Da sempre
noi occidentali di fronte alle immagini che ritraggono una donna mostrare pudicamente
sotto le vesti un piccolo piede avvolto in scarpine finemente ricamate, rimaniamo
affascinati e sconcertati al tempo stesso.
Oggi, le donne cinesi, in corsa anchesse verso
limminente alba del terzo millennio e protese a vivere nel villaggio globale, non si
fasciano più i piedi e conoscono altri modi per affascinare un uomo. Lusanza,
giudicata dai più una cosa deplorevole perché "innaturale" (ma a questo punto
cosa dire allora, per esempio, dellusanza di allungarsi il collo adornandolo di
numerosi anelli o di quella di portare corsetti talmente stretti da provocare non solo
"eterei" svenimenti ma anche deformazioni?), è ormai un reperto storico.
Poiché abitudini e mode riflettono in un certo senso i
valori sociali e psicologici di una società o di quella parte di essa che le seguono, la
fasciatura dei piedi deve essere vista e considerata come uno dei tanti elementi che
compongono il problema di fondo della posizione e del ruolo della donna nella società
cinese, una parte integrante della sua cultura.
La predilezione dei cinesi per i piedi piccoli risale a
tempi lontanissimi e venne espressa poeticamente ancor prima dellera di Confucio
(551 - 479 a.C.). Il camminare a passi corti e misurati rientrava in un canone di
comportamento femminile che valorizzava la grazia e lequilibrio.
In un manuale del XIX secolo si legge: "Quando
cammini, non girare la testa; quando parli, non aprire la bocca; quando siedi, non muovere
le ginocchia; quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere
forte; quando sei arrabbiata, non alzare la voce".
"Quando
cammini, non girare la testa; quando parli, non aprire la bocca; quando siedi, non muovere
le ginocchia; quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere
forte; quando sei arrabbiata, non alzare la voce".
Allinizio era una volpe...
Tutto ebbe inizio, secondo una storia popolare cinese, per
lastuzia di una volpe che aveva tentato, mediante la fasciatura, di celare le
proprie zampe per assumere le sembianze umane dellimperatrice Shang, dando così il
via a una moda di corte. Secondo unaltra versione, limperatrice, che aveva un
piede equino, aveva persuaso il timido consorte a rendere obbligatoria per tutte le
giovani la compressione dei piedi. Il decreto mise così limperatrice nella
condizione di esibire la sua deformità come modello di bellezza e di eleganza.
Secondo, invece, Zhang Bangji, un chiosatore vissuto
agli inizi del XII secolo, la fasciatura dei piedi era iniziata durante il regno di Li Yu
(961-75), imperatore e poeta della dinastia meridionale dei Tang, che governava su una
regio-ne della Cina prima della riunificazione operata dai Song. Li Yu aveva a palazzo una
concubina favorita che si chiamava Fanciulla Soave, fine danzatrice e donna di estrema
bellezza dalla vita esile. Aveva fatto costruire per lei un loto doro alto un metro
e ottanta, tempestato di perle e con un carpello rosso al centro. Fanciulla Soave fu
costretta a fasciarsi i piedi con seta bianca in modo che le punte assomigliassero alle
estremità della falce lunare. Quindi danzò al centro del loto, volteggiando come una
nube che si alza.
In ogni caso sembra certo che siano state le danzatrici
di corte a introdurre, verso il X sec., questa usanza; il che lascia intendere che in un
primo periodo la compressione doveva essere solo leggera e non tale da pregiudicare
seriamente il movimento.
Larghi strati dei circoli cortigiani e delle classi
aristocratiche imitarono quella moda, che divenne ben presto un simbolo sociale. Nei
secoli successivi, le classi borghesi e persino il proletariato si uniformarono al gusto
delle classi nobiliari.
Alla sempre maggiore diffusione corrispose una sempre
maggiore compressione dei piedi: la donna faceva generalmente fatica a camminare e doveva
appoggiarsi alle pareti, a un bastone o a unaltra persona. Pertanto il costume di
fasciare i piedi, diffondendosi, cambiò anche significato. Divenne un comodo messo per
esprimere e rafforzare il nuovo concetto di castità femminile che la Cina era venuta
sviluppando nel corso del sec. XII. Una moglie casta doveva rimanere relegata in casa e
non doveva farsi vedere nei campi e per la strada; e camminare con i piedi fasciati
rendeva lincedere penoso e difficile.
Nello stesso tempo la fasciatura rivelava la condizione
economica di una famiglia: un uomo che aveva una moglie con i piedi fasciati provava a
tutti che egli era abbastanza ricco da mantenere una donna con i suoi guadagni e che non
aveva bisogno daiuto nei campi o nel negozio. Conseguentemente i piedi grandi,
propri dellaltro sesso, erano indice di appartenenza ad una classe sociale povera.
Il fascino discreto del Loto
Lusanza di fasciare i piedi, vivido simbolo
della soggezione della donna, sopravvisse a innumerevoli cambiamenti dinastici e fiorì
per secoli. Il costume era parte integrante di una società patriarcale che inculcava
nelle donne lobbedienza, conformandole a un rigido articolato codice morale
consacrato dagli anni e dalla tradizione. Una dama virtuosa accettava passivamente la sua
condizione dinferiorità intellettuale e rimaneva tagliata fuori dal mondo esterno.
Le sue letture si limitavano al canone ortodosso, ed essa imparava soltanto a sbrigare le
faccende domestiche e quelle poche attività collaterali che le erano concesse.
La fasciatura rendeva molto più appariscente la
differenza tra i due sessi. Si criticavano le donne che a-vevano piedi naturali che, non
essendo piccoli, erano considerati poco femminili. A tali donne ci si rivolgeva con il
sarcastico appellativo di Piede danatra e Barca di Loto.
Opporsi alla fasciatura era cosa impensabile,
significava ribellarsi alle tradizioni cinesi, che miravano a mantenere una netta
divisione tra uomini e donne. Allo scopo di garantire la separazione dei sessi, dai sette
anni in poi era fatto divieto alle bambine di intrattenersi con i maschietti. Si insegnava
alle giovani signore di evitare perfino di discorrere con i cognati, poiché la qual cosa
poteva essere interpretata come atto di sospetta intimità.
Bisognava seguire scrupolosamente quattro precetti:
1. Non camminare con le dita rivolte allinsù;
2. Non tenere con ostentazione i calcagni sospesi a mezzaria;
3. Non muovere le vesti, una volta sedute;
4. Non muovere i piedi, una volta coricate.
Naturalmente era considerato altamente encomiabile che
una donna si sottoponesse fin dalla prima infanzia al temuto dolore della fasciatura dei
piedi con stoica rassegnazione e che trattenesse le lacrime per compiacere alla madre e
conformarsi così ai canoni della bellezza sanzionati nei secoli.
Allinizio della pratica, considerata motivo di
esultanza, venivano fatte visite di congratulazioni da parte di amiche intime o parenti
stretti. Queste visite formali avevano lo scopo di rassicurare i genitori, lodando la
forma del piede della bambina.
Il successo o il fallimento della fasciatura (fatta
dalla madre stessa) dipendeva dallabilità con cui veniva stretta la benda intorno a
ciascun piede. La fascia, larga circa cinque centimetri e lunga tre metri, si applicava in
questa maniera: se ne fissava un capo alla parte interna del collo del piede, veniva
quindi fatta passare con forza sulle dita, a eccezione dellalluce, in modo da
ripiegarle sotto la pianta del piede. Lalluce non veniva fasciato. Si passava poi
strettamente la benda intorno al calcagno in modo che tallone e dita fossero ravvicinati
il più possibile. Si ripeteva quindi il procedimento fino a totale utilizzazione della
fascia. Il piede delle fanciulle era soggetto a una forzata e continua pressione: lo scopo
infatti non era solo quello di comprimere il piede, ma anche di curvare le dita, di
ripiegarle sotto la pianta e di riavvicinare la pianta stessa al tallone fino al limite
del possibile. Adele M. Fielde, una missionaria vissuta, verso la fine dell 800, per
circa dieci anni a Shantou, raccontava che "Durante il processo la carne andava
spesso in putrefazione, parti della pianta si squamavano e a volte cadevano una o più
dita. Il dolore persisteva per circa un anno e quindi diminuiva dintensità,
finché, verso la fine del secondo anno, i piedi perdevano ogni sensibilità e risultavano
praticamente morti".
Alla donna cinese delletà imperiale si insegnava
lamore per la castità e il "loto doro" - cioè il piede
piccolo - fu considerato un possesso esclusivo del marito. Perfino i parenti stretti
evitavano di guardare i piedi rimpiccioliti; la loro manipolazione da parte delluomo
era considerata un atto di grande intimità. La donna di buona educazione provava grande
imbarazzo e vergogna - che poteva condurla sino al suicidio - quando ad accarezzarle il
piede o a toglierle la scarpa era una persona diversa dal marito.
Petalo di Loto e Barche a Cornacchia
Nei tempi antichi, quando era una pratica
largamente diffusa e non osteggiata, la fasciatura dei piedi ebbe i suoi accaniti
sostenitori, veri e propri amanti del loto doro.
Tra di essi spiccava un aristocratico di nome Fang Xun -
probabilmente uno pseudonimo - che, autonominatosi "dottore del loto fragrante",
con esaltati slanci lirici elencò le componenti estetiche necessarie perché il piede
rimpicciolito fosse degno di lode, riportò alcuni commenti critici e analizzò i giochi
del bere per la cui esecuzione erano indispensabili le scarpine.
Seguendo lordine sistematico di unopera
botanica, fece la "Classificazione delle qualità dei loti fragranti"
dove enumerò 58 varietà di loti umani, incluse nella classificazione sia i piedi ben
fasciati e splendidamente dotati come pure quelli brutti e disgustosi a vedersi.
"Petalo
di loto", "Luna nuova", "Arco armonioso", "Virgulto di
bambù" e "Castagna dacqua" erano i termini eufonici dati ai
modelli principali.
Rotondità, morbidezza ed eleganza erano le tre qualità
più rare del piede; un piede gracile, infatti, raffreddava la passione di chi lo
guardava, uno troppo robusto comprometteva la femminilità e, per un piede che fosse
volgare, nessuna medicina avrebbe potuto togliere questo difetto. La rotondità e la
morbidezza potevano venire apprezzate con gli occhi, ma leleganza era una qualità
che solo lintelletto poteva intendere. Inoltre fissò nove categorie di bellezza,
che comparò ufficialmente alle nove classi in cui era divisa la società cinese. Le prime
tre erano: "Qualità divina", né grassa né magra ma di forma
perfetta come lantica bellezza Xi Shi (1) di sublimi sembianze. "Qualità
meravigliosa", debole ed esile come un ramo di salice che pende in cerca di
appoggio e che si piega alla brezza. "Qualità immortale", con ossa
diritte e disarticolate, simile a chi viveva tra le montagne nutrendosi di cose
selvatiche, pronta a fuggir via se cercavi di afferrarla. Gli altri sei gradi erano
guastati da imperfezioni sempre più evidenti e gravi.
Vi era anche tutta una serie di termini per descrivere
il piede, la scarpa e i suoi accessori. Si riteneva comunemente che il "loto
doro" fosse lungo otto centimetri o meno, il "loto
dargento" da otto a dieci e il "loto di ferro" più di
dieci. "Luna nuova" stava a indicare un piede fasciato, elegante, snello
e affusolato racchiuso in calze di seta. "Giovane bambù di giada"
esaltava il piede piccolo che era caldo, lucente e soffice come giada, e con la punta
aguzza simile a un esile virgulto di bambù.
Come era naturale, esistevano termini ironici coniati
appositamente per le donne con i piedi grandi. La ragazza poteva essere schernita per i
suoi piedi di carpa o di aringa, o essere chiamata "Demone dai piedi grandi"
e alle sue scarpe si affibbiava a volte lappellativo di "barche a
cornacchia". Una giovane che aveva i piedi fasciati male poteva essere beffata
come "Verde zenzero davanti, uovo doca dietro".
Poesie e canti popolari biasimavano le donne con i piedi
grandi. A censore dei piedi naturali si ergeva, ancora una volta, Fang Xun. Ecco alcuni
passi tratti dalla sua "Miscellanea del giardino doro" che sono,
secondo chi scrive, rappresentativi della mentalità cinese dellepoca e di quanto la
pratica della fasciatura avesse influenzato la psicologia sessuale dei cinesi:
Sarcasmo: mandare allinferno una donna con i
piedi grandi fingendo di lodarla con il dire che le estremità dei suoi arti inferiori
hanno lo stesso ridente aspetto di quello di Guanyin, dea dai piedi naturali.
Infanzia sciupata: bambina che non praticò con scrupolosità la fasciatura dei
piedi e che ora, dato che nessuno apprezza i suoi piedi grandi, deve sposare un uomo
povero e portare per tutta la vita scarpe di vimini e calze dozzinali.
Ridicolo: donna con i piedi grandi che critica una dama con i piedi piccoli,
accusandola di esserseli stretti eccessivamente allo scopo di attirare il maschio.
La pazzia delle mie contemporanee: donne che per timore della fasciatura seguono la
moda dei piedi naturali delle Manciù.
Vista poco piacevole: Vista poco piacevole: lancheggiare di una
donna che ha i piedi grandi.
Causa di compassione: Causa di compassione: donna bella con piedi grandi.
Pensieri reconditi: Pensieri reconditi: fantasticare su chi abbia
lasciato le piccole orme al bordo della strada.
Dolce diletto: Dolce diletto: sposare una donna che senti essere
descritta come bella, levarle dapprima il velo nuziale e quindi prendere tra le mani i
suoi delicati piedini.
Generalmente le fasce smesse venivano gettate tra i
rifiuti. Ma vi fu un medico dello Hunan che prese ad usarle per curare alcuni malati con
effetti, a suo dire, sorprendenti. Se la malattia era causata dalla presenza di spiriti
maligni, per cacciarli bisognava avvolgere bende di giovani fanciulle intorno alla vita
del paziente. Per abbassare la febbre si poggiava la vecchia scarpa duna fanciulla
con i piedi fasciati sopra lombelico del paziente. Quando la scarpa si riscaldava,
la si sostituiva con unaltra; tale procedimento causava il lento decrescere della
temperatura. Per far riprendere conoscenza, si bolliva dellacqua e quindi, dopo
averla fatta leggermente raffreddare si lavavano i piedini di una giovane e la si faceva
quindi bere al paziente, che riprendeva immediatamente i sensi.
La vittoria dei Piedi Grandi
La pratica di fasciare i piedi raggiunse la
massima diffusione verso la fine della dinastia Qing, ma già allora erano evidenti i
segni della sua decadenza. Le frequenti disposizioni imperiali contro il costume era la
riprova della loro inefficacia. Nel sec. XVII i conquistatori mancesi della Cina furono i
primi a combattere lusanza che aveva ormai raggiunto la sua piena fioritura e
andarono orgogliosi dei piedi grandi e naturali delle loro donne, differenziandosi così
dai conquistati.
Verso la fine del sec. XVIII e linizio del XIX,
molto prima che giungessero in Cina le idee occidentali di uguaglianza dei sessi, i leader
cinesi cominciarono a combattere per i diritti femminili, e ben presto la lotta si
orientò anche contro la fasciatura dei piedi. Il movimento abolizionista incominciò ad
avere lappoggio dei critici cinesi progressisti, dei missionari occidentali e delle
loro mogli. Questi ultimi, però, più che combattere per luguaglianza delle donne,
si scagliavano contro linnaturalezza del costume. Il primo passo verso
labolizione della fasciatura dei piedi fu un decreto imperiale del 1902 in cui si
caldeggiava il divieto di fasciare i piedi durante linfanzia; era questo infatti il
sistema più umano per sradicare tale costume. Ma linfelicità e lamarezza
causate alle donne adulte dallinterruzione della pratica erano tali che le misure
adottate non sortirono gli effetti sperati. Venne proposta la moderazione per far sì che
la fasciatura giungesse al suo epilogo naturalmente, senza causare inutili sconvolgimenti
sociali. La tendenza a divorziare dalle mogli con i piedi rimpiccioliti venne bollata come
atto barbarico, indegno duna società civile e responsabile.
Nellagosto del 1928, il ministro degli affari
interni emanò unordinanza articolata in 16 paragrafi contro la fasciatura e
ingiunse a tutte le prefetture di farla scrupolosamente rispettare.
Certo è che le donne con i piedi fasciati che ebbero
lavventura di vivere nel periodo di transizione soffrirono doppiamente. Nella prima
fanciullezza dovettero sopportare il dolore e il disagio della fasciatura, solo per
sentirsi dire, nella maturità, che le loro sofferenze erano state vane, dati i nuovi
dettami della rivoluzione e i cambiamenti dei gusti estetici.
Le donne con i piedi piccoli cominciarono a essere
guardate con disprezzo e si fece inoltre di tutto per metterle a disagio. In una città si
proibì loro di frequentare i luoghi pubblici; in unaltra di camminare per le vie,
in unaltra ancora venne sguinzagliata la polizia perché le rintracciasse e
strappasse loro le fasce. In certi luoghi, la mancanza di moderazione portò a eccessi
tali che le donne preferirono suicidarsi piuttosto che affrontare il pubblico dileggio o
mandare in rovina i genitori, costringendoli a pagare pesanti multe.
Per il rivoluzionario cinese, lo sradicamento della
pratica della fasciatura dei piedi e lemancipazione femminile avevano lo stesso
senso. Leliminazione del costume era un obiettivo importante, ma difficile da
raggiungere dato che le donne, relegate nellintimità dei boudoir rimanevano
inavvicinabili. La riforma conobbe i suoi primi successi nelle città e nei grossi centri.
Verso la fine degli anni Venti la pratica della
fasciatura era ormai in fase calante; ma la concezione maschile conservatrice, che vedeva
nella donna un essere inferiore e un passatempo, era rimasta sostanzialmente inalterata.
La donna cinese dovette attendere la definitiva ascesa
al potere di Mao, per essere considerata "la metà del cielo". Per lei
però, visto che doveva "conquistarsela", la strada da percorrere era
ancora tanta.