dichiara guerra alla Germania e occupa le Concessioni tedesche nello Shandong.  
1915 Yuan Shikai tenta la restaurazione dinastica (17).
Il Giappone reclama privilegi con le "Ventun domande" (18)
 
1916 Yuan Shikai muore (6 giugno). Si apre il periodo dei Signori della guerra (generali che dal 1916 al 1928 comandano in alcune province cinesi con forze militari personali)(19).
Inizia l'era del "Rinascimento letterario" cinese (20).
 
1917 La Cina dichiara guerra alla Germania; governo rivoluzionario di Canton (vedi Sun Yatsen).   
1919 Il Giappone ripresenta le "Ventun domande" (18).
Nasce il Movimento 4 maggio, con obiettivi anti-imperialismo e di riforme sociali e politiche (20). Proteste di studenti in tutta la Cina contro la decisione della Conferenza di Versailles di cedere al Giappone i possedimenti tedeschi nello Shandong. 
P
rimo sciopero generale. 
Il 10 ottobre Sun Yat-sen riorganizza le sue forze politiche nel Partito Nazionalista Cinese o Zhongguo Guomindang, che sarà il protagonista della riunificazione della Cina nel 1926-1927, partito unico al governo dal 1927 al 1949, avversario del Partito Comunista Cinese nella lotta del 1946-1949. Uscito perdente, molti dei suoi esponenti si ritireranno a Taiwan. 
Storia del Guomindang (Kuomintang)
1920 Agenti del Comintern in Cina; primi nuclei comunisti; fondazione della Gioventù socialista cinese (vedi Corpi giovanili comunisti). Nasce Hua Guofeng.   
1921 Viene fondato a Shanghai (luglio) il Partito Comunista Cinese. Alla riunione partecipa Mao Zedong.
Pubblicato il racconto di Lu Xun: La vera storia di Ah Q. 
Storia del Partito Comunista Cinese
Mao Zedong
1922 Sciopero dei marittimi di Hong Kong. I sindacati promossi dal Pcc prendono piede.   
1923 Il III Congresso del Pcc approva la collaborazione Pcc-Gmd. L'agente sovietico Borodin assiste Sun Yatsen nella riorganizzazione del Gmd. Nel piano di aiuti sovietici al governo militare rivoluzionario di Canton, Jiang Jieshi (Chiang Kai-shek) si specializza a Mosca. Jiang Jieshi (Chiang Kai-shek)
1924 Rapporti diplomatici tra l'URSS e il governo militare cinese di Pechino. Il primo congresso nazionale del Guomindang, tenutosi in gennaio, accetta nel suo seno i comunisti; l’Unione Sovietica in cambio aiuta Sun Yat-sen nell’impresa di unificazione del Paese sotto il Partito Nazionalista.  
1925 Il 12 marzo Sun Yatsen muore a Pechino. Agitazioni operaie anti-straniere; movimento nazionalista "Trenta maggio". Fondata a Mosca l'Università Sun Yatsen. Lotta tra destra e sinistra nel Gmd.   
1926 A Canton, Jiang Jieshi prende in mano il Gmd e il governo rivoluzionario. Sviluppo del movimento rurale fomentato dal Pcc. Jiang Jieshi rilancia con successo la spedizione militare contro il nord (vedi Guomindang).  
1927 Jiang Jieshi rompe con il Pcc e ordina la caccia ai comunisti. Con la rivolta di Nanchang (1° luglio) nasce l'Armata rossa; dopo la "Insurrezione d'autunno" si formano le basi rivoluzionarie rosse. Breve Comune di Canton in dicembre. Rinvenuto il Sinanthropus pekinensis (noto anche come "l’uomo di Pechino") nei dintorni di Beijing.  
Note
16. La Repubblica cinese viene proclamata a Shanghai il 1° gennaio 1912 dai delegati di 12 province del sud, centro e nord-est della Cina, che nell'ottobre si sono proclamate indipendenti dalla corte di Pechino. La scintilla della ribellione anti-dinastica è stata la rivolta di un reparto militare a Wuchang, il 10 ottobre 1911; per cui l'inizio della Repubblica cinese si fa talvolta risalire, anche nei documenti ufficiali, a quest'ultima data.L'abdicazione dell'imperatore Xuantong, e quindi la fine dell'impero in Cina, porta la data del 12 febbraio 1912. Venne negoziata dal gen. Yuan Shikai che grazie alle truppe alle sue dipendenze era diventato l'uomo più potente vicino al trono. Tale abdicazione, " volontaria", era legata a varie concessioni, che poi non vennero rispettate, tra cui la preservazione dei titoli nobiliari e delle proprietà mobili e immobili del clan imperiale.I delegati provinciali, che il 1° gennaio 1912 proclamano la Repubblica, eleggono Sun Yatsen presidente provvisorio e nominano un ministero con sede a Nanchino. In questa città, designata come capitale della Repubblica, viene formato (28 gennaio 1912) un Senato provvisorio (lingshi canyiyuan) che decide di trattare con Yuan Shikai, l'uomo forte che pare possa tenere insieme la Cina, per fargli accettare la presidenza provvisoria della Repubblica. Yuan accondiscende, e Sun Yatsen si dimette.L'11 marzo è proclamata una Costituzione provvisoria redatta dal Senato, che opta inoltre per il trasferimento della capitale a Pechino, dato che Yuan Shikai non ha nessuna intenzione di lasciare la città, dove ha il suo centro di potere. Nel 1913 si tengono le elezioni per i due rami del parlamento ("provvisorio", in attesa di una Costituzione definitiva) e cioè del Senato (canyiyuan) e della Camera dei deputati (zongyiyuan). Vi sono rappresentati quattro partiti: Guomindang (Gmd), Partito repubblicano (Gonghedang), Partito democratico (Minzudang) e Partito progressista (Jinbudang). 
17. I propositi dittatoriali di Yuan Shikai diventano sempre più chiari: obbliga a dimettersi il primo ministro Tang Shaoyi, che non collabora ai suoi maneggi, e lo sostituisce con un uomo più compiacente; fa assassinare (20 marzo 1913) Song Jiaoren, l'esponente del Gmd che organizza l'opposizione parlamentare; contratta per proprio conto un prestito estero di 25 milioni di sterline da un consorzio bancario internazionale.Con le casse piene che gli permettono di armare meglio le sue truppe personali e rafforzare la sua clientela (la "cricca Beiyang", dei generali dell'esercito Beiyang, vedi nota 8), Yuan Shikai diventa sempre più arrogante. Batte senza troppa difficoltà un'incipiente rivolta armata di reparti ispirati dal Gmd nella Cina centrale e approfitta dell'occasione per presidiare anche questa zona con truppe di sua obbedienza. Pretende e ottiene dal comitato parlamentare che prepara la Costituzione una messa a punto anticipata degli articoli riguardanti la carica di presidente della Repubblica, e si fa eleggere formalmente il 10 ottobre 1913. Meno di un mese dopo, il 4 novembre, invalida le credenziali dei parlamentari che gli si erano opposti, e i due rami del parlamento cessano di funzionare per mancanza del numero legale. Mantiene solo una parvenza di parlamento attraverso il Consiglio politico (canzhengyuan) e la Conferenza costituzionale, ambedue di sua nomina.II 1° maggio 1914, Yuan promulga una nuova Costituzione, di sapore spiccatamente assolutista. Fa seguire subito una sottile campagna per promuovere la propria esaltazione al trono imperiale. Nel giro di pochi mesi riesce a manovrare e comprare nelle province un numero consistente di sostenitori per le sue aspirazioni imperiali: una Convenzione popolare (guomin huiyi), frettolosamente eletta e convocata nell'ottobre 1915, vota all'unanimità (1993 voti) il ritorno all'istituto monarchico, nella persona di Yuan Shikai. Questi "accetta" il trono il 12 dicembre. Al proprio regno dà il nome ufficiale di Hongxian ("Costituzione gloriosa") e avvia i preparativi per l'accessione cerimoniale alla dignità di imperatore.Gli antimonarchici organizzano subito nella provincia dello Yunnan una rivolta militare, sotto la guida del generale Cai Ao, che dichiara indipendente la provincia e raccoglie presto successi militari contro le truppe di Yuan Shikai. Altre province meridionali si associano al fronte antimonarchico, in una ribellione che minaccia di scindere politicamente la Cina in nord e sud. Molti dei generali della "cricca Beiyang" abbandonano Yuan. I governi europei si dichiarano contrari alla restaurazione monarchica, ma la guerra mondiale in corso impedisce una loro azione efficace. Il Giappone inizialmente sembra appoggiare la restaurazione; ma gli sviluppi interni cinesi portano anche il governo di Tokyo ad abbandonare Yuan Shikai, che di fronte all'opposizione interna e il mancato sostegno internazionale si vede costretto nel marzo 1916 a dichiarare la propria rinuncia al trono. Muore tre mesi dopo, il 6 giugno.L'opposizione arti-Yuan aveva interessato solo una minoranza di politici e politicanti, mentre commercianti, popolo minuto e notabili di provincia rimanevano indifferenti e piuttosto propensi ad accettare come sempre, al vertice di una molteplicità di interessi, il potere decisivo di un uomo che sapeva farsi rispettare.In realtà mancava ancora il senso dello Stato e dell'unità nazionale. Qualsiasi governo non poteva diventare operativo, senza un cambiamento profondo delle strutture tradizionali socio-politiche ed economiche. Il costituzionalismo (con la creazione di un parlamento rappresentativo) era inteso da molti come il toccasana per questa situazione. In realtà, dopo la caduta della monarchia e 16 anni di tentativi "parlamentari", il processo di unità nazionale venne inizialmente avviato da Jiang Jieshi, proprio attraverso la dittatura di un partito politico.
18. Il 18 gennaio 1915, il governo di Tokyo presenta a Yuan Shikai un documento di "Ventun domande"; se accettate e attuate integralmente, offrirebbero la base legale per un completo dominio economico del Giappone in Cina. Specie le richieste conclusive del documento (il "quinto gruppo") sono particolarmente esose: Tokyo chiede di affiancare consiglieri giapponesi agli uffici governativi cinesi e di esercitare controlli specifici nella provincia del Fujian (di fronte a Taiwan) sulla polizia, sulla provvista di armamenti e sullo sviluppo economico.La Cina si è proclamata neutrale (agosto 1914) nel conflitto europeo. Il Giappone, che dichiara guerra alla Germania, ne approfitta per occupare le zone controllate dai tedeschi nella provincia cinese di Shandong.Dopo un ultimatum giapponese (7 maggio 1915) Yuan Shikai accetta di negoziare il documento e firma un accordo (25 maggio) dove accoglie quasi interamente i primi quattro gruppi di richieste giapponese. Al Giappone vengono tra l'altro riconfermate la sfera d'influenza nello Shandong, in Manciuria e nella parte orientale della Mongolia interna, e particolari diritti nello sfruttamento economico della base industrio-mineraria nello Hubei. Il trattato non è ratificato dal parlamento cinese, ma indica di fatto le direttrici dell'espansione giapponese in Cina.Alla fine della guerra mondiale, il Giappone esige nuovamente una formalizzazione delle "Ventun domande", dopo aver ottenuto, nel novembre 1917, l'assenso italo-franco-inglese sui propri "diritti" nello Shandong. Questi diritti vengono inseriti nei Patti di Versailles. Alla Conferenza di pace, i delegati cinesi (invitati in quanto la Cina ha dichiarato guerra alla Germania nell'agosto 1917) si trovano di fronte all'alternativa di cedere al Giappone in un documento internazionale, oppure di rifiutare la firma dei Patti.Il governo di Pechino, dominato dai "signori della guerra" della "cricca Beiyang", nel settembre 1918 ha concluso con il Giappone un protocollo segreto che sanziona la penetrazione economico-militare giapponese in Shandong. Dà ordine ai delegati di firmare. In Cina però si fa sempre più acuta l'indignazione popolare; vengono formati dei comitati di opposizione all'onta nazionale. Studenti, commercianti, lavoratori dei trasporti, si trovano uniti nel boicottare le merci giapponesi; gli operai delle industrie nascenti lasciano il lavoro.Il 4 maggio 1919 gli universitari pechinesi organizzarono una manifestazione di protesta, nella quale si inserisce un colpo di mano di gruppi particolarmente accesi, che appiccano fuoco all'abitazione di un ministro pro-giapponese. II governo di Pechino ordina dapprima l'arresto di 1.150 giovani dimostranti; ma deve poi rilasciarli, perché dietro gli studenti si schierarono i commercianti, in tutti i maggiori centri della Cina. La vicenda si concluse con le dimissioni del governo.
19. "Signori della guerra" (junfa) sono i generali che nel 1916-'28 (e anche negli anni seguenti in alcune zone periferiche) hanno imperato su diverse province o aree della Cina, grazie all'uso di forze militari personali da loro reclutate, addestrate ed equipaggiate.Per sostenersi finanziariamente, il tipico "signore della guerra" si appoggia a una base commerciale e di comunicazione (ferroviaria o fluviale), aggrava le popolazioni con tasse e tributi, si nutre anche di sovvenzioni da parte di alleati e in qualche caso di prestiti esteri. Accudisce anche all'amministrazione del territorio controllato, a volte con dedizione e valentia; ma il conseguente frazionamento del Paese e le lotte senza fine tra le armate di diversa obbedienza creano più spesso un caos economico-finanziario e sociale, e il deperimento delle comunicazioni e delle opere pubbliche. Un caso particolare è quello del generale Yan Xishan, che controlla per vari anni la provincia del Shanxi, riuscendo abilmente a tenerla fuori dalle lotte intestine e perfino ad avviarla verso sviluppi economici nuovi.I "signori della guerra", che controllano in genere una o più province, si riconoscono parte di un'unica Cina. Prendono atto dell'esistenza di un governo nazionale e si fanno premura di ottenere da questo un'investitura ufficiale che ratifichi il dato di fatto del controllo militare che esercitano. Cercano inoltre di influire a loro volta sulla designazione dei dirigenti nazionali (presidente della Repubblica, primo ministro, ecc.) sia direttamente (se controllano il territorio della capitale) sia indirettamente attraverso i rappresentanti provinciali dei due rami del parlamento, che a sobbalzi e singhíozzi continua sporadicamente a funzionare.I "signori della guerra" nascono propriamente all'indomani della morte di Yuan Shikai. Allora l'unica autorità effettivamente valida diventa quella dei detentori delle armi, che si trovano privi di un capo riconosciuto che sappia imporsi, mentre non si è ancora formato un partito o gruppo politico capace di dominare la situazione. In una fase transitoria, quando manca un elemento coagulante, i "signori della guerra" adempiono alla funzione di salvare l'essenziale del tessuto della nazione, senza farla precipitare nel caos. Lo schema d'azione sviluppato dai "signori della guerra" eredita poi la forma nuova di potere, sorta nel sec. XIX attraverso l'opera di generali particolarmente capaci, che cominciano a sostituirsi in molte attività alla sclerotica corte imperiale.Nelle vicende dei "signori della guerra" si inseriscono leghe e alleanze tra generali e anche conflitti armati. Nel 1916-'18 la Cina settentrionale è dominata dalla "cricca An-Fu" (Anhui-Fujian) che assieme alla "cricca Zhili" è derivata da una scissione interna della "cricca Beiyang"; nel sud domina la "cricca del Guangxi". Nel 1919-'26 si assiste ad ulteriori frammentazioni, sia nel nord che nel sud, con una recrudescenza di guerre dichiarate tra province controllate da generali rivali. Emergono nel sud l'armata rivoluzionaria del Gmd, e nel nord un triangolo di tre generali: Zhang Zuolin, Wu Peifu e Feng Yuxiang (il "generale cristiano"); a questi si aggiunge, nell'ultimo scorcio di dominio dei "signori della guerra", il generale Sun Chuanfang che dalla base di Nanchino governa le cinque province del Jiangsu, del Zhejiang, del Fujian, dell'Anhui e del Jiangxi.
20. Il Rinascimento letterario cinese nasce e si sviluppa, caratteristicamente, nel periodo dominato dai "signori della guerra", quando la molteplicità dei centri effettivi di potere permette una libertà di ricerca e di espressione inammissibile sotto il regime imperiale, negata poi dal dittatore Yuan Shikai, e mortificata di nuovo dopo il ripristino dell'unità politica nel 1928.Centro del Rinascimento letterario è l'Università di Pechino (Beijing Daxue, o Beida) e il promotore principale è Cai Yuanpei (1867-1940), rettore dell'Università. I protagonisti sono uomini formati dapprima negli studi classici e poi passati a "nuove ideologie" attraverso gli studi condotti all'estero. Tra i protagonisti emergono Chen Duxiu (nel 1921 primo segretario generale del Pcc) e Hu Shi (vedi Pensiero moderno).
Elemento essenziale del Rinascimento è l'adozione nella produzione letteraria della Lingua parlata (baihua), al posto della "lingua classica" (vedi Lingua scritta) con i suoi stereotipi fossilizzati di lingua morta. Il periodico Xin Qingnian (che porta anche il titolo francese La Jeunesse) diviene l'organo del nuovo stile letterario.Al cambiamento di stile si accompagnano idee nuove: progresso, individualismo, scienza, democrazia. Esplode un diffuso dissapore per la "cultura tradizionale" caratterizzata dal pensiero confuciano.
Il Movimento 4 maggio, che prende il nome dai moti nazionalisti anti-giapponesi del 4 maggio 1919 (nota 18), dà nuovo impulso al rinnovamento letterario-ideale, in quella che viene chiamata la "corrente di nuova cultura", caratterizzata dalla ricerca affannosa di nuove formule di redenzione nazionale. Il Movimento nei suoi molteplici frazionamenti finisce per polarizzarsi su due traiettorie principali: quella che indica nell'approfondimento educativo la via di rinascita della coscienza sociale e una graduale riforma delle istituzioni, e quella che si rivolge invece all'azione politica, impaziente di realizzare subito nuove strutture statali complete e praticamente imporre una nuova ortodossia. II "liberalismo" cinese appassisce prima di affondare le radici in un terreno culturale che l'accoglie per la prima volta.
 

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