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Errori e stupidaggini, in Italia, sulla Cina

In questa sezione intendiamo portare a conoscenza di tutti quanto l'imprecisione, la superficialità, l'ignoranza siano imperanti quando si parla o si scrive di Cina. Come presentazione cominceremo con il saggio di Giorgio Mantici "Il giornalismo italiano e la Cina", assolutamente da leggere in quanto un vero "must" (in positivo!) sull'argomento. Seguiranno quindi periodicamente notizie sui vari errori che quotidianamente siamo costretti a sopportare seguendo l'editoria e i "media" italiani.

Invitiamo i nostri lettori ad inviarci delle segnalazioni (documentate), che noi prontamente pubblicheremo. Scopo di questa sezione è di imparare attraverso gli errori degli altri e di elevare (è una speranza) il grado di conoscenza su quell'immenso paese che è la Cina.

Il giornalismo italiano e la Cina (di Giorgio Mantici). Intervento al Convegno "Conoscere la Cina" (Torino, 4-5 aprile 2000) che possiamo inserire in questa sezione grazie alla gentile concessione della Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, che ha pubblicato il saggio nel testo LANCIOTTI L. (a cura di), Conoscere la Cina, Torino, 2000. 
Taijiquan o taichi?
Miti cinesi, Edizioni Demetra. È un libro del 2001, carta patinata, bella grafica, figure a colori. Purtroppo è pieno di errori; inoltre, il compilatore ha preso un po' qui e un po' là, scrivendo così nomi con vecchie trascrizioni e altri in pinyin. E capita anche di avere la stessa parola scritta diversamente a seconda della pagina. E il lettore, come può racapezzarsi? Leggi.
Meridiani. Si tratta proprio della rivista mensile di viaggi. Molto bella, fotografie stupende... Ma questa volta (febbraio 2003) il numero è dedicato alla Cina del Sud. E allora gli errori si sprecano.
Da "La Repubblica - Salute": ancora sul taijiquan.
Il titolo è «tai-chi antivirus». Sì, proprio tai-chi: meno male che l'autore dell'articolo, Francesco Bottaccioli, è un'esperto della materia. Ma il bello è che dopo poche righe dall'inizio dell'articolo troviamo scritto "Tai qi quan" (invece di taijiquan, ma forse per l'autore j e q sono uguali). Andando più avanti troviamo scritto Tai Chi (questa volta il trattino, che compariva nel titolo, è scomparso). In un altro punto finalmente l'autore scrive Tai Chi (o Ji): ma Ji sostituirebbe Tai Chi o solo Chi? Evviva la precisione! Però, il nome giusto, TAIJIQUAN, non l'abbiamo trovato da nessuna parte.
22.11.2003 Sito della Gazzetta dello Sport (www.gazzetta.it). 
Riportiamo: Nel giorno di riposo vediamo chi si sta mettendo in luce in Giappone: dal venezuelano Marquez al coreano Choi, dall'Usa Billings al cinese Tiang Miao... Peccato che il cognome del giocatore cinese sia Tang Miao
Con il quotidiano "Il Giornale" vengono abbinate settimanalmente "Le Garzantine". Sono già usciti i due volumi dedicati alla letteratura. Come è stato annunciato i volumi sarebbero aggiornati al 2003: purtroppo, però, la sezione dedicata alla letteratura cinese riporta tutti i nomi in Wade-Giles. Il lettore, grazie a queste performance, continuerà ad avere dei seri problemi: come sapere che Li Po e Li Bai sono trascrizioni diverse dello stesso autore? (2003)
E' comparsa su un sito, un po' di tempo fa, una pagina dal titolo "L'alfabeto cinese". Mi si rizzano i capelli solo a scriverlo. E' risaputo che il cinese è una lingua assolutamente priva di alfabeto; nella scrittura si usano i caratteri, ognuno dei quali ha un suo proprio significato e che assolutamente non rappresenta una lettera. Purtroppo tale pagina, che dopo una nostra letteraccia fortunatamente è stata rimossa, ha fatto diverse vittime tra coloro che si vogliono far tatuare l'iniziale del proprio nome. Nella pagina ad ogni lettera è stato abbinato un carattere, non si capisce proprio con quale criterio. Così una ragazza di nome Giulia ha avuto tatuato il carattere col significato di "marziale" pensando che rapresentasse la lettera "g" (chissà cosa c'entra con la "g", visto che la sua pronuncia è "wu"), una certa Cristina il carattere di pace, nella pagina abbinato alla "c", ecc.
Vi invitiamo a vedere questa pagina, ma attenzione, È UNA BUFALA, NON USATELA!!!
I cinesi usano scrivere sempre, dico sempre, il cognome prima del nome. Quindi quando si vede un nome cinese è chiaro quale sia il cognome, ciò che si trova davanti, e quale sia il nome. Il cognome quasi sempre è composto di una sola sillaba (cioè di un carattere) mentre il nome è composto di una o due sillabe (cioè due caratteri). Esempi di personaggi celebri: Mao Zedong (il cognome è Mao), Zhou Enlai (il cognome è Zhou), Deng Xiaoping (il cognome è Deng), Jiang Zemin (il cognome è Jiang), Zhang Yimou (il cognome è Zhang). E invece, purtroppo, sentiamo alla televisione o leggiamo sui giornali, personaggi cinesi chiamati semplicemente per nome (e ciò in Cina è molto più confidenziale che in Italia).

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