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JIANG Jieshi (CHIANG Kai-shek)

Nato a Qikou nel Zhejiang, il 31 ottobre 1887 , da una famiglia di commercianti di sale, ha dato la scalata al potere con determinazione, fino ad assumere la responsabilità di tutta la Repubblica cinese. Rimasto orfano di padre a nove anni, poté continuare gli studi, prima nel suo villaggio poi nella vicina città di Ningbo, grazie alla forza di volontà di sua madre, che fece enormi sacrifici pur di permettergli di studiare. Jiang era deciso ad intraprendere la carriera militare e per questo si iscrisse alla scuola di Baoding, destinata a divenire una delle più famose accademie militari cinesi. Aveva tentato in precedenza di recarsi in Giappone per studiare, ma non avendo appoggi ufficiali del governo cinese, non era riuscito ad ottenere l'iscrizione ad una accademia giapponese. Solo più tardi poté recarvisi e frequentare la scuola militare di Tokyo. Risalgono a questo periodo i primi incontri con i rivoluzionari cinesi. In modo particolare va ricordata l'amicizia con Chen Qimei, che lo prese in simpatia e lo presentò a Sun Yatsen.

Allo scoppio della rivoluzione anti-imperiale nel 1911, Jiang e Chen tornarono in Cina e si distinsero in brillanti operazioni militari. Al termine della rivoluzione Chen Qimei, nominato da Sun Yatsen governatore militare di Shanghai, volle Jiang con sé e lo nominò comandante del reggimento di stanza nella città. Nel 1916 Chen fu ucciso dai sicari di Yuan Shikai; Jiang si recò allora a Canton, dove collaborò sempre più attivamente con Sun Yatsen, dapprima come comandante di una importante unità militare. Ritornò poi a Shanghai, dove si dedicò ad operazioni clandestine che sostenevano economicamente il movimento rivoluzionario di Sun.

Nel 1922 Sun Yatsen dovette lasciare Canton e rifugiarsi a Hong Kong a causa della secessione del generale Chen Qiongming che si era messo a capo di un movimento contrario a Sun; Jiang lo seguì a Hong Kong, e ciò gli procurò ancora di più la stima di Sun; tanto che questi lo nominò, dopo la riconquista di Canton nel 1923, capo di stato maggiore delle truppe rivoluzionarie, e successivamente lo inviò in Unione Sovietica perché si perfezionasse in questioni militari e politiche.

L'anno successivo gli venne affidato l'incarico di fondare a Canton un'accademia militare nell'isola di Whampoa. Questo incarico fu per lui molto importante, perché i cadetti della scuola erano destinati a divenire una élite militare a lui favorevole. Nell'accademia venne accettato anche personale comunista, coerentemente con l'atteggiamento filo-sovietico che il Guomindang manteneva allora. Borodin, Bluercher e lo stesso Zhou Enlai ebbero per un certo periodo responsabilità nell'accademia. La situazione tuttavia cambiò presto radicalmente e il controllo della scuola passò ben presto completamente nelle mani di Jiang.

La lotta per il potere che si scatenò alla morte di Sun Yatsen, nel 1925, vide alla fine vincitori Wang Jingwei, che si occupò degli affari politici interni, e Jiang Jieshi, che intraprese varie campagne militari al fine di rafforzare il potere del Guomindang e quello suo personale. Celere successo ebbe la "spedizione settentrionale" lanciata a fine 1926, condotta con la collaborazione dei comunisti e l'appoggio sovietico. Nel corso delle operazioni militari, si acutizzarono i dissapori tra Jiang e Pcc, e tra Jiang e la sinistra del Gmd capeggiata da Wang Jingwei; í comunisti e Wang si accordarono per un governo di coalizione a Wuhan.

La rottura tra Jiang e i comunisti era inevitabile. Nell'aprile del 1927, Jiang occupò Shanghai e ordinò la caccia e il massacro di esponenti comunisti e di sindacali; poi, nello stesso mese, costituì un nuovo governo nazionalista a Nanchino, la "capitale del sud". Le scelte politiche di Jiang si rivelano nel suo matrimonio con Song Meiling, sorella di Song Qingling (vedova di Sun Yatsen) e della moglie di H.H. K'ung, appartenente ad una delle più influenti famiglie di banchieri. Da una parte Jiang ben presto apparve come il successore politico di Sun, e dall'altra ottenne l'appoggio dell'alta borghesia finanziaria che stava allora nascendo.

Questa combinazione di interessi, unita al forte potere militare di Jiang, favorì la creazione di un governo centrale che ebbe ragione dei "Signori della guerra" e conquistò, almeno formalmente, tutta la Cina. Jiang continua a parlare di "rivoluzione"; ma è impegnato piuttosto a riordinare il Paese e si trova costretto, per far fronte alle spese amministrative e a quelle militari (nelle operazioni contro il Pcc ed i propri rivali), ad appoggiarsi ai finanzieri cinesi ed esteri. Si conclude in questo modo anche la fase rivoluzionaria del Guomindang: diviso tra un'alternativa rivoluzionaria e una di nazionalismo conservatore, doveva infine seguire Jiang in questa seconda strada.

Dopo una serie di tentativi militari mal riusciti, i comunisti si ritirarono nelle aree montagnose del sud, dove cominciarono a organizzare basi di guerriglia. Il 10 ottobre 1928, Jiang inaugurò un governo nazionale organizzato secondo un sistema di "tutela politica" da parte del Guomindang, così come aveva teorizzato Sun Yatsen. Jiang ne fu il capo, grazie a indiscusse abilità politiche. Jiang tentò anche di dare alla Cina un'ideologia alternativa a quella proposta dai comunisti, attraverso il movimento per la "Nuova vita"; la ricostruzione morale e politica del Paese era proposta con ideali tradizionali confuciani.

Furono due i pericoli che Jiang si trovò di fronte: la minaccia giapponese e l'opposizione armata comunista. Con i giapponesi, che avevano conquistato la Manciuria creandovi un governo "autonomo" controllato da Tokyo, Jiang cercò sin dall'inizio un modus vivendi, pur di combattere il partito comunista che egli riteneva il vero male endemico della Cina. Fece senza posa, e con diversa fortuna, campagne militari contro le basi comuniste; nel 1935, in seguito alla quinta di queste campagne, le truppe comuniste furono costrette a quella Lunga Marcia che le portò al nord fino alla nuova base dello Shaanxi. Nel 1936, i giapponesi intrapresero la conquista di tutta la Cina.

Mentre cresceva la pressione giapponese, nel Paese andava affermandosi la richiesta comune di porre fine alla guerra fratricida, per poter sconfiggere uniti il nemico invasore. Un fronte unito nazionalista-comunista contro il Giappone venne infine accettato da Jiang dopo che venne catturato a Xi'an nel dicembre 1936 dalle truppe che cercava di organizzare contro il Pcc, e fu poi liberato in seguito alla protesta popolare, e consenziente lo stesso Pcc.

Jiang cercò di negoziare la pace, ma i giapponesi la rifiutarono iniziando invece una sistematica invasione della Cina; conquistarono tutti i maggiori centri urbani verso la costa orientale e il governo nazionalista fu costretto a ritirarsi nel sud?ovest, eleggendo a capitale la città di Chongqing. La collaborazione tattica con i comunisti non era facile; Jiang tenne sempre in serbo le migliori energie dell'esercito nazionalista per combattere le forze comuniste. Cercava di guadagnare tempo contro il Giappone, nella convinzione, che si rivelò esatta, che la pressione nipponica sarebbe diminuita. Infatti il Giappone si accontentò di occupare la Cina del nord e la Cina centrale, installandovi due governi "cinesi" collaborazionisti, a Pechino e a Nanchino. Della situazione di stallo approfittò Jiang Jieshi per riprendere la lotta contro i comunisti, che nel frattempo si erano rafforzati, approfittando dei punti deboli nelle difese delle truppe di invasione giapponesi.

Nel 1941 si ebbe una svolta, con l'attacco giapponese a Pearl Harbour e l'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco delle forze alleate. Fu organizzato un fronte estremo-orientale con un unico comando, a capo del quale fu messo lo stesso Jiang Jieshi, coadiuvato dal generale americano Stilwell. Un gruppo di volontari americani organizzò un ponte aereo per portare rifornimenti a Chongqing. Nel 1943, Jiang partecipò alla conferenza del Cairo, dove ebbe la possibilità di stringere accordi con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che nel quadro della collaborazione antigiapponese avevano rinunciato ai privilegi estorti dalla Cina nel sec. XIX attraverso i trattati ineguali. È di questo periodo la pubblicazione dell'opera "Il destino della Cina" scritta da Jiang in trasparenza polemica anti-comunista. In questo saggio, Jiang rilancia proposte politiche che si ispirano alle dottrine di Sun Yatsen. Il programma delineato, assai vago, accenna a un'organizzazione statale paternalistica e autoritaria, che si affida per il decollo agli aiuti stranieri.

Al termine della guerra, nel 1945, il governo di Jiang si trovò di fronte al problema dei rapporti con il Pcc, che durante la guerra anti-giapponese poté organizzare un movimento clandestino di resistenza, prendendo sempre più piede nella base popolare, oltre a rafforzare la combattività dei propri fucili. Su insistenza degli americani cominciarono delle trattative fra il governo nazionalista e il partito comunista; ma non venne raggiunto nessun accordo: il partito comunista, forte delle aspettative sociali suscitate in larghi strati della popolazione e del suo milione di soldati ideologizzati, si presentava come alternativa di potere e concepiva un'eventuale coalizione solo come stadio intermedio. D'altronde Jiang Jieshi era alle prese con il proprio partito Gmd ed oberato dal difficile compito di riorganizzare la vita e l'economia cinese dopo un decennio di occupazione straniera e di economia di guerra. Alla fine del '45 furono rotte le trattative e ben presto, fallita la tregua proposta dal generale Marshall, si diede inizio ad una sanguinosa guerra civile.

Negli anni seguenti il governo nazionalista di Jiang perdette progressivamente terreno; Truman, in passato suo principale sostenitore, aveva dichiarato che non avrebbe fornito aiuti militari a nessuna delle due parti in conflitto. Nel 1949 Jiang riparò nell'isola di Taiwan, dove aveva preparato un solido rifugio. Il 1° maggio 1950 venne formalmente ripristinato a Taipei (Taiwan) il governo della "Repubblica cinese" che si dichiarò ancora unico legittimo governo di tutta la Cina.

Gli Stati Uniti, preoccupati di far fronte all'allargamento dell'area comunista in Asia, costituirono una catena difensiva asiatica, incentrandola nel settore attorno all'isola di Taiwan, dove fu inviata la settima flotta a difendere i territori insulari rimasti a Jiang. Dal giugno 1950, gli americani vararono un vasto piano di aiuti per Taiwan, nel clima di emergenza creato dalla guerra di Corea. Cinque anni dopo, il presidente Eisenhower ebbe dal Congresso carta bianca per disporre a discrezione delle truppe americane nella difesa dell'isola contro eventuali attacchi comunisti.

Dal 1955 l'isola di Taiwan, che il generalissimo ha sempre voluto ritenere come l'estremo baluardo della "Cina libera", in attesa della riconquista del territorio cinese "occupato" dai comunisti, ha avuto un enorme sviluppo economico che l'ha portata al secondo posto in Asia, dopo il Giappone. Tuttavia la sua posizione politica è andata sempre più indebolendosi: nel 1971 il governo nazionalista è stato espulso dall'ONU, dopo il riconoscimento del governo della Rpc e successivamente anche gli Stati Uniti hanno iniziato una politica di progressivo disimpegno politico e militare dell'isola.

Jiang ha lasciato a Taiwan come successore il figlio Jiang Jingguo, che realisticamente si è impegnato nel consolidamento politico-economico dell'isola, piuttosto che tenere in programma la "riconquista" del continente cinese.

Sui giudizi usuali al riguardo del ruolo e dell'opera di Jiang Jieshi, hanno prevalso le critiche unilaterali negative propagandate dal Pcc. Sono palesi i limiti politici e organizzativi di Jiang; ma è innegabile che egli ha assolto una funzione di primo piano nel riunificare inizialmente la Cina, dopo un periodo di frazionamento sotto il dominio dei "Signori della guerra", dando così alla Cina nuove speranze e nuovo slancio. Inoltre ha aperto un periodo di riforme sociali, sebbene timide e non sufficientemente incisive, ed ha promosso un'iniziale partecipazione popolare alla vita politica. "Reazionari" in senso tecnico per chi ritiene "storica e ineluttabile" l'ascesa del Pcc al potere, la vita e l'operato di Jiang si presentano invece ad ogni analista spassionato della storia della Cina moderna come una fase positiva, sia pure entro le limitazioni dell'uomo e degli strumenti ideali ed organizzativi che ha potuto impiegare.

M. Garzia

 

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