Baobei, wo ai ni
(Baby, ti amo) non è il titolo dell’ultima canzonetta cinguettata dalle
melense ugole mando-pop cinesi, tantomeno il titolo dello sceneggiato
televisivo strappalacrime di turno.
Trattasi altresì del titolone stampato sulla copertina del primo numero di
Chongwu Shenghuo (Pet Zone), una tra le numerose riviste cinesi dedicate
alla cura degli animali domestici. Cani, gatti, conigli, uccellini, criceti
e pesciolini rossi riempiono le pagine patinate del mensile, assai ricco di
foto, edi-toriali, reportages e innumerevoli consigli sul come allevare,
nutrire, viziare e persino vestire varie tipologie di bestiole domestiche.
Oltre alla carta stampata, anche il web cinese mette a disposizione dei
surfisti interessati una nutrita schiera di siti dedicati agli animali
domestici: cliccando su www.chinapet.com o www.shapi.com l’utente può
accedere ad una incredibile quantità di informazioni utili.
L’usanza di tenere in casa varie specie di animali e persino insetti non
è nuova in Cina. allevare uccelli, pesciolini e grilli rappresenta invero
una consolidata tradizione popolare; la vera novità è costituita dal fatto
che solo di recente gatti e soprattutto cani hanno iniziato ad allietare un
numero sempre maggiore di famiglie cinesi. È bene ribadire che fino alla
metà degli anni novanta era pressoché impossibile notare un cinese portare
a passeggio un cane. Anzi, a dire il vero, in Cina di cani in giro non c’era
proprio l’ombra. Ora, messe per un attimo da parte le facili quanto
prosaiche ironie sul presunto declino di alcune singolari abitudini
alimentari cinesi, è indubbio che l’apparizione di cani al guinzaglio per
le strade di Pechino costituisca un fenomeno, e in parte una moda,
totalmente nuovi. Mantenere un cane è tutt’altro che economico. Le sole
spese di registrazione dell’animale variano tra i 5000 e 1000 yuan, a
seconda che si tratti rispettivamente di un cosiddetto cane di città (definiti
a norma di legge quali esemplari di altezza al garrese fino ai 30 cm), o di
campagna (esemplari di stazza superiore). Se a ciò si aggiungono le
spese del rinnovo annuale delle registrazioni, delle vaccinazioni, del
veterinario, del cibo e dei vari accessori utili alla pulizia e alle
attività ludiche dell’animale, si evince in modo chiaro che, considerato
lo stipendio medio nelle aree urbane, possedere un cane costituisca una
sorta di vero e proprio lusso. In quanto tale, esso è soggetto ad una serie
di rigide quanto grottesche regolamentazioni.
Prima di tutto, le leggi vietano che cani di altezza al garrese superiore ai
30 cm possano essere allevati in città ( ecco perché è praticamente
impossibile veder girare per le strade di Pechino un pastore tedesco o un
semplice cocker). Tali leggi prevedono inoltre che l’animale non possa
essere condotto fuori di casa tra le otto del mattino e le otto di sera, che
non possa dare libero sfogo ai suoi bisogni fisiologici all’aperto, e che
infine gli sia vietato l’accesso ai parchi pubblici.
Ad estremizzare maggiormente la condizio-ne iperdomestica dell’animale
contribuisco-no anche i relativi padroni, sovente inclini a pratiche
bizzarre. Ad esempio, è usanza piuttosto diffusa che dopo ogni uscita
quotidiana, il cane venga puntualmente sottoposto a un bagno igienizzante.
Spesso, per risparmiarsi la scocciatura del bagnetto, i padroni escono
tenendosi il cane in braccio senza mai farlo scendere. Quand’anche al cane
venga concesso il lusso di sgranchirsi le gambette, la legge interviene a
dettare che esso debba essere sempre tenuto al guinza-glio per evitare
disturbo e incidente a terzi, tendenti in genere ad entrare in uno stato di
fibrillazione arteriosa acuta alla semplice vista di un cane. Infatti, anche
esemplari canini di dimensioni minime sono in grado di scatenare reazioni di
inusuale panico urbano che vedono spesso protagonisti genitori apprensivi
pronti ad abbrancare i propri figli per sottrarli alla terrificante minaccia
di un Pechinese o, ancor peggio, di un minuscolo Carlino.
« È solo una questione di tempo, - mi confida fiducioso Yang Guang,
orgoglioso possessore di Weiwei, un barboncino nano - prima o poi i cinesi
si abitueranno anche a questo, le leggi cambieranno, e io potrò finalmente
acquistare un dobermann ».
Mauro Marescialli
(Per gentile concessione di MONDO CINESE)