Yongle merita di essere
annoverato tra i più grandi sovrani, perché il suo nome resta
strettamente legato alla città di Pechino, che gli deve molto. Ovunque,
nella capitale e nei dintorni, spunta il suo nome. D'altronde, questo
sovrano guerriero ebbe una concezione ampia e ambiziosa del proprio
ruolo, e si rivelò anche un ottimo amministratore, oltre che un abile
capo militare.
Tuttavia era una sorta di
usurpatore; era il secondogenito del fondatore della dinastia Ming, il
"parvenu" Hongwu (1368-1393). Questo straordinario contadino
era diventato monaco per necessità, poi capo di una banda di briganti,
con il nome di Zhu Yuanzhang. Alla fine, questo malandrino finì per far
crollare la dinastia mongola Yuan per salire lui stesso al trono di
Nanchino. In vita, Hongwu aveva trascurato e ignorato il figlio più
giovane - il futuro Yongle - e designato come successore al trono il
figlio del suo primogenito, il giovane Jianwen. Tre anni dopo il suo
avvento al trono, nel 1402, Jianwen venne spodestato dallo zio, Yongle.
Il giovane sovrano decaduto fuggì cercando rifugio tra i boschi, e non
fu mai ritrovato dalla polizia imperiale. Per sicurezza, Yongle sterminò
intere famiglie di sostenitori del nipote, i legittimisti.
La scelta di Pechino e una politica espansionistica. Nel
giro di alcuni anni di regno a Nanchino, intorno al 1409, Yongle decise
di trasferire la capitale a Pechino. Ne fissò e disegnò lui stesso il
piano grandioso. La costruzione della città imperiale richiese un
intero decennio (1410-1420) e si sviluppò intorno alla Città
"Proibita", ovvero il Palazzo imperiale. Yongle fece anche
ampliare i laghi che sono disposti a rosario immediatamente a ovest di
tale complesso. La collina artificiale, detta del Carbone, fu costruita
con i materiali di sterro provenienti dai chilometri di fossati scavati
intorno alla Città proibita. Sono opera sua anche vari giardini, nonché
i Templi detti del Cielo e dell'Agricoltura. Tutta Pechino reca il suo
sigillo. Le famose ed enormi statue monolitiche di marmo bianco della
celebre "Via Sacra", il viale situato all'entrata della
necropoli Ming, a nord di Pechino, sono sempre datate nel periodo del
suo regno. Il vigore e la forza dei mandarini civili o guerrieri che si
affrontano al termine di questo viale trionfale, suppliscono all'assenza
di spiritualità e di interiorità che li caratterizza.
E insediandosi a Pechino, una
città vulnerabile e fredda, lontana dal fiume Giallo e all'immediata
portata dei barbari delle steppe, città che del resto inizialmente era
stata fondata e costruita da questi ultimi - i Kitat, i Djurtchet, poi i
Mongoli di Khubilai e gli Yuan - Yongle intendeva fare precisamente
sapere che a sua volta, e in senso opposto, anche lui aveva delle
pretese nei loro riguardi, genti delle steppe, e che intendeva
ricostituire l'impero mongolo per il proprio tornaconto. Ed
effettivamente avrà una politica aggressiva ed espansionistica nei loro
riguardi. In cinque riprese invierà spedizioni fin nel cuore della
Mongolia, contro i Tartari a oriente, contro gli Oirati più a
occidente, o centro i nomadi delle regioni dell'Amur. Ma di fatto si
trattò di iniziative senza futuro. Tuttavia alimentò sapientemente le
rivalità che opponevano i vari clan mongoli. D'altronde spinse le sue
attività diplomatiche fino in Giappone, in Asia centrale e nell’Asia
sud orientate. Durante il regno di Yongle, la Cina riacquistò i confini
dell'epoca Yuan e si estese in buona parte dell'attuale Vietnam (Annam
del nord e Tonchino). Ma una guerriglia estenuante e costosa, tra il
1406 e il 1427, lo costringerà a mollare l'osso e a ritirarsi (1428).
Infine, è soprattutto durante il suo regno che ebbero luogo i famosi
viaggi marittimi dell'ammiraglio Zeng
He, un eunuco
mussulmano dello Yunnan che solcò i mari del sud fino al 1433, bordando
le coste dell'India, dell'Indonesia, del Mar Rosso (Aden, Hormuz) e
navigando fino e quelle dell'Africa orientate. Con 62 navi che
trasportavano 28.000 uomini, la prima delle sue sette spedizioni, nel
1405, aveva come scopo, oltre al raggiungimento di obiettivi
diplomatici, culturali e commerciali, quello di "raccogliere
curiosità destinate a divertire la corte", come le zebre, le
giraffe e gli struzzi che furono portati. Con un secolo di anticipo sui
portoghesi che giungeranno a Canton nel 1516, i cinesi dimostravano
quanto fossero progrediti in materia di navigazione. Un anticipo reso
possibile grazie alla costruzione di giunche di alto mare con
attrezzatura e velature che permettevano di navigare di bolina. Tali
avventure restano un caso isolato, perché i cinesi non ebbero mai una
vocazione marittima - sebbene fossero eccellenti marinai - e la politica
"universalistica" di Yongle restò senza futuro. Tuttavia il
periodo di Yongle segna l'apogeo della potenza marittima cinese.
Per quanto riguarda la politica
interna, Yongle istituì un codice
penale e affidò
incarichi di ambasciatori o soprintendenti dell'esercito a un numero
considerevole di eunuchi. Buddista convinto, protesse e incoraggiò gli
studi dei confuciani. Tra il 1403 e il 1407, fu iniziata la stesura di
una enciclopedia che
compilava 11.095 opere antiche di ogni genere.
Dopo di
lui, la dinastia Ming resterà al potere ancora per 220 anni, senza che
si distinguano forti personalità tra i suoi successori. "La cricca
degli eunuchi generò sovrani mediocri - scrive lo storico René
Grousset e governò a loro nome". Per la maggior parte si trattò
di furfanti, di debilitati depravati, vittime degli eunuchi e degli
intrighi di palazzo. |