La prima carta fu fabbricata con canapa e stracci di
cotone per la qualità superiore e, più tardi, con foglie, alburno o
fibre di certi alberi (mori, olmi, piante del cotone o bambù) per le
varietà più comuni. Frantumata, lavata con acqua pura mista ad allume
(per toglierle la spugnosità), questa pasta vegetale veniva poi cotta,
mescolata, passata al macero, pigiata, poi stesa e messa a seccare dentro
a dei telai tesi con un sottile setaccio filtrante che tratteneva la
quantità di materiale necessaria a formare un grande foglio di una
cinquantina di centimetri per trenta, circa. Talvolta inoltre si
incollavano i fogli umidi contro delle pareti, per farli asciugare. Molto
rapidamente questa carta soppiantò, nell’amministrazione, l’antico
mezzo di seta o le lamelle di bambù. Al tempo stesso, intorno all'anno
mille, nelle tombe, con la nuova diffusione della cremazione, i mingqi* e
altri oggetti costosi furono sostituiti da immagini corrispondenti di
carta, che venivano bruciate nel corso delle cerimonie funebri.
Stampaggio e xilografia
La
Cina ebbe quindi a disposizione la carta molto presto. Tuttavia le
condizioni politiche, tecniche, sociali ecc. favorevoli alla comparsa e
alla diffusione della stampa, saranno presenti nel loro insieme soltanto
nel VII secolo, con l’avvento della grande dinastia Tang (618-907),
un periodo di pace e di prosperità, soprattutto all'inizio, dal 618 al
750. Nel secolo precedente (il VI), si era sviluppata notevolmente la
incisione, a grandi timbri, impregnati di cinabro, che davano una stampa a
caratteri rossi su fondo bianco. Dalla dimensione di questi sigilli nacque
l'idea della xilografia, che non è altro che il semplice sviluppo di
questo metodo, esteso e adattato a tavolette di legno più grandi. Tramite
l'inchiostrazione e la spazzolatura di questa tavola necessariamente
incisa al contrario (in senso inverso alla lettura), si potevano
moltiplicare all’infinito le tirature. Si utilizzava di preferenza il
legno di pero, di melo e di giuggiolo. Il costo delle tavole di legno
incise era decisamente inferiore alla litografia che necessita di lastre
di pietra a grana estremamente fine. All'opposto dello stampaggio, che dà
un negativo bianco su fondo nero, non invertito, per la xilografia, con i
suoi caratteri su fondo a rilievo, possiamo dire che dia delle immagini
invertite, in positivo nero su fondo bianco. Quindi, per ottenere stampe
normali, bisogna scolpire i caratteri al contrario.
Così il principio della stampa deriva dall'uso di
sigilli che servivano per fare amuleti e talismani. I religiosi buddisti e
taoisti, molto appassionati di magia, li vendevano ai fedeli e ai
pellegrini, e i monasteri ricavavano notevoli profitti da queste immagini
pie, rappresentazioni di buddha, amuleti, talismani, volantini di
propaganda religiosa, sûtra e dhârani (formule magiche buddiste) che
venivano riprodotte meccanicamente per mezzo di grandi sigilli di legno. I
sacerdoti taoisti riproducevano talismani illustrati, che raffiguravano
costellazioni e astri.
All’inizio della dinastia Tang, a partire dagli anni
620-630, si prese l'abitudine di stampare su carta le iscrizioni
incise sulle stele di pietra. Sappiamo che i grandi scritti
"classici" erano stati incisi su pietra tra il 175 e il 183, e
la celebre Foresta di stele di Xi'an, ne presenta 114, recanti il testo
dei "Dodici classici", in 650.000 caratteri, incisi nell’837,
per gli studenti del Collegio imperiale.
Uno stampaggio ci dà un negativo bianco su fondo nero,
e questa tecnica delicata era già notevolmente perfezionata nel VII
secolo. Così, i letterati confuciani che inizialmente avevano mostrato un
certo fastidio di fronte a questi processi di duplicazione utilizzati dai
religiosi, e di cui non avevano avuto l'iniziativa, si resero conto di
poterne ricavare dei vantaggi, e quindi fecero realizzare alcune tirature
dei "Grandi Classici". La Biblioteca Nazionale di Parigi ha la
fortuna di possedere “l’Imperatore degli stampaggi” come viene
definito dagli studiosi cinesi; si tratta del più antico stampaggio di
cui si sia a conoscenza, un rotolo d’inestimabile valore, il Wenquanming
(温泉铭
–
Iscrizione delle terme), un'opera ritmata che era stata scritta in bella
calligrafia dall'imperatore Taizong (627-649) e incisa su pietra quando lui era
ancora vivo. Un'annotazione manoscritta aggiunta alla fine del poema è
datata 654. Questo prezioso documento fu portato da Dunhuang da Paul
Pelliot, nel 1909, e proviene dall'illustre biblioteca, murata nel 1035.
Frammento del Wenquanming
Alla stessa epoca - quella di Taizong -,
dopo aver fatto ritorno (nel 645) dalla famosa spedizione in India, il
monaco Xuan Zang (che morì nel 664) fece stampare a Xi'an un milione di
immagini di Buddha, sicuramente da matrici di legno. Del resto, il
carattere ripetitivo e ossessionante di una figura le conferiva una specie
di potere magico. Come se volessero battere sempre sullo stesso chiodo, i
religiosi, artigiani e artisti, associavano all’infinito, e su
molteplici toni, piccole immagini di Buddha, seduto nella posizione del
loto, come si può notare all'interno di varie camere, nei complessi
rupestri buddisti di Yungang, Longmen, Dunhuang ecc. Si ritiene che questo
motivo ornamentale a tappezzeria riproduca il miracolo di Cravasti (o
Sravasti), in occasione del quale Buddha comparve in cielo, riprodotto in
migliaia di esemplari. Messo a confronto con sei detrattori, Buddha fece
scaturire acqua e fuoco dal proprio corpo e moltiplicò all'infinito la
propria immagine su un immenso fior di loto.
Durante la dinastia Tang, parallelamente alle
occupazioni religiose, i monaci e i preti si dedicavano a ogni genere di
attività commerciali e bancarie. Quindi è all'interno delle comunità
monacali taoiste e buddhiste che è nata la stampa. Si tratta della
conclusione logica e naturale di queste molteplici tirature di sigilli,
disegni con lo stampino su carta o su stoffa, realizzati dai religiosi nei
laboratori dei monasteri. Uno dei documenti significativi di quest’evoluzione
è un lungo rotolo di carta, di sette metri, che è stato realizzato in
Corea, intorno al 720‑740, con la tecnica xilografica, per mezzo di
una dozzina di tavole incise in rilievo; queste riproducono una dhârani,
o formula dedicatoria talismanica. D'altronde sappiamo anche che nel 784
il governo dei Tang, per far conoscere a diffondere una legge sulla
tassazione riguardante vendite a donazioni, fece ricorso a un modulo
stampato.
Indubbiamente questi processi iniziavano ad avere
successo e a diffondersi, perché nell'835 un funzionario del Sichuan, per
la prima volta sollevava il problema della libertà d'espressione:
richiedeva un editto imperiale che impedisse la stampa prematura dei
calendari, venduti nei mercati dell’Impero, prima dell’arrivo di
quelli strettamente ufficiali, che venivano pubblicati dall’Ufficio
imperiale di astronomia. Venne dato ordine di proibire queste stampe
private. La data 835 appare come primo accenno alle attività
professionali di stampa. La Biblioteca Nazionale di Parigi possiede - e sempre proveniente dal fondo Pelliot di Dunhuang
- uno
stampaggio datato 824 e realizzato con lastre incise, recanti una versione
del Kumârajiva. Infine il più antico libro stampato, e degno di essere
chiamato tale, viene considerato un rotolo di sette lunghi fogli di carta,
rilegati e datati 11 maggio 868. Si tratta di un trattato buddistico
illustrato, il Sutra del Diamante, stampato da un certo Wang Jie.
Conservato al British Museum, è stato a sua volta portato da Dunhuang da
Sir Aurel Stein, all'inizio del secolo. La tecnica xilografica fa di
quest'opera il più vecchio libro stampato del mondo finora conosciuto.
Procedimento comodo, piuttosto rapido e poco costoso,
la xilografia in effetti risponderà a tutte le necessità dell'editoria,
e questo fino a un’epoca decisamente recente. Rappresentò quasi la
norma per un millennio. Così dunque, la stampa appare in forma quasi
adulta, nel IX secolo, ed esce dai monasteri per assumere un aspetto
nuovo, questa volta profano. Tra il popolo, da quel momento circolano
opere d’astrologia, calendari d’uso popolare, almanacchi, ma anche i
primi testi propriamente letterari, e lessici non troppo impegnativi. Tre
città e regioni sono particolarmente interessate da quest’importante
evoluzione, si tratta del Sichuan occidentale, intorno a Chengdu, dove, da
questo momento, si sanno i nomi di varie famiglie di tipografi; della
città di Yangzhou, nella regione del basso Yangzi o fiume Azzurro, che
stampa calendari e opere letterarie; infine la capitale, Chang’an
(l'attuale Xi'an) che produce anche calendari, letteratura popolare
nonché libri di medicina. Ma insistiamo sul Sichuan che si è dimostrato
e si è imposto durevolmente come un grande centro per la stampa. Sembra
aver svolto un ruolo determinante per il suo sviluppo in Cina.
Su questa scia, il secolo seguente, il X, - epoca
delle Cinque dinastie, 906-960, e inizio della dinastia Song -
conferma questo sviluppo della stampa, che entra in una nuova fase, quella
delle grandi edizioni. Nel 932 viene promulgato un decreto imperiale, che
ordina la stampa della prima grande edizione classica del Canone
confuciano. Vent’anni più tardi l’opera è terminata (953),
xilografata completamente e non più stampata da stele di pietra. Chengdu,
Kaifeng e Luoyang si contendono il primato della qualità. Sulla stessa
scia, nel corso del decennio seguente (960-971), esce una grande
edizione del canone buddhista, un corpus gigantesco che raccoglie i
Sûtra, i commentari e le opere dottrinali dei pensatori buddhisti. Tra il
971 e il 983 compare il Tripitaka, un insieme di testi che
regolamentano la disciplina monacale, che trattano del canone, della
morale, della filosofia e delle eresie del buddhismo; in breve si tratta
di tutte le sacre scritture tradotte in quest’epoca dal sanscrito o dal
pali. Questo Tripitaka cinese comprende 5.000 volumi, un totale di 130.000
pagine! Intanto, nel 978, il ministro Li Fang faceva iniziare la prima
enciclopedia.
Il Rinascimento cinese:
la dinastia Song
Sembra
che i grandi editori ufficiali si riservassero a quell'epoca i campi della
religione e del sapere, lasciando alle imprese più modeste le
pubblicazioni di carattere prettamente commerciale e popolare. Da
quest'epoca, la maggior parte dei libri erano stampati in varie forme, a
rotolo, a libretto o a fisarmonica. In questo stesso secolo compaiono le carte
da gioco (a cui si accenna per la prima volta nel 969) e la carta
moneta, nel Sichuan, emessa inizialmente da mercanti e finanzieri
privati, dagli anni 806-820, sotto forma di biglietti di cambio, o
riconoscimenti di debiti, a verso l’anno 900 in forma di certificati di
deposito negoziabili, veri e propri antenati delle banconote. Nel 1024, lo
Stato adotta questa "moneta volante" ed emette le sue prime
banconote ufficiali.
Il grande periodo della dinastia Song (960-1280) - uno dei più bei momenti della cultura umana, l’equivalente, in
Cina, del nostro Rinascimento in occidente - testimonia la
straordinaria passione dei cinesi per il sapere in tutte le sue forme. Un
volume prodigioso di testi antichi è stato riprodotto e tramandato in
quell’epoca; ci sono pervenuti circa 7000 titoli! I grandi classici
confuciani, come abbiamo già detto, furono pubblicati, reinterpretati e
commentati. Nel 1019 erano disponibili 4.565 volumi degli scritti taoisti.
Tutto ciò che a quel tempo contava, dal punto di vista letterario, veniva
stampato: cataloghi, enciclopedie, trattati, inventari, collezioni,
monografie riguardanti le pietre strane, le giade, le monete, gli
inchiostri, i bambù, i gelsi, i litchi, i funghi, i fiori, i pesci, i
granchi ecc. Una vera bulimia di sapere! Tra questi tesori, i libri di
storia e di geografia non sono certo i meno ambiziosi, così come i
trattati sulla pittura e sulla calligrafia. Ma si trovano anche repertori
di ricette pratiche, di avvenimenti strani o di storie fantastiche, e
perfino piccoli romanzi polizieschi, racconti nella lingua del volgo,
raccolte di aneddoti, altre di sogni premonitori, storie di fantasmi, di
gene o di demoni...
Il governo dei Song, geloso di tali tesori, proibiva
severamente l’esportazione dei libri stampati. Tuttavia sappiamo che nel
1100 fu introdotta in Corea un'enciclopedia di mille capitoli e che,
sicuramente, la diffusione della cultura in Giappone, nel XII e XIII secolo,
deve molto al sapere cinese.
Questo ritorno al passato, l’allargamento del mondo dei lettori e la
sua curiosità sempre crescente, agivano da sprone sul ritmo delle
pubblicazioni.
Per la prima volta, i non letterati avevano accesso alla cultura, e
questo nuovo incontro sarà all’origine della creazione letteraria
romanzesca e popolare; ha consentito la comparsa del romanzo e del teatro,
i due unici generi di origine plebea, in terra cinese.
La tipografia
Alla metà dell’XI secolo, tra il 1041 e il 1048, un certo Bi Sheng ideò,
sembra per primo, una stampa tipografica realizzata per mezzo di caratteri
mobili di terracotta. Erano allineati e incollati su una piastra
metallica, rivestita con un impasto di resina e di cera. Più tardi,
verso il 1300, questi caratteri saranno di legno scolpito; nel 1313, un
certo Wang Zhen descrisse lungamente in un trattato di agricoltura
la tecnica dei caratteri mobili di legno.
In seguito si tenteranno prove con caratteri di metallo
fuso (in rame, stagno o piombo), ma questa soluzione non sembra essere
risultata soddisfacente per i cinesi, estremamente legati alle belle
calligrafie manuali, più vive. Parigi possiede (alla Biblioteca
Nazionale) un trattato educativo coreano, opera del monaco Pakun,
che fu stampato nel 1377 con caratteri mobili metallici; forse è il più
antico esistente al mondo, di questo tipo. Sappiamo che nei decenni
seguenti i sovrani coreani faranno fondere, a varie riprese (nel 1403,
1420, 1434...) caratteri di metallo destinati alle botteghe reali. In
questo secolo - il XV - i coreani usavano contemporaneamente
caratteri mobili di piombo, ceramica e legno.
Si osserverà che la scoperta della stampa in
occidente, intorno al 1450, è di poco posteriore a quest’ultima tappa
della stampa in estremo oriente. I grandi viaggiatori del XII e XIV secolo
- Guillaume de Rubroek, Marco Polo, Odorico da Pordenone, Ibn Battuta ecc.
- non avevano mancato, nel corso delle loro peregrinazioni, di
osservare l'esistenza dei libri stampati, o della carta moneta, o della
carte da gioco, tanto più che, sotto l'impero della dinastia Yuan (1276-1368),
la via dell’Asia centrale venne finalmente riaperta, dopo una lunga
interruzione. Gli scambi con l'occidente ripresero e si intensificarono, e
allora poterono giungervi anche le invenzioni e le scoperte cinesi, come
la polvere da sparo e la stampa.
* Per mingqi si intendono le figurine o
statuette funerarie che da sempre sono state poste nelle tombe, accanto ai
defunti, per circa due millenni, soprattutto dall'epoca dei Regni
Combattenti (dal 450 al 220 a.C.), ma anche anteriormente.
Frammenti d'Oriente, dicembre 2009