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La signora dai piedi piccoli

 Signora dai piedi piccoli, di chi sei figlia?

Sotto le sue vesti, scarpe ricurve di otto centimetri.

Ella vacilla al soffiar del vento,

Perché salda è in alto, ma incerta in basso.

Muovere un passo è per lei difficoltoso,

Quasi come percorrere mille miglia.

S’appoggia a sinistra alla balia,

A destra s’aggrappa a una serva;

Se per caso le calpesti un piede,

Atroce è il dolore che prova.

Quando hai iniziato la fasciatura?

Perché mai tolleri questa pena senza fine?

Non so il perché: è la sua risposta.

A cinque anni, quando il tronco è ancora arbusto,

La mamma preparò le scarpe.

E m’ingiunse d’iniziare la pratica.

Le mie dita vennero piegate, il collo del piede curvato;

E per quanto io invocassi e Cielo e Terra,

Mia madre m’ignorava, quasi fosse sorda.

Le mie notti erano tutte un lamento,

L’alba passava tra i pianti.

Invocavo dal letto la mamma:

Quanto ti preoccupi se io sto male,

Come ti spaventa ogni mia caduta!

Ora l’agonia è salita dai piedi

E ne sono pregne le mie ossa;

Sono caduta in disperazione, ma tu,

Tu non ti curi di me.

La madre si volgeva a consolare la fragile piccola:

Quand’ero bambina anch’io soffrivo, come te,

Ma voglio che i tuoi piedi siano così piccoli

Da guadagnarti un posto in società.

Ecco perché voglio dedicare

Questo tempo alla fasciatura.

E, fatto inaudito, per ridurre i piedi

La carne e le ossa vengono così martoriate

Ch’ella perde il desiderio del cibo.

Tanta parte della sua profumata giovinezza

Passa in lacrime, vicino ai fiori che muoiono;

Ode il canto degli uccelli,

Ma il suo piede ricurvo è come una piccola tomba.

Lin Qinnan

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