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La dinastia Han (206 a.C.--220 d.C.)

La dinastia Han è la più cara al popolo cinese perché sotto di essa furono poste le basi per la costruzione del Paese quale esso è oggi. È in questo periodo, che inizia nel 206 a.C. e finisce nel 220 d.C., che la cultura cinese, fino ad allora espressione di popolazioni agricole ancora allo stadio neolitico o poco più, acquista una sua fisionomia originale e diventa una civiltà. È in questo periodo che si crea l'impero e la sua organizzazione militare e burocratica, estendendo la civiltà Han in tutte le direzioni, uscendo da quella cerchia limitata di regioni costituita dalle odierne province dello Shaanxi, Shanxi, Henan e Shandong.

La nuova civiltà plasma anche un nuovo tipo di uomo, che prenderà il nome di cinese Han proprio da questa dinastia. Si tratta del contadino cinese, armato soprattutto di zappa o aratro, instancabile nel dissodare e coltivare, prosciugare e arginare terre vergini ostili ad ogni forma di abitazione umana prima del suo arrivo. Si tratta del cinese tenace e indefesso, attaccato al suo lavoro nei campi che coltiva con dedizione amorosa, che non teme invasioni di sorta, tanto è sicuro che prima o poi anche gli invasori dovranno adeguarsi all'agricoltura, unica fonte di sostentamento sicuro. Da quelle terre impregnate di loess lungo il medio corso del fiume Huanghe (Fiume Giallo), i cinesi Han si estenderanno fin dove sarà possibile piantare quel seme miracoloso che di volta in volta è il frumento, il miglio, il riso. Al nord saranno fermati dalle steppe, dove l'unica forma di vita possibile per l'uomo è il nomadismo, mentre a sud l'espansione sarà continua, fino al giorno d'oggi. Oggi la popolazione Han costituisce circa il 90% della popolazione totale della Cina, il resto è costituito da popolazioni ritiratesi nelle zone periferiche, che non vollero e non poterono adattarsi all'agricoltura e al "modo cinese", e vivono ancora oggi nelle montagne. Il fondatore della dinastia è Liu Bang che uscì vittorioso dalle rivolte contro la corte Qin, trasformatesi poi in lotte tra pretendenti al trono, dopo che le ribellioni rovesciarono il monarca Qin.

La dinastia Qin, breve (221-206 a.C.) e vigorosa, riuscì a unificare ed espandere il territorio cinese, inculcando l'idea dell'unità politica contermine con l'unità culturale; quell'idea dell'impero che da allora restò acquisita in Cina. Liu Bang volle chiamarsi imperatore (huangdi) come il primo imperatore Qin (Qin Shihuangdi), scelse per la sua casata un nome dinastico al posto di quello di gens quale aveva designato la dinastia Zhou e diventò per i posteri il Gaozu ("alto progenitore").

Liu Bang, un uomo del popolo, era stato sottufficiale della gendarmeria Qin. Passato alla rivolta armata con un gruppo di amici fidati, raccoglie armi e consensi. Uomo incolto, sa circondarsi di persone esperte e di amministratori capaci e diventa dapprima "re di Han" e cioè del territorio corrispondente a un regno di questo nome prima della unificazione operata dai Qin (Han è un fiume della Cina centrale). Altri pretendenti al trono avevano preso il titolo di re (wang) di altrettanti ex stati feudali; ma trionfò l'idea unitaria. Appena salito al trono Liu Bang si dette da fare per abolire il rigido diritto penale dei Qin, cosa che gli procacciò la popolarità in vasti settori. Ai suoi compagni d'arme distribui dei feudi, così ripristinando certe strutture politiche del passato, con la differenza che ora c'era una nobiltà di nuovo tipo, salita al potere nella ribellione contro i Qin e senza tradizioni. Alla morte di Liu Bang il potere cadde praticamente in mano alla sua vedova Lü, che per favorire i suoi parenti non si astenne da stragi vere e proprie. L'influenza nefasta delle mogli degli imperatori nella storia della Cina sarà un dato costante, uguagliata forse soltanto dal potere degli eunuchi.

Con l'avvento al trono dell'imperatore Wen (180-157 a.C.) il Paese godette di un periodo di pace e di prosperità, in cui le ferite di lotte intestine e intrighi di palazzo poterono rimarginarsi. Durante il suo regno furono costruite strade, furono fatti canali e ponti, in modo che il commercio fosse incrementato. Con l'imperatore Wu (141-87 a.C.) si passa da una politica empirica ad una per così dire sistematica e l'impero acquista una sua consistenza interna ed una sua collocazione definita rispetto ai popoli confinanti.

È in questo periodo cruciale per la storia cinese, anche se privo di sconvolgimenti appariscenti, che la Cina elabora quelle forme sociali che le saranno peculiari nei secoli fino ad oggi. Da questo momento, nonostante le guerre, i crolli di dinastie, le rivoluzioni, la Cina sarà caratterizzata da un certo segno di stabilità e di equilibrio che sarà proprio ciò che colpirà a suo tempo gli osservatori occidentali, quando per la prima volta entreranno in contatto con essa.

All'interno gli Han dovettero fronteggiare molto presto il malcontento e le rivolte dei signori feudali, ripristinati da Liu Bang. Si adottò la misura dello spezzettamento dei feudi, suddividendoli alla morte del principe tra i suoi figli. Inoltre vennero adottati dei trasferimenti di famiglie e proibizioni ai principi di recarsi alla capitale. All'aperta ribellione la corte imperiale rispose con energia; e il feudo come istituzione scomparve per sempre dall'ordinamento politico cinese. Alla vittoria della corte imperiale contribuì l'appoggio del ceto medio agricolo-mercantile che stava prendendo forza e che aveva più interesse nella efficienza dello Stato e della amministrazione centrale, che stavano prendendo forme stabili. All'esterno gli Han dovettero fronteggiare l'eterno nemico della civiltà cinese agricola: i nomadi delle steppe settentrionali. Si trattava degli Xiongnu, noti col nome a noi tramandato dalla storia medioevale di Unni, che invasero l'Europa nel sec. IV d.C., quando la civiltà sedentaria cinese li convinse a cercare altrove possibilità di affermazione storica. La composizione etnica degli Xiongnu era mista di elementi vari, come sarà in seguito anche per i mongoli di Gengis Khan. Ma più importante è analizzare il dinamismo culturale che portò al sorgere della loro potenza. È riconosciuto infatti che la formazione della civiltà agricola cinese fu lo stimolo decisivo perché, per un fenomeno storico di intuizione culturale, anche le popolazioni periferiche prima isolate e sconnesse acquistassero coscienza di un loro ruolo unitario, anche se in negativo. I popoli nomadi periferici acquistarono coscienza di essere il "totalmente altro" rispetto alla società sedentaria, che li affascinava con la sua ricchezza e con la sua sicurezza, e a cui dovevano ricorrere per cibo, quando la carestia li costringeva.

Tale presa di coscienza è molto lenta, dovendo i nomadi superare gli ostacoli dell'ambiente naturale, della lingua, dei costumi che variano da tribù a tribù. E una volta raggiunta, essa potrà essere mantenuta solamente grazie a capi audaci e fortunati, in determinate condizioni storiche; dopo di ciò alla prima occasione questa unità svanirà nel nulla. Questi motivi ci spiegano l'improvviso sorgere e tramontare di questi imperi delle steppe, quali appunto gli Xiongnu al tempo degli Han, gli arabi altrove, i mongoli sempre in Cina. Nonostante la loro violenza e aggressività, segno in fondo di una loro intrinseca debolezza, il vincitore sarà sempre la civiltà agricola sedentaria, forse a lungo andare meno eroica, ma più metodica ed organizzata e soprattutto più ricca. L'unica speranza che resta alle popolazioni nomadi perché possano lasciare una traccia duratura e non soltanto negativa nella storia è il loro assestamento in strutture sociali stabili: ma questo è già una potente contraddizione della loro identità storica.
Oltre al fenomeno generale di induzione storica, contribuirono alla formazione della potenza Xiongnu i fuggiaschi cinesi, che trovavano compiacente ospitalità presso i capi nomadi. Comunque la Cina Han uscì alla lunga vittoriosa dalla guerra con gli Xiongnu, traendone occasione per allargare la sua sfera di azione anche nell'Asia centrale, zona nevralgica non soltanto per le sue oasi, dove fioriva una ridente agricoltura, ma anche per la sua importanza politica per il commercio con i favolosi Paesi che i cinesi avrebbero scoperto proprio in questo periodo. Per questa zona, l'odierno Gansu e Xinjiang, passerà la "via della seta".

Nel corso delle lotte contro gli Xiongnu i cinesi vennero a conoscenza dei popoli ellenizzati oltre la catena del Karakorum (Bukhara, Iran ellenizzato), da cui i, cinesi conobbero la vite, il foraggio, nuove specie equine e tutta una varietà di prodotti agricoli.

L'espansione imperiale degli Han riguardava soprattutto il nord, dall'odierno Xinjiang alla Corea ad oriente. Anche nel sud ci fu un inizio di espansione coloniale, ma molto più lento.

Durante questo periodo si sviluppa il ceto dei funzionari letterati, le cui basi sociali sono le famiglie dei notabili di campagna e la cui ideologia sarà il confucianesimo. La struttura burocratica dell'impero Han è intimamente connessa con l'importanza dell'irrigazione e dei lavori di arginamento necessari per l'agricoltura, richiedenti una enorme quantità di manodopera e d'una coordinazione di essa. Per questo era necessaria una burocrazia centralizzata, uno strumento burocratico. Nell'adozione della ideologia confuciana pare abbia avuto un ruolo preponderante il concetto di funzionalità specifica delle varie componenti sociali; concetto che è insito nella mentalità cinese fin dai primordi e che i sistematori degli insegnamenti del "maestro Kong" hanno arricchito di considerazioni moral-sociali ed hanno adornato di un rituale consacrato. L'ideologia confuciana servirà inoltre a legittimare il potere imperiale, al suo centro nella corte e nei suoi organi esecutivi.

L'imperatore era il detentore supremo del potere legislativo, esecutivo e giudiziario almeno in teoria. Sotto di lui stavano nove ministri, preposti ai vari campi dell'amministrazione pubblica, in cui si iniziava a verificare una diversificazione. A capo di tutta la burocrazia stava il cancelliere, che aveva il compito di nominare i funzionari. Era una posizione molto delicata, tanto che nessun cancelliere restò in carica più di quattro anni. Importante per i suoi sviluppi futuri è la segreteria imperiale, in cui avranno un ruolo sempre più grande gli eunuchi, incaricati dell'harem imperiale e per questo molto influenti presso l'imperatore stesso. Nel periodo Han si ha una grande fioritura culturale, sorretta da una invenzione importantissima: la carta. Prima veniva usato il legno, il bambù o la seta. Nasce la poesia lirica, che descrive situazioni familiari e sentimentali patetiche, vengono compilate delle enciclopedie, si affermano i grandi storici come Sima Qian e Bangu. La dinastia Han si divide in "Han occidentale", la cui capitale era Chang'an presso la moderna Xi'an nello Shaanxi, e "Han orientale", con capitale a Luoyang nello Henan.

Dal 54 a.C. al 23 d.C. ci fu l'interregno di Wang Mang, nipote dell'imperatrice che salì al trono secondo la dottrina che quando l'imperatore non era più degno doveva essere sostituito. Le misure economiche e politiche da lui adottate richiamano un certo comunismo arcaico, col principio che tutte le terre appartenevano all'imperatore; ma di solito si crede che il suo interregno rappresenti un regresso. Durante questo interregno ci furono delle calamità naturali, quali lo straripamento del fiume Huanghe, che provocarono delle rivolte contadine, tra cui importante fu quella dei Sopraccigli rossi, che ebbe largo seguito.

La fine di questo breve periodo fu rappresentata dal ripristino della dinastia Han, a cui però, tutto sommato, anche Wang Mang apparteneva.

Con il ripristino degli Han legittimi ricomparvero anche le beghe interne alla corte. Nella capitale Luoyang dilagava il favoritismo e le grandi famiglie erano in continua rivalità. C'era il partito dei vecchi nobili feudali, ormai trasformati in latifondisti oziosi, e la nuova classe dei funzionari e dei burocrati. Più vicino all'imperatore c'era la rivalità tra le famiglie delle imperatrici e gli eunuchi. Tutto questo serviva a minare irrimediabilmente il potere centrale. Nel 184 d.C. esplose la rivolta dei Turbanti gialli, che segna l'inizio del tramonto definitivo della dinastia contemporanea all'impero romano.

Giovanni Casu

BIBL.: 
H. Bielenstein, The Restoration of the Han Dynasty, Stockholm 1953.
H.H. Dubs, History of the Former Han Dynasty, 3 voll., Londra 1938-'55.
M. Loewe, Everyday Life in Early Imperial China during the Han Period, Putnam, New York 1968. 
M. Loewe, Military Operations in the Han Period, The China Society, Londra 1961. 
Panku, Courtier and Commoner in the Han Period, Columbia U. Press, New York 1974. 
Ssu-ma Kuang, The Last of the Han, Australian National U. Press, Canberra 1969. 
Yu Ying-shih, Trade and Expansion in Han China, U. of California Press, Berkeley 1967.
Cfr. BIBL. Cultura, Diritto, Storia.

 

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