«Ci si incastra in posti come questo per essere costantemente perseguitati dal desiderio di essere altrove. Ma, se fossimo altrove, moriremmo dalla voglia di farci un’idea di che cosa si nasconde dietro a questi nomi che mentre li pronunci già pensi di partire». Un viaggio tra gli Stan, nel cuore dell’Asia Centrale, vuoto geografico colmo di stupore e di assurdità. Attratto dall’estetica dello sfascio post sovietico, affascinato da una dimensione di desolata bellezza ricca di storie sepolte nella polvere, tra persone ospitali e doganieri corrotti, imam all’acqua di rose e mercanti svogliati, Tino Mantarro percorre quel che resta di un mondo un tempo attraversato da orde di mongoli, conteso da russi e inglesi nel Grande Gioco ottocentesco, e oggi, grazie agli investimenti cinesi, protagonista nella nuova Via della Seta.
Tino Mantarro. Nato a Milano nel 1976, dopo una laurea in storia contemporanea con una tesi in geografia vorrebbe diventare antropologo. Trova una sintesi a tutte queste inclinazioni iscrivendosi alla Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. Dopo alcune collaborazioni con quotidiani, settimanali e mensili, approda a Touring, il mensile del Touring Club Italiano. Da allora viaggia in Italia e ovunque riesca ad andare, meglio se in Asia o nelle repubbliche ex sovietiche.
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