Durante
il neolitico, l’uomo trovò che alcune pietre erano più belle, di struttura
più liscia e più solide di altre e se ne servì per fabbricare attrezzi, punte
di frecce ed ornamenti. Questi oggetti furono gli antenati degli articoli in
giada. I materiali usati dagli antichi non comprendevano soltanto
l’orneblenda, ma anche diverse pietre preziose come la serpentina, il
turchese, la malachite e l’agata. Gli antichi cinesi chiamarono queste pietre magnifiche yu (giada). Il primo
dizionario cinese, Spiegazione delle parole e delle frasi pubblicato
nell’anno 100 durante la dinastia degli Han orientali, definì yu come
«la pietra più bella».
I suoi attributi
La natura
ha “viziato” la giada donandole molte qualità eccellenti – la sua
struttura è solida, il colore è magnifico,
è delicata al tatto e produce un suono gradevole se la si batte. Tali qualità corrispondevano alle norme
etiche e ai codici di comportamento degli antichi e vennero personificate.
Confucio (551-479 a.C.) concluse che la giada possedeva undici virtù, tra cui
la benevolenza (essendo dolce e lucida), la fedeltà (non irrita mai la pelle),
l’educazione (c’era un rituale nell’abbigliamento) e la sincerità (un
difetto nella giada non si nasconde mai). La cultura confuciana predicava che un
uomo doveva definire i suoi modi e la sua condotta in accordo con le virtù
della giada.
Per lungo tempo fu di moda indossare ornamenti di giada, i quali erano
costituiti o da un unico pezzo di giada o ne comprendevano sino a nove uniti
insieme. Le persone avevano la consuetudine di indossarli per dar prova del loro
status sociale. Su questi ornamenti venivano incisi dei motivi benaugurali e
degli ideogrammi che auguravano la fortuna e una vita felice. Questa moda
raggiunse il suo apogeo durante la dinastia Qing (1644-1911): chi non indossava
della giada veniva giudicato vestito male e una casa senza
decorazioni in giada non era considerata una vera casa .I poveri o le persone
del popolo che non potevano permettersi di possedere della giada adornavano le
loro abitazioni con alcuni distici del tipo «la stanza brilla d’oro e di
giada».
Se
oggi scarseggiano gli acquirenti di cannelli di pipa in giada presenti sui mercati d’antiquariato in grande quantità e a buon mercato, un
tempo, invece, i poveri consideravano le pipe con cannello di giada degli
oggetti di grande valore: se la famiglia aveva la fortuna di possederne una,
questa veniva lasciata in eredità di generazione in generazione. Capita di
vedere messi in vendita alcuni cannelli di pipa che presentano segni di denti
profondi diversi millimetri e, poiché la giada è particolarmente dura, questi
non possono essere stati causati che da un uso costante nel corso di diverse
generazioni.
Per
le donne, invece, erano i braccialetti a riempire in gran parte i loro
portagioie. I braccialetti in giada ricevuti in regalo in occasione del
fidanzamento o del matrimonio erano
preziosi proprio come lo sono oggi gli anelli di diamanti. I cinesi antichi
descrivevano un matrimonio felice come un «matrimonio d’oro e di giada».
I suoi miti
La
giada non è stata soltanto idealizzata e personificata, ma è anche divenuta un
oggetto mitico, specialmente nei tempi antichi, quando i recipienti di giada
erano consacrati al compimento dei riti e della divinazione.
Gli
antichi credevano che la giada si fosse formata là dove le fenici si erano
posate, e là dove c’erano accumuli di yang (principio maschile e
positivo della natura) e, durante le notti di luna, delle donne nude la
lavassero. Si credeva che fosse soltanto facendo appello allo yin
(principio femminile o negativo) che si potesse purificare la giada e ottenere
così l’essenza della terra e del cielo. Questa credenza ha influenzato i
cinesi per numerosi secoli. In un testo intitolato Tian Gong Kai Wu (Valorizzazione
delle opere della natura), una descrizione delle antiche tecniche di
produzione pubblicata nel 1637 alla fina della dinastia Ming, si legge della
consuetutine di far raccogliere a giovani donne nude, nelle notti di luna, la giada con la draga. Il libro spiega che «attirando l’energia
vitale dello yang, si otterrebbe molta giada».
I cinesi antichi
consideravano sacra la giada che serviva a fabbricare le urne sacre; pertanto la
sua estrazione doveva rispettare determinati principi. Ma, non tutti credevano a
queste teorie. L’imperatore Qianlong dei Qing, sfidò questa credenza facendo
incidere due pezzi di giada rappresentanti due uomini che portano della giada.
Scrisse un saggio critico nella parte posteriore di queste incisioni e fece
notare che, poichè durante le notti di luna non si poteva avere una buona
visione, l’estrazione doveva svolgersi in autunno, periodo in cui i fiumi sono
in secca.
Si
credeva, inoltre, che la giada impedisse la corrosione e cacciasse gli spiriti
maligni. Sono stati rinvenuti numerosi oggetti funerari in giada in tombe
risalenti alla dinastia Zhou (XI secolo a.C.); è in quel periodo che la
popolazione inizia ad utilizzare pezzi di giada per ricoprire i cadaveri.
Durante la dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), questa usanza si sviluppò
ulteriormente. Si cucivano dei pezzi di giada quadrati e piatti con del filo
d’oro per farne un abito funerario che veniva messo a personalità dello Stato
affinchè il corpo non venisse neppure sfiorato dalla decomposizione. Nel 1971,
si sono aperte le tombe del principe Jing degli Han Occidentali e della sua
consorte e sono stati trovati due abiti in giada. Ma, i cadaveri erano
decomposti ormai da moltissimo tempo.
Con
il passare del tempo, gli aspetti mitologici della giada scomparirono poco a
poco. Ma, nonostante ciò, ancora oggi molte persone credono che indossare della
giada sia positivo per la salute. A partire dalla dinastia Qing, vengono
utilizzati degli strumenti di massaggio facciale in giada. Esistono anche dei
guanciali e dei cuscini di giada. La giada Fior di susino, prodotta nella
provincia dello Henan, è nera con diversi punti blu, neri, bianchi, gialli e
verdi, proprio come i fiori dei susini. L’imperatore Guangwu della dinastia
Han definì questo tipo di giada «tesoro dello Stato». Studi
scientifici hanno dimostrato che questa giada contiene dei minerali necessari
all’organismo.
I
cinesi antichi davano un grande valore alla giada, lo dimostra l’impiego molto
diffuso di questo materiale. Gli oggetti rinvenuti appartenenti alla cultura di
Hongshan (5000-6000 anni fa) sono di due categorie: la terracotta e la giada. La
giada di questo periodo comprende ornamenti, oggetti rituali e urne divinatorie.
Le asce e le accette simboleggiavano il potere. Le urne divinatorie erano
scolpite a forme di piccoli animali – uccelli e bachi da seta. Il totem di
giada degli uomini di Hongshan è un drago con testa di maiale.
Durante
il periodo dell’Imperatore Giallo, attorno al 4600 a.C., si regolizzò
l’impiego della giada. Gli articoli legati al potere dello Stato, come sigilli
e monete dei dirigenti, recipienti per i rituali importanti e le cerimonie
dovevano essere fabbricati in giada. La giada era un simbolo di status sociale e
i nobili solevano indossarla come ornamento.
Prima
dell’età del bronzo, la giada era il materiale dominante in Cina. Il
pittogramma originale degli antichi per la giada era composto da tre pezzi
(linee) orizzontali di giada uniti da un tratto verticale centrale. Più tardi
si aggiunse un punto (goccia) al carattere per formare la parola giada. Il
carattere senza punto ha modificato la pronuncia e i tre pezzi di giada
orizzontali sono divenuti semplicemente tre tratti orizzontali. Questo carattere
in cinese significa ora «re» o «monarca» .
Il suo valore
La
crosta terrestre cela oltre 1 000 tipi di pietre, ma solamente una dozzina di
esse appartiene alla famiglia della giada. Limitata dalle tecniche di estrazione
sottosviluppate, la produzione antica della giada era limitatissima e,
conseguentemente, il suo prezzo molto elevato. Alcuni ritengono che il pezzo di
giada antico di maggior valore sia un ornamento piatto e rotondo chiamato Heshi
Bi risalente al periodo delle Primavere e degli Autunni (770-476 a.C.):
questo ornamento è celebre non solo per l’altissima qualità della giada ma
anche per la storia che sottintende. Secondo la leggenda, un uomo chiamato He e
originario dello Stato di Chu avrebbe ottenuto, sul monte Jing nella provincia
dello Hubei, un pezzo di giada offrendolo, in seguito, al re Li. Il re
ritenendosi insultato avrebbe fatto amputare il piede sinistro dell’uomo.
Quando al trono salì il re Wu, l’uomo avrebbe nuovamente presentato la giada
al nuovo sovrano. E ancora una volta si sarebbe avuto lo stesso epilogo,
perdendo, questa volta il piede destro. Quando il re Wen salì al trono,
l’uomo, colmo di dispiaceri, sarebbe ritornato al monte Jing con la sua giada.
Il re Wen avrebbe allora inviato qualcuno per dirgli che la sua giada era
preziosa e che l’avrebbe chiamata Heshi Bi, la giada della famiglia
degli He. Sima Qian, lo storico della dinastia degli Han, scrisse nel suo libro,
Gli annali di uno storico, che questa giada fu più tardi acquisita dal
dirigente dello Stato di Zhao. Quando il dirigente di Qin sentì parlare di
questa storia, gli avrebbe offerto di scambiare 15 città cintate con quella
giada. Il dirigente di Zhao avrebbe allora inviato un ministro per andare a
portare la giada nello Stato di Qin, che era più potente dello Stato di Zhao.
Il ministro, una volta appreso che il dirigente di Qin non aveva detto sul serio
a proposito dello scambio, si sarebbe arrangiato per riportare la giada nello
Stato di Zhao, affidandosi alle sue risorse e al suo coraggio. Il semplice fatto
che qualcuno fosse stato d’accordo nello scambiare 15 città con un pezzo di
giada riflette il valore che i Cinesi davano a questa pietra.
Secondo
un antico proverbio cinese «l’oro ha un prezzo ma la giada non ne ha», questo, almeno a livello tecnico, non
è esatto. Nella letteratura cinese tradizionale, l’oro e la giada sono spesso
menzionati insieme e sono considerati simboli di ricchezza. Anche oggi, il
prezzo della giada di buona qualità non vale di meno di un pezzo d’oro dello
stesso peso.
Gli
oggetti di giada più antichi rinvenuti in Cina sino a oggi risalgono a 8000
anni fa. Ciò dimostra che la giada ha avuto da sempre un ruolo di primo piano
nel corso dello sviluppo umano. Oggi, la giada è scesa dal piedistallo e fa
ormai parte della vita della gente comune.