Sommario - I. Significato politico - II. Dissidi al vertice ed epurazioni politiche
- III. Epurazioni di quadri nel 1953-'56 - IV. Epurazioni e riabilitazioni nel
dopo-Mao.
I. SIGNIFICATO POLITICO
Le epurazioni, procedimento ordinario e ricorrente nella vita politica del Pcc, sono inseparabili da ogni "rettifica"
(zhengfeng) dell'organizzazione del partito; comportano per chi ne è vittima la rimozione da incarichi politici e governativi, ed eventualmente l'espulsione dal Pcc. Sono condotte comunemente nel quadro di intense campagne politiche e, secondo la notorietà di esponenti epurati, sono accompagnate da denuncia ed esecrazione pubblica e spesso violenta.
Dopo la riorganizzazione del Pcc a Yan'an, la prima grande epurazione ha luogo nel
1942-'43. Dal 1949 si contano le seguenti maggiori epurazioni:
1) In occasione delle campagne di massa "tre anti" e "cinque anti"; hanno di mira le pratiche malsane, specie al livello intermedio e alla base rurale del Pcc.
2) La "cricca di Gao Gang" viene epurata nel 1953-'54.
3) I quadri rurali sono il bersaglio di una nuova epurazione nel
1955-'56.
4) All'indomani della campagna dei Centofiori, cadono vittime dell'epurazione quanti sono considerati "esponenti di destra".
5) Una nuova ondata epurativa colpisce i quadri rurali durante la campagna di educazione socialista
(1963-'65).
6) All'apertura della Rivoluzione culturale (1966-'67), un'epurazione senza precedenti spazza via l'80% dei dirigenti del Pcc a tutti i livelli, compreso il presidente della Rpc, Liu Shaoqi, e il segretario generale del Pcc, Deng Xiaoping.
7) Alla fine del 1967, un'epurazione colpisce i circoli di estrema sinistra raccolti attorno alla "Brigata 16 maggio", e durante il 1968 colpisce i maggiori esponenti delle Guardie rosse e altre organizzazioni di "ribelli rivoluzionari".
8) Alla fine del 1971 e per tutto il 1972, vengono epurati gli aderenti alla "cricca di Lin
Biao", e numerosi esponenti di sinistra.
9) All'indomani della morte di Zhou Enlai (8 gennaio 1976), si ha un'epurazione ristretta ma significativa: viene estromesso nuovamente Deng Xiaoping assieme ai suoi più stretti collaboratori, ed è richiesta dai
radicali l'epurazione di quanti simpatizzano con Deng.
Le epurazioni si possono considerare, secondo alcuni kremlinologi e pechinologí, come processi normali di ricambio nel corpo dirigente. Si citano al proposito le parole attribuite a Mao nell'ottobre 1968, quando le paragona appunto al metabolismo organico, dove
«si espelle lo stantio e si assorbe il nuovo».
Le epurazioni hanno indubbiamente anche l'effetto di operare un ricambio; ma dato il carattere di "chiesa laica" del Pcc, diventano anche una caccia all'eretico, con marcati tratti tipici dell'integralismo
dogmatico-sacrale.
Più scanzonata è la definizione attribuita a Deng Xiaoping:
«le epurazioni sono un'operazione dove una fazione del partito elimina
un'altra». Più cattiva ancora è la requisitoria attribuita a Lin Biao:
«Hanno trasformato la macchina statale cinese in un tritacarne, dove ci si ammazza e ci si schiaccia a vicenda. Parlano sempre di "battere il piccolo gruppo": di fatto però ogni volta concentrano il fuoco contro un certo gruppo, eliminando così a turno i vari gruppi. Sono i grandi istigatori della lotta armata in Cina. Essi creano dissensi e divisioni per attuare il loro
divide et impera e per far fuori tutti, attaccando uno alla volta. Per riuscire a mantenere il proprio dominio.
Sanno di cercare la propria rovina se combattono tutti allo stesso tempo. E allora lui [Mao] periodicamente si accattiva una forza per combatterne un'altra. Oggi ha parole dolci per quelli che vuol tirare dalla sua, per servirsene contro altri; domani distrugge inesorabilmente quelli che si sono messi al suo servizio. Uno può essere suo ospite oggi e suo prigioniero domani. La sua filosofia nel "raddrizzare" un individuo consiste in due cose: impassibilità e ostinazione. Quando "raddrizza" qualcuno, non desiste finché non lo distrugge; quando fa del male a qualcuno, gli fa del male fino in fondo; e poi addossa agli altri tutti i suoi sbagli. Insomma i personaggi che sono precipitati dal potere, come in una girandola, sono stati in realtà altrettanti capri
espiatori» (dal Progetto 571).
Le campagne epurative colpiscono in realtà due tipi di bersagli: i rivali politici in alto, e i membri ordinari del Pcc diventati indesiderabili, sia per ragioni oggettive (malcostume, inettitudine professionale, eccessi dannosi alla reputazione del Pcc), sia come capri espiatori di scelte politiche infelici.
In margine alle epurazioni si colpisce anche un terzo tipo di bersagli: i collaboratori "esterni" di dirigenti epurati, e cioè per lo più tecnici, specialisti, scrittori, artisti, e "intellettuali" in genere. Sotto il nome di epurazioni sono raccolte comunemente anche le misure
politico-amministrative che privano questi "intellettuali" del lavoro consentaneo alla loro preparazione professionale, e che sono più propriamente emarginazioni determinate dal monopolio
ideologico-culturale del Pcc.
Vengono così "epurati" nel 1953-'54 gli "intellettuali" non conformisti (campagna contro Hu Feng, contro Hu Shi; e nel 1958 numerosi tecnici e amministratori, che nel
1950-'56 hanno collaborato con il Pcc, ma nel 1957 hanno levato la voce contro il partito durante la campagna dei Centofiori. Gli ambienti
tecnico-scientifici e artistico-culturali sono poi colpiti duramente all'inizio della Rivoluzione culturale.
Commentando gli effetti delle epurazioni, il gen. Luo Ruiqing
(1906-'78), ex ministro di pubblica sicurezza, diceva che "tra piccole e grandi
zhengfeng [rettifiche], i bersagliati non osano più parlare con sincerità; nello scalzare e svellere le radici, e nel perseguire il male alle origini, si va poi in cerca degli ascendenti per tre generazioni", e cioè si coinvolge nella loro caduta tutta la parentela. Indubbiamente, epurazioni a ripetizione hanno privato la Cina di centinaia di migliaia di individui capaci.
Le campagne politiche, mentre prendono a bersaglio uomini e idee, non hanno necessariamente sempre l'effetto di "epurare" tutti gli individui "criticati". Ci si richiama usualmente al principio di Mao, "curare la malattia per salvare il paziente". Tuttavia nelle campagne politiche ordinarie è stabilito previamente un "piano" di epurazioni; deve cioè venir messo sotto accusa il 10% degli individui in ogni unità di lavoro, ufficio amministrativo, scuola, ecc.
La direttiva comune a ogni operazione epurativa è inoltre quella di "restringere il settore di attacco", di "isolare il pugno di colpevoli" e aprire invece una via di scampo ai loro collaboratori ed amici, se sono disposti a "confessare" e ad accodarsi al coro di denuncia. Con una frase immaginosa presa dalla mitologia buddhista, Mao chiamava questo metodo "incatenare Yanwang (il re dell'inferno) e lasciar liberi i diavoli minori" .
Gli epurati, deposti dagli incarichi e a volte espulsi dal Pcc, possono essere condannati a pene detentive e al lavoro forzato; ma sono rarissime le condanne alla pena capitale, e queste non riguardano generalmente esponenti più in vista del Pcc. Nella maggioranza dei casi, specie quando si tratta di individui di particolare abilità, gli epurati vengono utilizzati in impieghi subordinati, sebbene "spariscano" dagli occhi del pubblico, sommersi
nell'incognito
Le riabilitazioni, operazioni inverse alle epurazioni, sono meno frequenti nella storia del Pcc, prima e dopo la fondazione della Rpc. Sono diventate però più comuni e appariscenti in seguito alla Rivoluzione culturale, che nella fase iniziale ha spazzato via oltre l'80% dei dirigenti attivi: troppi, e senza valide sostituzioni.
Una vasta riabilitazione venne proposta fin dal febbraio 1967, all'indomani della "presa del potere" da parte dei "ribelli rivoluzionari" della Rivoluzione culturale. Tuttavia venne messa in atto in modo consistente solo a partire dal 1972, dopo la caduta di Lin Biao nel settembre dell'anno precedente.
Dal 1972 in poi le riabilitazioni, dette in gergo "liberazioni dei quadri", diventano più numerose e quasi normali. La più clamorosa è nel 1973 quella di Deng Xiaoping, denunciato nel 1966 come il "Kruscev cinese numero due".
Nel dopo-Mao poi tutta un'ondata di ricupero riporta alla superficie della vita politica uomini "spariti" da oltre un decennio, e perfino individui caduti vittime delle epurazioni del 1957. Anzi attraverso una sistematica "revisione di verdetti" si procede al reinserimento in blocco nella vita politica di interi gruppi condannati acerbamente qualche anno prima.
II. DISSIDI AL VERTICE ED EPURAZIONI POLITICHE
Il direttorio del Pcc aveva subíto rilevanti spostamenti di persone, dal 1945 (data del VII Congresso nazionale) al 1949. Zhou Enlai ad esempio, eletto al 26° posto al tempo del VII Congresso, figurava al terzo posto nello schieramento del 1949. Liu Shaoqi era diventato secondo, scavalcando il vecchio Zhu De.
Al contrario, Lin Biao, il generale più decorato, era caduto molto più in basso del sesto posto, assegnatogli nel 1945. Kang Sheng,
l'agit-prop internazionale cinese, dopo essere arrivato nel gruppo di testa, era stato relegato in un posto secondario nella provincia
dello Shandong.
Il caso di Lin Biao è particolarmente interessante, perché ce lo mostra in parziale disgrazia, proprio all'indomani dei suoi trionfi militari, nella guerra di
liberazione. Tra il 1945 ed il 1949 dev'essere capitato qualcosa tra Mao e Lin Biao, per far decadere quest'ultimo dalla sua preminenza nel partito. Non è improbabile che Lin Biao abbia pagato il prezzo dei metodi spietati con cui ha imposto il suo impero di conquistatore nelle regioni mancesi. I testimoni oculari sono d'accordo nell'attestare i massacri ed i sorprusi dei soldati che egli comandava. Il ricordo di troppa crudezza non era opportuna, mentre il partito cercava di farsi benvolere dopo la liberazione.
Nel 1949 l'amministrazione della Cina venne riorganizzata in sei grandi aree,
sottoposte ad un governo militare. Il 15 novembre 1952, questa amministrazione venne sostituita con quella civile; ma molti generali che dirigevano le grandi aree restarono ai loro posti, come governatori; finché nel 1954 le aree vennero definitivamente soppresse e le singole province presero a dipendere direttamente dal governo centrale.
Lin Biao era stato messo a capo dell'area
centro-meridionale. Le sue truppe
vittoriose erano arrivate fino ai mari del sud; questa nomina era in qualche modo un riconoscimento dei suoi trionfi. Allo stesso tempo era un modo per allontanare il giovane generale (aveva allora 40 anni) dalla sua base di potere nell'estremo nord, per trattenerlo nel sud che aveva lasciato 15 anni prima. Sembrò riprendere quota, quando venne messo a capo delle truppe "volontarie" dei combattenti cinesi in Corea; ma anche da questo incarico venne esonerato, senza altra spiegazione che il suo "stato di salute".
Nel 1949 e nei primissimi anni del regime, le preferenze di Mao non andavano a colui che nel 1966 doveva diventare il suo delfino, il suo "intimo compagno darmi". All'alba del regime le preferenze di Mao erano per Liu Shaoqi, per Zhou Enlai e per Gao Gang. Il primo era il suo luogotenente nella direzione della rete del partito che stava ricoprendo tutta la Cina; Zhou spiegava tutte le sue doti di amministratore; Gao Gang, messo a capo delle province mancesi del
nord-est che il Giappone aveva sviluppato economicamente in oltre dieci anni dí occupazione, aveva dato prova di un'abilità straordinaria: era l'uomo di punta delle iniziative di produzione e di vita di partito. Inoltre si facevano strada Deng Xiaoping, a cui venne affidato l'incarico di organizzare le prime elezioni politiche; emergevano anche gli "economisti": il capolista era Chen Yun, antico operaio nella Commercial Press di Shanghai, e seguivano Li Fuchu, Li Xiannian, Bo Yibo.
La vetta del partito venne avvolta nella tormenta, appena quattro anni dalla fondazione del regime. Intenzionalmente la tempesta venne circoscritta, ed abbatté solo due grandi gerarchi: Gao Gang e Rao Shushi.
Gao Gang era stato uno dei capi guerriglieri nel
nord-est, e si era distinto particolarmente in varie azioni. di guerra. Dopo il 1949, messo a capo delle province mancesi, la regione cioè più sviluppata della Cina, si era installato come amministratore in quello che era stato il campo d'azione delle epiche vittorie militari di Lin Biao. Gao e la
Manciuria divennero il promotore e il banco di prova delle principali iniziative di organizzazione del lavoro e di gestione economica, durante gli anni del lancio iniziale della Rpc.
Si devono all'iniziativa di Gao Gang, tra l'altro, la prima organizzazione propagandistica capillare del partito arrivato al potere, un sistema incipiente di assicurazioni lavorative, l'introduzione dello stacanovismo nelle fabbriche, la riorganizzazione dei trasporti, il movimento cooperativo, la sistemazione della contabilità aziendale e della produzione tessile. È ancora lui ad iniziare la campagna di epurazione del
1951-'52, prima che venga estesa a tutto il Paese. Nel 1951, lo stesso Mao esige espressamente che le altre regioni si conformino agli esempi della Manciuria.
Gao aveva in gran parte ricopiato il modello russo, come era
richiesto dalle direttive generali del regime in quei primi anni. L'accentuata tinta moscovita delle sue iniziative, congiunta alla prossimità della regione che dirigeva con la Siberia sovietica, fa da sfondo alla motivazione ufficiale, diventata "classica", della sua condanna: "collusione"
con l'Unione Sovietica, e quindi tradimento nazionale. Tuttavia questa presentazione urta contro tre fatti. Il primo è la posizione del suo compagno di sventura Rao Shushi, che dirigeva le regioni
orientali (Shanghai e l'entroterra) ben lontane dai confini russi, e che i sovietici volevano piuttosto declassare. Il secondo fatto è l'elevazione di Gao Gang al posto di direttore della Commissione di pianificazione, non molto tempo prima della sua caduta in disgrazia. Il terzo è che il I Piano quinquennale cinese, ispirato da Gao Gang con spiccato carattere "sovietico", venne poi continuato sulla stessa linea anche dopo la sua scomparsa.
Altri indizi suggeriscono una spiegazione più completa. Gao Gang, mentre si sforzava di fare della regione affidata alle sue cure un modello avanzato di costruzione socialista, diventava troppo potente. Lo stesso valeva per Rao Shushi, che poteva contare sulla consistenza economica della sua zona. Mentre la
Manciuria avanzava, grazie ad una buona base di partenza, altre regioni facevano fatica a riprendersi; ed in questo, lo slancio impresso da Gao Gang al suo settore poteva oggettivamente creare uno squilibrio. Nelle immancabili rivalità di partito, i suoi avversari ebbero buon gioco a presentarlo come ambizioso e seminatore di divisione.
Mao, nella seduta del Politburo del 24 dicembre 1953, richiamò i suoi al dovere di "rafforzare la coesione del partito". Era la condanna di Gao Gang. Nel febbraio 1954, Liu Shaoqi (che nel
1967-'68 doveva essere accusato di aver complottato con Gao Gang) dapprima lo denunciò, senza farne il nome. "Qualcuno"
aveva diviso il partito, era stato un collaboratore degli imperialisti, aveva tentato di metter su un "regno indipendente". Nell'anno seguente, Gao Gang e Rao Shushi furono condannati per nome alla Conferenza nazionale del partito. Gao Gang, si disse allora, si era suicidato: "un estremo tradimento", secondo il significato particolare che i cinesi (anche comunisti) danno ancora al suicidio, come atto di protesta contro l'ingiustizia.
Rao Shushi non si suicidò, ma sparì per sempre dagli occhi del pubblico. Tutti i collaboratori di Gao Gang nella direzione del partito in Manciuria furono epurati, e con loro molti altri, in qualche modo legati a Gao e Rao.
La Conferenza di partito del 21-31 marzo 1955 aveva condannato Gao Gang ufficialmente. Il 4 aprile seguente, un'assemblea plenaria del Comitato Centrale del Pcc elesse al Politburo il generale Lin Biao che riceverà in seguito altre promozioni, proprio in momenti di lotte intestine. Deng Xiaoping, succeduto a Bo Yibo come ministro delle finanze il 18 settembre 1953 e che diventerà segretario del partito nel 1954, venne pure eletto al Politburo in questa occasione. Lin Biao lo farà epurare, alla fine del 1966: ma l'ascesa di Deng era iniziata assieme alla ripresa politica di Lin. A questo punto della vita del partito, quest'ultimo era ancora solo "uno dei tanti" tra quelli che godevano la fiducia di Mao. Intanto la posizione di Liu Shaoqi continuava a consolidarsi, e Peng Dehuai, rivale di Lin Biao, diventava ministro della difesa.
Liu Shaoqi, mentre nel 1955 denunciava Gao Gang, aveva parlato di "insidie interne"
nel partito. Nel 1956, Lu Dingyi, nel discorso di apertura dei Centofiori accusava la persistenza di "fazioni"
tra le file dei comunisti.
Il disagio al vertice del partito si manifesta nelle direttive impartite in occasione dei congressi provinciali del Pcc, che precedettero immediatamente
l'VIII Congresso nazionale del 1956. Si ordinava che i congressi locali fossero l'occasione per una revisione della condotta del regime e della vita del partito; in particolare si invitavano i dirigenti periferici a "riconoscere i propri errori, per ottenere clemenza"
dalle autorità centrali.
Nei comunicati relativi ai congressi provinciali si sintetizzò con colori scuri la situazione locale; ma allo stesso tempo se ne fece rimbalzare la responsabilità anche al centro del partito: "La gente è insoddisfatta dei dirigenti locali" ; "i nostri funzionari hanno un fare burocratico"; "gli impiegati si comportano male"; "la direzione del partito presenta dei problemi"; "il partito si è appropriato le funzioni ordinarie dell'amministrazione statale"; "le finanze sono troppo centralizzate"; "le imprese industriali [governative] non hanno libertà d'azione"; "le provvidenze sociali per gli operai sono insignificanti"; "i piani di produzione agricola domandano l'impossibile: i contadini sono scontenti"; "gli agricoltori guadagnano troppo poco"; "la gente di campagna è trattata in modo disumano nelle opere di bonifica"; "non abbiamo tenuto conto delle sofferenze del popolo"; "abbiamo sbagliato nel trattamento delle minoranze [etniche]".
Questo atteggiamento autocritico del Pcc alla periferia voleva preludere anche a quello che sarebbe stata nel 1957 l'apertura (poi risultata ambigua e fugace) dei Centofiori. Ma più direttamente doveva preludere al tentativo di rilancio dell'azione del Pcc secondo forme di "pacificazione sociale". Convinti della validità della formula di sviluppo economico modellata su quello russo e soddisfatti dei successi politici che in sette anni avevano inserito saldamente il Pcc nei posti di comando, Liu Shaoqi e Deng Xiaoping si proponevano di imporre una pausa alle trasformazioni sociali, e accingersi invece ad un ulteriore progresso economico, con l'aiuto e la collaborazione di tutti.
Non avevano fatto i conti con la recessione economica che proprio durante il 1956 assunse presto proporzioni preoccupanti. Alla fine dell'anno, il disavanzo del bilancio ammontava a 1.831 miliardi di yuan. Era stato raggiunto solo
l'81%
dei progetti produttivi del piano. "Mancano materiali, mancano materie prime" si ammetteva senza sottintesi.
Ci si diede a una caccia affannosa di materiali. Chi ne aveva ancora in deposito se li teneva stretti, sfuggendo alle inchieste ufficiali, anche con dichiarazioni false. Per venire a capo di qualche cosa, lo Stato permise anche lo scambio di tali materiali. Ne vennero fuori dei profittatori e degli intermediari improvvisati. Quanti si trovavano in possesso di ferro, cemento, legname o acciaio, materie prime e macchinari, cercavano sottomano una garanzia essenziale per assicurare un domani all'impresa di cui erano responsabili.
Si chiese a tutti di risparmiare. Si doveva fermare ogni costruzione non essenziale: scuole, dormitori per operai, abitazioni. Non più assunzioni di personale negli impieghi governativi. Per quanto possibile, era necessario trasferire i funzionari di ruolo a incarichi minori (con un taglio di salario). Soprattutto, si doveva cambiare la visione generale dello sviluppo economico: non pensare troppo in grande.
A detta del ministro Chen Yun, si era messo mano a troppi progetti e troppo in grande; tutti si erano dati arie da gran signore; le spese per gli impiegati statali, per le scuole, per le sovvenzioni agrarie e simili erano state sconsiderate; i materiali erano stati usati senza criterio e senza parsimonia. "Sarebbe stato possibile prevedere meglio" diceva
Zhou Enlai all'VIII Congresso del partito, nel settembre 1956.
Il 1956 segna così l'inizio di una grande crisi. L'incanto era rotto. Anche il
"grande e glorioso" partito comunista cinese poteva avere le sue battaglie perdute. Chi i
responsabili? I tattici o gli strateghi? Gli uomini o i metodi, oppure addirittura i
princípi? Le insidie del "nemico di classe"? amici infidi? i
cinesi? ...i russi?
Nel giudizio di Mao, tutti quanti; e fece mettere in moto di conseguenza il suo modello di sviluppo. Lo compendiò nella formula della "linea generale"
(zong luxian) della costruzione socialista, e lo concretizzò nel
Balzo in avanti e nelle
Comuni popolari. La "linea generale" mira ad un'azione entusiasta e asistematica: "Impegnarsi a fondo, mirare alto, costruire il socialismo in grande e più in fretta, meglio e con meno spesa" .
All'indomani della II sessione dell'VIII
Congresso del Pcc, tenuta nel maggio 1958, vennero epurati i dirigenti provinciali
restii a bruciare le tappe, come esigeva invece lo spirito del
Balzo. Altri dirigenti, come quelli del Zhejiang, caddero vittima
dell'epurazione sotto l'imputazione di "regionalismo".
Altri ancora vennero condannati nelle zone abitate da minoranze
etniche, sotto l'accusa di nazionalismo razziale. Tutta la II
sessione venne condotta nello stile del zhengfeng e cioè
furono venti giorni di accuse e autoconfessioni, di recriminazioni e
denunce.
I dissidi sempre più gravi, messi
a nudo alla fine del 1956, ed esacerbati dall'insuccesso dei
Centofiori, furono ulteriormente acutizzati dalle scelte politico-economiche
operate da Mao in senso volontaristico-spontaneista, in contrasto
con il predominio dell'apparato nel 1950-'56.
La svolta del 1957-'58 determinò
l'esonero di Chen Yun. Creò inoltre nuovi problemi, approfondendo i
dissidi. Mao, che non era disposto ad ammettere di aver sbagliato se
non marginalmente, condannò e fece epurare Peng Dehuai, ministro
della difesa, che aveva espresso chiare riserve di fondo
sull'impostazione del nuovo modello di sviluppo. Con lui vennero epurati nel luglio 1959 i generali più vicini a Peng Dehuai.
La loro caduta coincide con la piena riabilitazione di Lin Biao, che diventa il nuovo ministro della difesa e allo stesso tempo è nominato primo vice presidente della Commissione militare del Pcc (il presidente era Mao), che è la suprema autorità delle Forze Armate nella Rpc. Ripresa quota, Lin Biao riorganizza
l'Apl (Armata popolare di Liberazione), politicizzandola al massimo e creando metodicamente reparti scelti per l'intervento diretto anche in campo civile.
Intanto però anche Mao è costretto a ritirarsi "in seconda linea", come si esprime, di fronte al palese insuccesso di Balzo e Comuni. Nel
1960-'62, gli uomini dell'apparato (Liu Shaoqi, Deng Xiaoping, Peng Zhen, ecc.), riprendono coraggio e intraprendono un'opera di "consolidamento"; e cioè un tentativo di ritorno almeno parziale alla situazione
pre-1956, quando le cose "funzionavano".
Dopo l'esonero di Peng Dehuai nel
1959, non cadono altre teste al vertice del partito; ma si affilano
le armi per un confronto in grande stile e allo scoperto. Una carica
di odi e di risentimenti si era accumulata nel Pcc fin dai primi
vent'anni della sua vita tormentata, specie durante il periodo
surriscaldato della "rettifica" (1942-'44) a Yan'an. Nuove
discordanze e altri dissapori erano penetrati tra i dirigenti dopo
il 1949. Secondo quanto gli venne imputato dai suoi critici del 1967-'68,
Deng Xiaoping era convinto che le epurazioni erano essenzialmente
campagne dove "un gruppo fa fuori un altro" e ci si poteva
sempre aspettare un tentativo di rivincita. Per quasi vent'anni gli
sgambetti mutui si fecero a porte chiuse; ma mantenevano ugualmente
uno stato di tensione nelle alte sfere del partito. Si doveva
aspettare fino al 1966 perché le emozioni esplodessero in piena
luce, all'inizio della Rivoluzione culturale.
III. EPURAZIONI DI QUADRI NEL
1953-'56
Un secondo bersaglio delle epurazioni è costituito dai quadri di base e intermedi del partito.
Nell'estate del 1950, venne
lanciata una campagna di zhengfeng o epurazione. Aveva lo
scopo, diceva allora Liu Shaoqi, di compiere rettamente la riforma
agraria e di conquistare al Pcc la simpatia popolare. Il bersaglio
specifico erano i nuovi quadri assorbiti nel partito da appena un
anno o poco più, e anche i reduci dalla guerriglia che avevano
ceduto alle tentazioni della vita cittadina. Nel 1952 si ebbe una
nuova ondata d'epurazione, nelle campagne "anti-corruzione".
Si avevano di mira quei comunisti che "ricoprivano cariche, ma
non facevano niente di buono". Seguì, a distanza di tre anni,
una nuova "ripulitura" (sufan), nella quale furono
coinvolti oltre venti milioni di persone, durante sessioni di accuse
pubbliche e segrete, e mirava nuovamente alla "rettifica"
dei quadri.
Nel 1955-'56, in una nuova
infornata di quadri, ottennero il riconoscimento ufficiale quelli
che si erano distinti nella socializzazione delle imprese private e
nella collettivizzazione agricola. Venne quindi seguito lo stesso
metodo del primo ampliamento del partito, all'indomani della riforma
agraria: un metodo che interpretava come garanzia di fede politica
un fervore di azione che poteva essere abbastanza interessato. Lo
era di fatto per molti che "attaccano gli altri per farsi
avanti", come diceva il rettore dell'Università di Pechino.
"Si fanno strada con nomignoli, travisando le idee altrui,
ripetendo formule trite e parole vuote", era la descrizione
degli zelanti, uscita dalla penna di Li Ta, uno dei fondatori del
Pcc.
Insomma, il partito aveva assorbito alla base non pochi individui che trovavano pratico farne parte, per ottenere un posto e appartenere alla classe dirígente, con tutti i vantaggi e i privilegi che comportava; stravolgevano però la missione sociale del Pcc, e andavano in cerca soprattutto di potere.
Si aggiungeva l'impreparazione ideologica e tecnica dei quadri. Nel dicembre 1954 solo la metà dei membri del partito aveva fatto le medie; gli analfabeti non erano pochi, sebbene si cercasse di rimediare con scuole serali. Il partito non si decideva a dare la tessera a gente preparata ai compiti della dirigenza. Nel 1956, dei 10.734.384 membri, il 69,1% erano contadini, e il 14% operai,
l'11,7% "intellettuali" e il 5,2% di altre provenienze sociali. I corsi accelerati, in cui si dava un'infarinatura di nozioni pertinenti, erano palliativi inadeguati per trasformare un bracciante in un dirigente. Il ministero dei carburanti, ad esempio, preparava direttori ed ispettori nel giro di un anno: il 76% aveva frequentato le elementari, il 5% era analfabeta.
Elementi legati all'incompetenza professionale dei quadri di base intervengono quindi nelle epurazioni periodiche, assieme a fattori di malcostume politico e alla componente di "rettifica", con la quale il Pcc corregge la rotta. Ma appunto questi fattori e questa componente hanno la prevalenza nelle epurazioni dei quadri intermedi e minori.
"Burocrati" e "tiranni" chiamava la stampa ufficiale nel 1953 i membri del partito in posizioni di comando nelle campagne; ed includeva nei loro crimini, oltre agli eccessi della riforma matrimoniale, l'aver approfittato della loro posizione per comprarsi dei terreni, per far lavorare la gente per loro senza pagarla, per darsi a speculazioni commerciali.
Nel 1956 molti attivisti rurali distribuivano a piacere i
punti-lavoro, favorendo i propri amici; facevano dei tagli nel "punteggio"
di lavoro a quelli che non obbedivano a puntino; pretendevano che le donne lavorassero come gli uomini, se volevano la stessa paga: ne erano seguiti non pochi aborti.
Non mancavano neppure casi di fondi spariti nelle tasche dei dirigenti; in sei distretti
dello Hunan (la provincia natale di Mao) vennero trovati colpevoli 720 dei 6.804 dirigenti rurali.
Secondo il Qdp (Quotidiano del
Popolo) del giugno 1956, questi piccoli despoti di villaggio avevano preso il posto degli ispettori rurali dell'aristocrazia Zhou, di oltre venti secoli prima. "Quando i contadini lavoravano ancora per conto proprio, la tirannia dei quadri locali poteva prendere solo la forma di pressione politica. Ora però che la maggioranza dei contadini fa parte delle collettive, essi possono terrorizzare la gente anche con mezzi economici, oltre che politici. Dal momento che la terra è diventata proprietà delle collettive, dicono, tengono per i capelli i contadini; volenti o nolenti, devono fare quello che vogliono loro. Molti quadri rurali agiscono illegalmente, perquisiscono case, sequestrano persone e le sottopongono a tortura, forzano matrimoni e s'impossessano della proprietà comune. Arrivano fino a sospendere dal lavoro i contadini, privandoli in tal modo dell'unico mezzo per guadagnarsi il pane".
La componente di
"rettifica" porta spesso le autorità del partito a
scaricare sui gregari la responsabilità di errori e di misure
inopportune. Nella fase iniziale delle campagne politiche, le
circolari riservate dirette ai membri del partito spronano gli
attivisti ad accelerare il movimento. La stampa si prodiga poi in
lodi per quelli che facevano più in fretta, ed è sottinteso che
gli "errori" sono scusabili ed inevitabili, da correggere
in un secondo momento. Ma quando arriva il momento della revisione,
la colpa è volentieri scaricata sulla base.
Durante la Rivoluzione culturale si
fa dire ai gregari disillusi: "Ad essere ganbu (quadri)
ci si rimette sempre... Quando sorgono problemi, se ne chiede conto
ai ganbu; il bersaglio delle campagne politiche sono sempre i
ganbu; un giorno o l'altro si rimette la testa". Eppure
una volta entrati nel giro, sono tenuti a continuare il lavoro anche
contro voglia; e allora vengono rimproverati perché non si
impegnano, perché non si tirano su, perché vivono nell'eterna
paura di "sbagliare". Sono portati a concludere che
"meno si fa, meglio è; immischiarsi il meno possibile; esporsi
quanto meno si può". Ma allora diventano inetti e biasimevoli
per un altro verso.
All'inizio della Rivoluzione culturale si tentò di scindere la responsabilità
dei quadri di base da quella dei dirigenti, allora apertamente denunciati e condannati. Gli esecutori di politiche sbagliate, si cercò di far capire, erano solo dei fuorviati; bastava che si ricredessero. Tuttavia molti erano gli interessi di potere coinvolti, e troppi i candidati alle poltroncine a disposizione; per cui in pratica si fece tutto un fascio di dirigenti "revisionisti" e di esecutori malaccorti.
Nel dopo-Mao, come vedremo nel seguito di questo articolo, è meglio rispettata la distinzione tra promotori dí "deviazioni" al livello decisionale e i loro esecutori al livello operativo. Si intensifica però la lotta contro il "malcostume", secondo forme e metodi che ricordano quelli dei primi anni della Rpc.
Nel denunciare gli abusi, si parla (1978) di quadri che "maltrattano le masse", che "arrestano e torturano arbitrariamente",
che "organizzano reparti scelti di milizia per opprimere i contadini", che "si appropriano di fondi pubblici" e "impongono gabelle e tributi ai villaggi". Allo stesso tempo, mentre si promuove una nuova politica di "alleggerimento del peso dei contadini", si scarica non solo sulla "Banda dei quattro" ma anche sui quadri rurali la responsabilità di politiche esose invise alla gente di campagna.
IV. EPURAZIONI E RIABILITAZIONI NEL
DOPO-MAO
Nella fase di apertura del dopo Mao viene messa in opera
un'epurazione di vaste proporzioni. I comitati di partito vengono
setacciati con cura. Sono eliminati i consociati della "Banda
dei quattro", e si risale fino ai collaboratori di Lin Biao
che sono sfuggiti alla "rettifica" del 1972. Scompaiono dalle
liste ufficiali numerosi nomi di rilievo, specie di individui che
hanno fatto carriera grazie alla Rivoluzione culturale.
Perdono così il posto i principali esponenti di Shanghai, i primi segretari di Tianjin, Heilongjiang,
Jilin, Xinjiang, Anhui, Guizhou, ecc., segretari del partito al livello provinciale, capi dipartimento del Comitato Centrale e ministri, oltre a uno stuolo di dirigenti intermedi e di funzionari. Attraverso un vasto avvicendamento e mediante numerosi trasferimenti nei comandi militari, anche
nell'Apl viene operata una vasta epurazione. I nuovi dirigenti centrali vogliono uomini capaci e fidati nei posti chiave; e a questo scopo riabilitano a frotte quelli che nel
pre-1966 hanno dato buona prova di sé. Sono migliaia quelli di cui si pubblica il nome, e centinaia di migliaia quelli che i notiziari indicano solo in liste numeriche. Si assiste anche a un ritorno quasi in massa della vecchia guardia: uomini sulla settantina riemergono dopo un decennio di eclissi, e si assidono sulle poltrone di prima, assistiti da pupilli e protetti.
"Riabilitati" siedono così tra i membri del Politburo e del Comitato Centrale, e sono messi a capo delle province, dei dipartimenti operativi del Comitato Centrale e dei ministeri governativi. "Riabilitati" riprendono in mano i posti chiave nei comandi centrali, regionali e provinciali
dell'Apl, e la direzione delle scuole e industrie militari e della potente Commissione
tecnico-scientifica della difesa.
Nel campo culturale e in quello
tecnico-scientifico, le riabilitazioni non sono meno numerose. Sono rimessi sul piedistallo economisti, come Sun Yefang che nel 1966 è stato esecrato come la quintessenza del revisionismo; dirigenti della cultura, come Zhou Yang, Xia
Yan e Lin Mohan, che per le Guardie rosse erano il diavolo revisionista in persona; educatori e scienziati, artisti e scrittori dimenticati da un decennio riprendono a muoversi e ricevono il plauso ufficiale.
Sono riabilitate anche le vittime più illustri della Rivoluzione culturale: Peng Zhen, Luo Ruiqing (deceduto nel
1978), Lu Dingyi, Bo Yibo, Wang Guangmei (moglie di Liu Shaoqi), An Ziwen, e uno stuolo di primi segretari provinciali e di comandanti e commissari militari. Si preparano intanto altre riabilitazioni: ad esempio contro
alcuni epurati, nel
1976, sotto l'accusa di appartenere alla "Brigata 16 maggio": una brigata che
"non è mai esistita", si dice nel 1979. Specifiche commissioni per la "revisione dei verdetti", sono incaricate di riesaminare tutti i procedimenti di accusa e di condanna del periodo
1966-'76, allo scopo di "restaurare il buon nome" e ridare un impiego consentaneo ai riabilitati. Le commissioni fanno capo all'ufficio organizzativo del Pcc, diretto a Pechino da Hu Yaobang, anch'egli un
pluri-riabilitato, come Deng Xiaoping.
Il "buon nome" viene restituito (1978) anche alla totalità di quelli che nel
1957-'58 vennero classificati "esponenti di destra"; si riconsidera inoltre il caso della "borghesia nazionale" che ha collaborato con il Pcc durante i
primi anni del regime: rimane "borghese", ma è proclamata nuovamente (inzio 1979) un'alleata del proletariato, lasciando cadere la violenta pregiudiziale avanzata durante la Rivoluzione culturale.
Si riabilitano anche i morti, sia con commemorazioni elogiative sul Quotidiano del popolo, sia con onoranze postume, attraverso "funerali differiti" con la traslazione solenne delle loro ceneri. Viene così "riabilitato" lo scrittore Lao She, deceduto nell'agosto 1966 (suicida, dissero allora le Guardie rosse) "a causa della persecuzione di Lin Biao e
Jiang Qing". Altro "riabilitato postumo" è Cao Diqiu, già primo segretario Pcc di Shanghai e anche lui una vittima della "Banda dei quattro", che riceve onoranze funebri il 23 giugno 1978, a due anni di distanza dalla "morte per strapazzi" nel marzo 1976.
Si procede inoltre alla riabilitazione di interi comitati provinciali del Pcc, che nel
1966-'67 sono stati condannati e disciolti come "neri" e non "rossi". Il 3 agosto 1978, ad esempio, viene riabilitato in blocco il comitato
pre-1966 dello Heilongjiang con l'allora primo segretario Ouyang Jin. Un altro tipico esempio di riabilitazione collettiva è quello (del 26 luglio 1978) del Comando di polizia della città di Harbin, condannato ai primi del 1967 come "covo di spionaggio
pro-sovietico". Nella "prefettura" di Jinquan (Gansu) sono riabilitate, a fine luglio 1978, oltre 500 persone, vittime di un falso giudiziario architettato nel 1968. I casi non si contano più, tanto sono numerosi.
Le più clamorose riabilitazioni postume sono quelle di, Peng Dehuai e di Tao Zhu, per i quali sono celebrate solenni onoranze funebri nel dicembre 1978. La riabilitazione del primo, simbolo
dell'anti-Mao nel 1958-'59, ha il significato più vasto di un'iniziale denuncia delle scelte economiche di Mao (Balzo in avanti, Comuni) in quegli anni; alla riabilitazione di Tao Zhu, epurato a fine 1966 dopo aver partecipato attivamente alla fase iniziale della Rivoluzione culturale, viene attribuito il senso di condanna dei metodi persecutori di Lin Biao contro un eminente rappresentante degli uomini politici del sud.
La riabilitazione e il reincarico di dirigenti hanno l'effetto indiretto di elevare l'età media della dirigenza cinese. II gran numero di riabilitati costituisce inoltre una denuncia esplicita dei metodi di lotta politica della Rivoluzione culturale nel
1966-'68 e negli anni seguenti fino al 1976. Nei documenti del dopo-Mao, tutta la colpa delle ingiustizie e degli arbitri illegali è riversata su Lin Biao e sulla "Banda dei quattro" e i loro accoliti; ma evidentemente si accusa tutta un'epoca della vita del partito. Inversamente si riabilitano i "diciassette anni"
(1949-'66) che la prima Rivoluzione culturale aveva esecrato. La ridda di epurazioni e controepurazioni diventa così la caratteristica del primo
dopo-Mao.
Nel 1978 si inserisce infatti nell'epurazione specificamente politica una "ripulitura" di dirigenti intermedi e di quadri rurali, trovati colpevoli di abusi autoritari e amministrativi, contro quella che viene chiamata la "legalità socialista". Deve cessare il malvezzo di credersi dispensati da leggi e regolamenti, solo perché membri e funzionari del partito. Un documento di fine maggio 1978 paragona la battaglia in corso a quella ingaggiata 25 anni fa, agli albori della Rpc." Nel 1952, al tempo delle campagne tre anti (contro corruzione, spreco, abuso burocratico) e cinque anti (contro bustarelle, evasione fiscale, concussione, truffe nei contratti statali, spionaggio economico) i colpevoli sono stati puniti a dovere. Negli anni recenti certuni hanno fatto rivivere queste porcherie. È ora di finirla, decisamente " (Quotidiano di
Jilin, 31.5.1978).
Secondo una "lettera del pubblico" al Quotidiano di
Jilin (29.5.1978), "alcuni cercano prima di tutto e soprattutto il proprio interesse, qualunque cosa facciano. Si danno arie di attivisti per attirare l'attenzione di persone influenti, in modo da ottenere il favore e riuscire a entrare nel Pcc. Una volta ricevuta la tessera del partito, trafficano per avere una poltroncina; e appena seduti dietro una scrivania dimenticano gli interessi del popolo; trascurano le masse e approfittano invece del potere conferito loro dal popolo per perseguire disegni di realizzazione personale... Quando vanno in ufficio, hanno in mente solo la famigliola o cercano soltanto occasioni per mangiare e bere, per scambiare adulazione e favori. E se ne vantano, invece di vergognarsene".
Nei casi di "corruzione" pubblicizzati sulla stampa e alla radio si tratta sempre di
"incidenti tipici", che sono "alcuni fra tanti". I colpevoli messi alla berlina, in una scandalistica rara nella Cina popolare, sono presentati come peccatori incalliti, che rifiutano di riconoscere i propri torti, e agiscono con particolare sfacciataggine.
Gli episodi denunciati non autorizzano a concludere che la corruzione
dilaghi in Cina; tuttavia non dev'essere un fenomeno trascurabile, dato che viene presa di petto con tanta energia: "Bisogna assolutamente processare chiunque fa uso della propria posizione di potere per estorcere denaro, incassare o distribuire bustarelle e regali" si legge in una circolare di inizio 1978 (Radio Sichuan, 26.1.1978). La
"nuova era" si propone di essere un periodo pulito.
È la risposta alla sfida dei radicali che nel 1973-'76 avevano preso di mira la "corruzione borghese" nel Pcc. Il
dopo-Mao rigetta con sdegno l'accusa che "tutta la vecchia guardia" è imborghesita; ma affronta subito un problema spinoso.
Sullo sfondo delle vaste epurazioni di quadri rurali del primo decennio della Rpc, è caratteristico che anche nel
dopo-Mao i principali bersagli della "rettifica" siano di nuovo i rappresentanti del partito nelle campagne, anche se "in fabbrica e miniere si trovano ugualmente quadri che violano leggi e disciplina".
G. Melis (1979)
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