Il tè, come la carta e la seta, è un ritrovato di cui il mondo intero è debitore alla Cina e che ha cambiato a fondo e in meglio la vita dei popoli che lo hanno ricevuto e accolto, incidendo su usi e costumi, sul gusto, sull’estetica, sull’innovazione tecnologica. Oggi, dopo l’acqua, è la bevanda più consumata al mondo e ovunque si sia diffuso, si è adattato ai gusti e alle abitudini locali. Il tè è nato in Cina dove circa cinquemila anni fa se ne conoscevano già gli usi alimentari e medicinali; all’inizio della nostra era è attestata anche una particolare attenzione per la corretta preparazione e degustazione, così come una cura raffinata per l’estetica degli accessori e dei gesti del rito di come offrirlo e servirlo. Nell’VIII secolo, durante la dinastia Tang (618-907), un periodo di grande potenza e prosperità dell’impero cinese e di grande fioritura artistica, Lu Yu, poeta e artista di corte, compila il Classico del Tè, Chajing, un testo che rimane fondamentale nei secoli per la cultura del tè: vi raccoglie tutti i suggerimenti, le istruzioni, i risultati dell’esperienza fino ad allora maturata in fatto di coltivazione, raccolta, lavorazione delle foglie di tè e tutte le norme per la corretta preparazione e degustazione della bevanda, dall’etichetta, ai protocolli di corte, alla scelta estetica e funzionale degli accessori. È il primo di una lunga serie di “Libri del Tè” che lungo il corso della storia cinese accompagnano l’evoluzione del gusto, del senso estetico, delle abitudini legate alla consumazione della raffinata bevanda.
Lu Yu, vissuto tra il 733 e l’804 nella Cina della dinastia Tang, letterato e poeta, avve una giovinezza avventurosa e un’’sistenza romanzesca: secondo alcune biografie, fu un trovatello rinvenuto sulla sponda di un fiume da un monaco, che lo adottò e lo allevò finché il giovane fuggì dal monastero per unirsi a una compagnia di attori girovaghi. Notato dal governatore di Jingling che ne intuì il talento letterario, Lu Yu divenne amico di eruditi e potenti; si ritirò poi tra i boschi di Tiaoxi, dove condusse una vita da eremita. Le opere attribuitegli sono cinquantasette, fra scritti in prosa e in versi: tra le diciassette opere arrivate fino a noi la più lunga è il Chajing, questo celebre Canone del tè per il quale, dopo la morte, Lu Yu è stato venerato come il “dio del tè”, patrono di tutti i cultori dell’arte di preparare e degustare la bevanda orientale.
Isabella Doniselli Eramo. Sinologa milanese, si è laureata in Lingua e Letteratura Cinese all’Università La Sapienza di Roma. E’ vice presidente e coordinatrice del comitato scientifico dell’Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente – ICOO; è consulente per la cultura cinese della Biblioteca del Pime di Milano e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Prospero Intorcetta Cultura Aperta (Piazza Armerina). È autrice e curatrice di numerosi libri, tra cui Giuseppe Castiglione, un artista milanese del Celeste Impero, Luni Editrice 2016, e Mulan, la ragazza che salvò la Cina, Luni, 2023.
La sua ricerca verte sui temi dell’incontro tra culture e delle reciproche influenze tra Cina ed Europa, su argomenti di storia, di arte e di cultura della Cina, sulla storia delle missioni gesuitiche in Cina e del loro ruolo nel dialogo tra culture. ICOO: Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente – ICOO
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