La
formidabile rivolta e il governo di parte della Cina sotto il nome di
"Regno celeste della Grande Pace", negli anni 1850-1864, hanno
lasciato un'impressione profonda sui cinesi. Da allora gli storici hanno
continuato ad appassionarsi a quest'epopea sanguinosa e a quest'esperienza
socialista eccessivamente precoce, che finì male.
Nel
maggio-giugno 1979, non meno di 260 esperti, tra cui alcuni stranieri, si sono
riuniti a Nanchino - effimera capitale dei Taiping - per discutere, in un
convegno, i meriti comparati dei vari e principali protagonisti di questo
movimento rivoluzionario fallito. D'altronde, non dimentichiamo che tale
scossone ha interferito con altri gravi avvenimenti che si traducevano tutti
nella disgregazione della dinastia e del potere manciù; lo Stato, verso la fine
dell'episodio, venne "raccolto" da una concubina, la futura
imperatrice Cixi.
Nel
corso di quegli anni, infatti, le ultime guerre dell'Oppio hanno come
conseguenza l'intervento armato degli inglesi e dei francesi, intervento
caratterizzato dallo scontro sul ponte di Palikao e del sacco del Palazzo
d'Estate (1860). Nel corso di quegli anni, attraverso questa breccia aperta, le
potenze occidentali e giapponese si precipitarono letteralmente a confiscare
gran parte dell'economia del paese. È
necessario ricordare tali avvenimenti, se si vuole capire lo straordinario
movimento rivoluzionario dei Taiping, che con circa sessant'anni d'anticipo
riusci quasi a rovesciare la dinastia manciù dei Qing.
Con
l'approssimarsi del 1850, la Cina stava attraversando una grave crisi: uno
sviluppo demografico galoppante, calamità naturali, una miseria straziante, la
corruzione dei mandarini, e l'influenza smobilitante e insidiosa dei missionari
cristiani; tutto ciò fece il gioco delle molteplici società segrete.
Tuttavia,
la famosa rivolta dei Taiping, che riprendeva il mito millenarista del II
secolo che annunciava l'avvento del Regno della Grande Pace - o Taiping - non
fu la diretta conseguenza dell'opera delle società segrete. Fu dovuta a un
illuminato, inizialmente solo, che seppe trascinare dietro di sé una folla di
sfortunati e di disperati. Questo Hong
Xiuquan, loro capo, messia, taumaturgo e annunciatore di un nuovo
"millennio", era impastato di un cristianesimo sommario e
approssimativo, mescolato al taoismo e a certi aspetti del buddihsmo.
Sognatore, ma sicuro del fatto suo, nutriva una certa diffidenza nei confronti
delle società segrete. Tuttavia queste cercheranno il suo appoggio, una dopo
l'altra, man mano che il suo movimento si allargherà, abbracciando gran parte
della Cina. Queste società segrete non avevano intenzione di lasciarsi
"sorpassare" da un mistico avventuriero che riusciva laddove loro
avevano tutte fallito. Si solleveranno, ma in ordine sparso. Nella corrente
degli anni 1850, molte di loro, come quelle del Piccolo Coltello (Xiaodahui)
a Shanghai (1853-1855), per esempio, altre ad Amoy (Xiamen), a Canton, ecc.,
tentarono di legarsi al movimento Taiping, a questi Adoratori di Dio che
volevano instaurare in Cina il rigido "Regno Celeste". Ma, per
mancanza di un'intesa reale e di una buona coordinazione, tutti questi
movimenti fallirono e, dopo aver retto per undici anni nella sua capitale,
Nanchino, Hong, il "Fratellino più giovane di Gesù" come si faceva
chiamare, finì per suicidarsi, a 51 anni, ingerendo delle lamine d'oro.
In un paese
rovinato, ridotto all'osso, in preda al dubbio, la rivoluzione fu affogata nel
sangue e l'esperienza si chiuse con varie decine di milioni di morti. Tuttavia,
questo scossone dei Taiping sarà il punto di partenza dei movimenti
rivoluzionari cinesi del nostro secolo, e Mao stesso ammetteva di esservisi
ispirato.
Hong Xiuquan
Chi
era questo Hong Xiuquan? Come riuscì a sollevare nel sud una vera e propria
Crociata di pezzenti che infervorò quasi tutta la Cina? Gli storici sostengono
che il movimento si sarebbe impadronito di circa 600 città. Certamente aveva di
fronte un giovane imperatore, appena salito al trono (1851), Xianfeng. Questii venne
cacciato dalla propria capitale (1860) dalle truppe franco-inglesi a morì a
Jehol-Chengde, il 22 agosto 1861, a soli trent'anni. Marcio a pieno di vizi,
sembra.
Hong
Xiuquan, il ribelle, era un Hakka della regione Cantonese, rimasto
profondamente turbato dai ripetuti fallimenti agli esami per accedere alla
carica di mandarino. Soffriva di crisi con sintomi nevrotici, ed era gravemente
addolorato per essere stato respinto dal sistema confuciano a cui si era
dedicato completamente. Nel corso di queste crisi sembra che abbia avuto due
visioni. Nel 1837, a 24 anni (in pieno periodo romantico, in Europa), ebbe una
rivelazione: sosteneva che in Cielo, dove si era recato (!), gli avessero
sostituito tutti gli organi interni. Là, il Padre celeste l'aveva incaricato di
combattere l'idolatria e di instaurare il Regno della Salvezza sulla Terra, e
gli aveva consegnato una spada e un sigillo, intimandogli di cacciare i manciù.
Da quel momento si presentò pubblicamente come l'inviato di Dio, "nuovo
Salvatore", e "Fratellino più giovane di Gesù Cristo". Gli erano
capitati tra le mani volantini di propaganda protestanti e opuscoli, mediocri
traduzioni dei due Testamenti. Queste letture lo spingeranno a recarsi a Canton
nel 1846, per studiare la Bibbia più da vicino. Un missionario battista
americano, Issachar Roberts, si spaventerà di fronte allo spirito esaltato del
suo allievo e rifiuterà di battezzarlo.
Ma
nel frattempo, dopo un quarto fallimento agli esami (1843), aveva iniziato ad
atteggiarsi a Messia. Al tempo stesso apostolo e militante, sosteneva di essere
in grado di guarire miracolosamente, e garantiva ai suoi compatrioti del Guanxi
orientate, a ovest di Canton, che i cristiani erano i discepoli del vero Dio,
la divinità cinese (Shangdi), il Sovrano Supremo, l'Antenato Universale che dà
all'imperatore il suo mandato celeste e che è anche noto per il fatto di
comparire in sogno ai mortali. Nulla accade o può essere fatto senza il volere
di Shangdii. Quindi Hong lo fece coincidere, con la massima naturalezza, con il
Dio dei cristiani.
Predicando
così la Buona Novella, Hong aveva radunato in tre anni circa 30.000 adepti,
contadini miserabili, battellieri e portatori disoccupati, disertori, briganti,
Hakka e altri membri delle minoranze aborigene del Guangdong (provincia il cui
capoluogo è Canton) e del Guangxi, la provincia vicina, a ponente, e a partire
dalle quali il movimento si sarebbe esteso rapidamente verso est, nelle
province del Medio e del Basso Yangzi (fiume Azzurro). Al suo ritorno da
Canton, tornò a occuparsi dell’associazione che aveva fondato con i suoi
discepoli, gli "Adoratori di Dio". Questa comunità religiosa
iconoclasta se la prendeva con il "culto degli idoli", vera e propria
"manifestazione demoniaca".
L'insurrezione dei Taiping
Le
autorità cominciavano a inquietarsi per le loro azioni da commando nei templi,
ma ormai la setta aveva preso il via e passò all'insurrezione. Nel 1851, Hong
Xiuquan instaurava il Regno celeste e fondava la propria dinastia,
proclamandosi Re del Cielo! Nel 1852, la regione di Guilin, poi Hankou
(l'attuale Wuhan), Changsha a tutto il MedioYangzi erano in mano ai Taiping.
L'anno
dopo cadeva Nanchino, che venne battezzata Tianjing, la "Capitale del
Cielo", e che sarebbe rimasta loro capitale per circa dodici anni. Quindi
venne annesso anche il Basso Yangzi.
A
Nanchino Hong costruì dei palazzi e stabilì la propria corte, in cui spesso i
giovani fratelli avranno un ruolo nefasto. I ministri e i generali, spesso
uomini notevoli e di talento, erano gelosi l'uno dell'altro e si odiavano. Hong
conferi loro il titolo di "Figli di Dio", e fissò per ciascuno, a
seconda del suo rango, il numero di spose e di concubine che poteva avere.
Insomma, ricreò a Nanchino l'organizzazione imperiale di Pechino.
Tuttavia
la poligamia e il concubinaggio erano proibiti al popolo e l'adulterio, il
divorzio e la prostituzione erano puniti con la morte!
Dall'ottobre
del 1853 il suo esercito di accattoni, i "banditi dai capelli
lunghi", raggiunge Tianjin e ben presto minaccia Pechino, ma per la
mancanza della cavalleria e di una certa decisione deve ritirarsi e tornare
indietro. Lo spavento fu notevole. Per dieci anni, Hong si sforzerà di fare
applicare il proprio programma rivoluzionario, di tendenze socialiste,
egualitario e mistico (spesso d'ispirazione protestante), puritano,
nazionalista e antimancese. Esaminiamolo più da vicino.
II progetto di Hong Xiuquan
Stranamente,
la morale comunitaria predicata da Hong si riferiva al tempo stesso ai Dieci
Comandamenti del cristianesimo monoteista, ai suoi dogmi e ai suoi concetti
riguardanti il peccato, il pentimento e la remissione, nonché alle idee
egualitarie ma feudali della Grande Armonia di Confucio. Con pugno di ferro,
Hong tentava d'imporre uno Stato teocratico e militarizzato, e riforme sociali,
importanti per la loro portata e audacia.
Furono
così condannati lo schiavismo, la proprietà fondiaria, la poligamia (tranne per
i capi), il concubinaggio, il commercio privato e il mercantilismo, la
divinazione, la geomanzia, la stregoneria, i giochi d'azzardo, l'alcool, il
tabacco e l'oppio. Inoltre, Hong proclama l'uguaglianza tra i sessi, sia al
lavoro che in guerra. L'usanza di atrofizzare i piedi delle bambine viene
abolita, e le giovanette vengono irreggimentate in eserciti femminili,
comandati da donne. Del resto, è l'intera popolazione che viene organizzata in
falansteri, in raggruppamenti paramilitari, all'interno dei quali ci si
chiamava "fratello" e "sorella", come oggi viene usato il
titolo di "compagno". In questa specie di comunismo agrario ante litteram,
i beni di consumo, le terre, le ricchezze furono messe in comune, ma i sessi,
invece, erano... rigorosamente separati. Il matrimonio monogamo dipendeva
interamente dal benestare delle autorità. Così, questo movimento era al tempo
stesso rivoluzionario, puritano, austero, virtuoso, femminista, comunista - nessuno poteva possedere beni in proprio ‑ collettivista e tuttavia religioso,
dato che gli individui dovevano obbligatoriamente partiecipare alle funzioni
religiose settimanali, e in tal modo ormai erano severamente inquadrati. Non
scordiamo che il potere conserva una base teocratica, dato che Hong ha
ereditato da Shangdi il mandato Celeste.
D'ispirazione
al tempo stesso cristiana, comunista e confuciana, il movimento è anche
notevolmente nazionalista, anti-mancese e anti-mandarini. I capelli venivano
portati lunghi e sciolti, non più raccolti nell'odiosa treccia che era stata
imposta dai manciù dal XVII secolo. E si assiste al risveglio del nazionalismo
Han, diretto contro l'occupante. Si tenta di organizzare militarmente l'intero
paese in drappelli, pattuglie, battaglioni, reggimenti, divisioni (di 2.500
uomini per 13.156 famiglie!) ed eserciti di 125.000 uomini. Di fatto, soltanto
la regione intorno a Nanchino venne sottoposta a questi formidabile mutazione
delle strutture sociali e culturali. Ma si sarà capito che un secolo più tardi,
Mao ha attinto moltissimo dai temi dei Taiping.
Lo sfondo di una rivolta
Indubbiamente
la stupefacente rapidità dell'avanzata dei Taiping, l'espansione repentina e
trionfante di questa ribellione, si spiegano con la grande miseria del popolo,
le umiliazioni subite, le grandi inondazioni del fiume Giallo che, ancore una
volta, ha appena cambiato il corso del suo letto e ormai si getta a nord della
penisola dello Shandong e non più a sud, creando al suo passaggio terribili
devastazioni e portando con sé milioni di cadaveri. Contemporaneamente il
potere langue e perde la propria dignità di fronte alle potenze europee che
accorrono a spartirsi la preda indebolita. Il paese scricchiola e ben presto si
assisterà a sommosse su vari fronti: a ovest i mussulmani e nel nord della Cina
i ribelli Nian, fomentati dalla società segreta del Loto Bianco.
Quando
muore nel 1861 l'imperatore lascia un figlio che ha appena quattro o cinque
anni, nato dalla concubina Yehonala, figlia di un membro della piccola nobiltà
manciù. Questa si proclamerà imperatrice (Cixi) e si accaparrerà il potere. Lo
conserverà per circa cinquant'anni, fino alla sua morte, nel 1908.
Ma,
dopo il successo degli anni Cinquanta, il vento cambierà direzione per i
Taiping. A partire dal 1860 le truppe governative partono alla riconquista dei
territori insorti, che del resto sono le province più ricche dell'Impero. Di
fatto, questo sussulto del potere non è affatto partito dall'occupante manciù,
fortemente criticato e minacciato, né dal governo centrale di Pechino, ma della
classe dei mandarini, dei letterati, i sostenitori dell'amministrazione delle
province che sono spaventati dai saccheggi, dalle distruzioni, dagli attentati
all'ordine stabilito e soprattutto dall'audacia delle riforme. I mandarini
vedono con stupore crollare la totalità del loro universo. Per di più, il paese
comincia ad essere stanco della distruzioni sistematiche, dato che molti
templi, ricchi d'opere d'arte, sono state rasi al suolo. E la guerra civile miete ogni giorno nuove
vittime.
Sostenuto dalla piccola nobiltà provinciale e dai mandarini,
il generaleletterato Zeng Guofan (1811-1872), alla testa di un esercito
confuciano dello Hunan, parte per primo alla riconquista del paese. La svolta
viene effettuata nel 1862, quando i Taiping minacciano Shanghai, diventata la
principale città magazzino delle potenze internazionali, un porto che i ribelli
fino a quel momento avevano volutamente "ignorato". Anche gli
occidentali finora avevano finto d'ignorare la guerra civile e Hong,
l'agitatore, che tuttavia pretendeva di instaurare un certo
"cristianesimo" nel paese. Aveva perfino lanciato loro degli appelli.
Alcuni avventurieri, mercenari come gli americani Ward e Burgevine, erano
arrivati al punto di raggiungere l'esaltato Hong.
Ma l'occidente optò per i propri interessi particolari e
prestò man forte alle truppe governative; truppe francesi e inglesi, dal 1860,
furono messe a disposizione del potere manciù. Il colonnello Gordon (1833-1885),
detto "il cinese" e, più tardi, in Egitto, "Gordon Pacha",
si contraddistinse in questa spedizione.
Nanchino fu cinta d'assedio cadde il 19 luglio 1864; i suoi
100.000 difensori furono massacrati senza pietà. Davanti allo sfacelo, Hong si
suicidò, ma il suo cadavere verrà riesumato, tagliato a pezzi e bruciato. Nel
corso della ultime settimane, i suoi disordini mentali si erano aggravati e,
come Sardanapalo, viveva in reclusione, nell'harem, in mezzo alle sue donne. In
quanto ai collaboratori, discordia, lotte intestine e litigi li avevano
neutralizzati e paralizzati. Del resto, anche loro vivevano nel lusso mentre
imponevano sobrietà a indigenza ai propri "sudditi". Per di più, le
loro truppe si trovavano in svantaggio per l'assenza della cavalleria.
Tuttavia, per due anni, nel Fujian continueranno ancora dei combattimenti nelle
retroguardie, e alcuni Taiping, sfuggiti ai massacri, costituiranno i famosi
Padiglioni Neri che si batterono contro i francesi in occasione della conquista
di Tonkino.
Bilancio: varie decine di milioni di morti. La provincia del
Jiangsu, quella di cui Nanchino è capoluogo, dovette venir ripopolata con
emigranti dall'Hubei, tanto era stato dissanguata totalmente. Incalcolabili
distruzioni. Centinaia di città distrutte. Un paese esangue e rovinato,
sollevazioni che si diffondevano come un contagio in tutto il paese. Ma anche
fermenti rivoluzionari che, dopo qualche decennio di torpore risorgeranno
all'inizio del nostro secolo e porteranno all'attuale regime che presenta
tante similitudini con quello dei Taiping.
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