L’urto che si profila all’orizzonte tra Stati Uniti e Cina si staglia sullo sfondo di un caos crescente, che il conflitto ucraino rende ancora più drammatico. A più di dieci anni dall’innesco della crisi mondiale la globalizzazione è entrata in una fase critica e con essa il rapporto asimmetrico Usa/Cina che ne è stato fin qui il perno. I nodi vengono al pettine. Da un lato, il capitalismo cinese in ascesa ha in teoria ampi margini di sviluppo – anche se non più nella forma eroica dell’“accumulazione socialista” isolata dal mercato mondiale – ma la coesistenza non conflittuale con l’Occidente imperialista si sta rivelando una strada sempre meno praticabile. Sul fronte opposto, l’egemone mondiale nello svolgere una funzione ordinativa a tutt’oggi indispensabile a scala internazionale – suggellata dal dollaro moneta mondiale – opera un prelievo sempre più oneroso e destabilizzante per il capitalismo nel suo insieme. Nessuno dei due contendenti può rinunciare alla partita. La contraddizione specifica di fase è tra la necessità, speculare e opposta per Cina e Stati Uniti, di conservare la globalizzazione e la spinta a mettere in atto strategie che finiranno per minarla.
Raffaele Sciortino (1963), dottore di ricerca in studi politici e relazioni internazionali, è ricercatore indipendente. Si occupa di politica economica internazionale con particolare riferimento alla globalizzazione, e di geopolitica nel suo intreccio con i movimenti sociali. Su questi temi ha pubblicato numerosi saggi e articoli, e per Asterios Edizioni Obama nella crisi globale (2010) e Eurocrisi, Eurobond e lotta sul debito (2011).
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