Se qualcosa accomuna tutti i paesi è che la storia diventa sempre più terreno di scontro sul presente. In Cina l’interazione tra passato, presente e futuro è un’ossessione millenaria. Le dinastie imperiali riscrivevano il passato per giustificare il loro dominio e dimostrare l’indegnità dei predecessori. Il marxismo ha modernizzato facendo della storia un processo inarrestabile verso la vittoria del comunismo. Il Partito comunista cinese, forte di questo assunto, da decenni riscrive misfatti e tragedie, giustifica poteri e violenze. A fronte di una storia autorizzata, fin dagli albori della Repubblica popolare, la controstoria era affidata al coraggio di un pugno di dissidenti. Negli ultimi vent’anni, però, a riscrivere la versione del regime è una rete diffusa attraverso il paese: scrittori, artisti, filmmaker, giornalisti, “cronisti” clandestini che, sfruttando la velocità e l’anonimato della tecnologia digitale, sfidano il governo sul suo terreno più sacro, il monopolio del passato. Una documentarista fa un film su un famigerato campo di lavoro dell’era di Mao. Una giornalista studia le vicende di una fanzine studentesca del 1960, Xinghuo (Scintilla), “spenta” subito nel sangue. Un editore elude la polizia segreta e pubblica un periodico samizdat di argomento storico. Una giornalista indipendente dà voce alle sofferenze di milioni di persone per i lockdown a oltranza.
Sono alcune delle persone che partecipano di questa testimonianza corale raccolta dal Premio Pulitzer Ian Johnson. Scintille dà atto di un cambiamento poderoso in essere: le voci di dissenso stanno incrinando la versione ufficiale, combattono una delle grandi battaglie dell’umanità, memoria contro oblio. Una battaglia che darà forma alla Cina di domani.
Siamo talmente abituati al buio della Cina di oggi che ogni genere di luce ci risulta accecante. Forse, alla fine di questo libro, potrete decidere se queste persone sono lumicini di candela o soli abbaglianti, o se sono tutte e due le cose: lumicini oggi, soli fiammeggianti domani.
«È una profonda soddisfazione leggere un libro come questo sulla Cina, scritto da qualcuno che per decenni l’ha vissuta da dentro». The Guardian
«Leggere Scintille è un modo per impedire alla storia cinese di finire nel buco nero della memoria». The New York Times
«Gli storici clandestini cinesi che Johnson ci fa conoscere giocano una partita lunga, spesso inefficace nell’immediato, ma di esempio morale per la ricostruzione nel giorno che verrà». The New Yorker
Ian Johnson (nato il 27 luglio 1962) è un giornalista americano di origine canadese noto per i suoi reportage di lunga data e per una serie di libri sulla Cina e la Germania. Il suo nome cinese è Zhang Yan (張彦). Johnson scrive regolarmente per The New York Review of Books e The New York Times , e The Wall Street Journal .
Johnson ha vinto il premio Pulitzer nel 2001 per la sua copertura sul Wall Street Journal della persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina. I suoi reportage dalla Cina sono stati inoltre premiati nel 2001 dall’Overseas Press Club e dalla Society of Professional Journalists . Nel 2017 ha vinto lo Shorenstein Prize della Stanford University per il suo lavoro che copre l’Asia. Nel 2019 ha vinto il premio “best in-depth newswriting” dell’American Academy of Religion .
Nel 2020, il visto da giornalista di Johnson è stato annullato a causa delle tensioni tra Stati Uniti e Cina sul commercio e l’epidemia di COVID-19 , e lui ha lasciato la Cina. Attualmente vive a New York, dove è Stephen A. Schwarzman senior fellow per gli studi sulla Cina presso il Council on Foreign Relations .
Segui la nostra pagina Facebook per tutti gli ultimi aggiornamenti!
CentrOriente / P.IVA 07908170017 / Privacy Policy / Cookie Policy
Commenti recenti