In materia di mezzi di
trasporto, i cambiamenti sono stati così spettacolari che l’automobile
ha praticamente spodestato la “piccola regina” nelle strade
delle grandi città cinesi. Oggi, quello che prevale, è la vasta scelta
dei modi di trasporto.
Di pari passo con il
rapido progresso dell’e-conomia cinese, il numero di veicoli motorizzati
aumenta a ritmo sostenuto. La gente tuttavia è sempre più in difficoltà
nel farsi un’idea chiara su una questione: qual è il miglior mezzo di
trasporto per arrivare a destinazione? La bicicletta, l’automobile o i
trasporti pubblici?
Il mare di
biciclette:
un fenomeno in via di estinzione
La
Cina è soprannominata il “Regno della bicicletta”, ma è
difficile precisare da quando e chi gliel’ha dato. Tuttavia, delle foto
scattate dal celebre fotografo Wang Wenlan ne danno una spiegazione più
diretta. Una di queste foto, presa nel 1991 a un incrocio della via
Guangxin di Shanghai, mostra che, dopo il passaggio di un treno, dopo l’alzata
delle barriere si era formato un vero mare di biciclette. Tredici anni
più tardi, ritornato sul medesimo luogo, il fotografo ha notato che la
lunga fila di biciclette era stata sostituita da automobili.
La stessa cosa è
capitata a Beijing, la città dove risiede. Un tempo egli vi fotografava
sovente il flusso ininterrotto delle biciclette sui ponti del secondo
anello, ma oggi dal suo mirino quello che vede è la circolazione intensa
delle automobili. Mentre prima il secondo anello costituiva il limite
esterno della città, sempre più cittadini oggi abitano al di là del
terzo, quarto e anche quinto anello. Risultato: non è più raro che il
luogo di lavoro si trovi a decine di chilometri da casa. Nel 2000, Wang si
sentì costretto ad acquistare un’automobile. “Una delle ragioni è
che io abito lontano dal mio luogo di lavoro; l’altra, è che nella
circolazione dove si mescolano biciclette e veicoli motorizzati, era
diventato sempre più insicuro andare in bicicletta”, spiega.
La Cina ha dovuto
attendere il 1950 per vedere comparire delle biciclette di fabbricazione
interamente cinese. Malgrado la loro apparenza relativamente scialba, la
gente era entusiasta nell’utilizzarle. In quegli anni, il trasporto
pubblico non era molto sviluppato, bisognava
sovente percorrere un lungo tragitto per andare a prendere l’autobus, e
così la bicicletta era il mezzo più comodo.
Negli anni ‘60 e ‘70,
con la macchina per cucire e l’orologio da polso, la bicicletta era uno
dei tre oggetti indispensabili al momento del matrimonio. Come per tutte
le altre merci di quell’epoca, per procurarsi una bici occorreva “un
buono”, e il costo era di alcuni mesi di salario. Conseguentemente,
possederne una era una cosa che faceva invidia. Alla fine degli anni ‘50,
le cinque grandi marche nazionali Phoenix, Forever, Flying
Pigeon, Gold Lion e Five Rams detenevano il 70% del
mercato nazionale.
Nel 1979 la produzione di
biciclette in Cina superava per la prima volta i 10 milioni di unità. Da
allora il Paese è sempre stato al primo posto nella classifica mondiale,
tanto per la produzione che per l’esportazione. Secondo le cifre fornite
dall’Associazione cinese della bicicletta, in Cina attualmente esitono
470 milioni di biciclette, delle quali 50 milioni elettriche. Sebbene le
marche cinesi famose abbiano ceduto terreno alle marche multinazionali
come Emmelle e Giant e le biciclette siano divenute più
leggere e confortevoli, poco a poco coloro che scelgono la bicicletta come
mezzo di trasporto sono sempre meno numerosi. A metà degli anni ‘90 il
numero dei veicoli motorizzati era talmente aumentato che era sempre più
frequenti vederli occupare le piste ciclabili. Peggio ancora, in alcune
città come Shenzhen, queste vie ciclabili sono scomparse.
L’acquisto annuale di
biciclette in Cina si è attualmente stabilizzato intorno ai 22 milioni di
unità. Con l’aggravarsi dei problemi ambientali e l’intasamento del
traffico rispuntano i vantaggi della bicicletta. Un funzionario del
Ministero della Costruzione ha affermato che è importante che la Cina
mantenga il suo titolo di “Regno della bicicletta” e il
Ministro si oppone fermamente a qualsiasi restrizione all’uso delle
classiche due ruote. Una rete di vie ciclabili è in costruzione o in
preparazione in otto città, quali Beijing, Shanghai, Hangzhou, Zhengzhou,
Jinan, Wuhan, Changzhou and Sanya.
Verso
un’era dell’automobile privata?
Nel 1958, la fabbrica d’automobili
N. 1 (FAW) ha commercializzato la Hongqi (Bandiera Rossa),
la prima automobile di marchio cinese interamente progettata e prodotta in
proprio. Fino al 1981, anno in cui ha cessato di produrne, ne aveva
fabbricato 1510 (millecinque centodieci!). Prima del 1979 in Cina l’automobile
era riservata ai quadri di un certo livello e i privati non avevano il
diritto di possederne.
In quel periodo in Cina
il numero di automobili per 1000 abitanti era inferiore a 0,5, numero che
la collocava all’ultimo posto nel mondo.
L’onore di essere la
prima vettura privata ad aver fatto furore in Cina spetta alla FIAT 126P,
importata dalla Polonia nel 1984 (ricordo infatti, durante un mio
soggiorno nella città di Guiyang, nel Guizhou, che quasi tutti i taxi
erano delle 126). Nel 1986 costava 7000 yuan. Agli inizi, quest’auto era
sinonimo di ricchezza; ma con la comparsa di altre marche negli anni ‘90,
si è decretata la scomparsa delle 126.
A metà degli anni ‘80,
si sono stabilite in Cina tre imprese automobilistiche a capitale misto: Beijing
Jeep, Shanghai Volkswagen e Guangzhou Peugeot. In
seguito, nel 1994 il governo cinese ha iniziato a incoraggiare l’acquisto
di vetture da parte dei privati e alcuni modelli potevano costare circa
100.000 yuan. Tra questi i principali modelli automobili private erano Santana,
Jetta, Fukang et Xiali. Consumatori più ricchi preferivano
modelli di lusso come Rolls Royce o Ferrari, a dispetto dell’alto dazio
d’importazione (ben 220%).
L’entrata della Cina
nel WTO nel 2001 ha permesso la crescita folgorante del settore
automobilistico cinese. Dal 2006 la Cina ha preso il posto del Giappone
diventando il secondo più grande mercato di consumo di automobili nuove
nel mondo, subito dopo gli Stati Uniti ed era terza solo al Giappone e
agli Stati Uniti per la produzione. Contrariamente alle previsioni fatte
al momento della sua adesione al WTO, nel 2006 i veicoli di fabbricazione
cinese rappresentavano il 95% del mercato interno. Secondo i dati dell’Ufficio
Nazionale di Statistica, in Cina, alla fine del 2008, i veicoli a motore
ammontavano a 64.670.000, dei quali quasi 20 milioni di auto private.
Secondo Dong Yang, vice
presidente esecutivo dell’Associazione dei produttori di automobili in
Cina, attualmente in Cina il rapporto auto per abitante non è elevato,
poiché è inferiore a 50 veicoli ogni mille abitanti, contro i 750 negli
Stati Uniti e una media mondiale di 120. A lungo termine, il mercato
automobilistico cinese dovrebbe svilupparsi in modo continuo e rapido.
D’altro canto, a causa
della saturazione delle vie di circolazione urbane e la crescita
ininterrotta del numero di veicoli a motore, la velocità media nelle
grandi città è passata dai 30/40 km/h degli anni ‘80 ai meno di 20
km/h di oggi.
Secondo le stime del
professore Ouyang Ming, direttore del Dipartimento di Ingegneria
Automobilistica dell’Università Qinghua di Beijing, benché la media di
veicoli per persona in Cina non rappresenti che un terzo del livello medio
mondiale, il consumo annuale di combustibile (benzina e gasolio)
rappresenta quasi il 60% del totale del petrolio raffinato nel Paese. Se
il ritmo attuale di crescita si mantenesse, nel 2020 la Cina dovrebbe
contare oltre 150 milioni di veicoli a motore e il consumo annuale di
combustibile oltrepassare i 250 milioni di tonnellate. In altre parole, la
contraddizione tra l’enorme domanda e i ben conosciuti problemi
energetici, rischia di essere di gran lunga maggiore. A questo proposito,
il Prof. Li Jingwen, dell’Accademia Cinese di Ingegneria, stima che le
vetture private non potranno essere il principale mezzo di trasporto in
Cina: sono le risorse e l’ambiente a determinare questa scelta.
Il
trasporto pubblico:
grandi cambiamenti
Il trasporto pubblico di
Beijing risale agli inizi del XX secolo. Nonostante ciò nel 1949, anno
della nascita della Repubblica Popolare Cinese, il Paese possiedeva
solamente sette linee di autobus. Risale al 1956 il primo filobus cinese,
poi, alla fine degli anni ‘50, sono stati introdotti degli autobus
Skoda. Agli inizi dei successivi anni ‘60, a causa della penuria di
benzina veniva installato sul tetto degli autobus un serbatoio di gas di
carbone, utilizzato come combustibile. Inoltre, poiché il numero di
autobus era limitato, questi nelle ore di punta erano sempre pieni all’inverosimile.
Nel 2007, grazie a una
sovvenzione del governo municipale, Pechino ha proceduto a una riforma
completa dei mezzi di trasporto pubblico, offrendo una serie di vantaggi
ai suoi utenti. Così, per oltre la metà delle linee di autobus, una
corsa semplice costa solo 0,4 yuan (circa 4 eurocent) o 0,2 yuan per i
possessori della carta studenti; alcune linee hanno anche un prezzo più
vantaggioso di 30 anni fa. Inoltre, l’abbonamento è valido su oltre 600
linee, il trasporto è gratuito per gli over 65 e la metropolitana costa
soltanto 2 yuan contro i 3 di prima. Il governo municipale ha dovuto
sbloccare 4,15 miliardi di yuan per l’applicazione di tali misure.
Quest’anno segna tre
date importanti per i trasporti in Cina: 40° anniversario dell’apertura
della prima linea di metropolitana cinese; il 20° anniversario della
costruzione delle metropolitane di Shanghai e Guangzhou (Canton); il 10°
anniversario della fabbricazione del primo sistema di trasporto urbano su
rotaia. Attualmente, oltre a Beijing, Shanghai e Guangzhou, anche altre
città, come Tianjin, Changchun, Dalian, Chongqing, Wuhan, Shenzhen e
Nanjing, possiedono una metropolitana,.
Alla fine del 2008, la
lunghezza totale del trasporto urbano su rotaie in Cina ha raggiunto i
775,6 km.
Per la fine del 2009 il
governo municipale di Beijing prevede che il 38% degli spostamenti si
effettuerà con trasporto pubblico, contro il 60/80% delle grandi città
dei Paesi sviluppati. Malgrado i suoi 20.000 autobus e le otto linee di
metropolitana in servizio, che coprono 200 km, Beijing si caratterizza
sempre per una circolazione congestionata nelle ore di punta. La capitale
cinese prosegue il suo veloce sviluppo e la sua rete di trasporti tenta di
tenerne il passo.
Frammenti d'Oriente, settembre 2009