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Nuovi tesori d'Oriente

Alla fine dello scorso giugno il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco ha iscritto 22 nuovi siti (tra culturali e naturali) sulla Lista del patrimonio mondiale. Tra di essi 6 sono situati nel subcontinente indiano ed Estremo oriente. Eccone una breve descrizione.

Diaolou et villages de Kaiping

I diaolou (碉樓), case fortificate di villaggi di Kaiping (provincia del Guangdong), costruite su più piani, sono testimoni di una fusione complessa e sfavillante delle forme strutturali e decorative cinesi e occidentali. Sono il riflesso del ruolo significativo che ebbero gli emigrati di Kaiping nello sviluppo di molti paesi nell’Asia del Sud, in Australia e nell’America del Nord alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, come degli stretti legami rimasti tra gli emigrati di Kaiping e le loro case ancestrali. Il sito iscritto nella Lista del patrimonio mondiale comprende quattro gruppi di diaolou, ossia circa 1800 case-torri nel quadro dei loro villaggi. Questi insiemi rappresentano l’apogeo di quasi cinque secoli di costruzione di case fortificate e riflettono i legami sempre stretti tra Kaiping e la diaspora cinese. Esistono tre tipi di edifici: le torri comunitarie costruite da diverse famiglie e utilizzate come rifugi temporanei, che risultano essere attualmente 473; le torri residenziali costruite da famiglie ricche a scopi residenziali e difensivi, quelle restanti sono 1149; e le torri di guardia (221 edifici), che sono quelle di più recente costruzione.

Fabbricate in pietra, in pisé (impasto di argilla, sassi e paglia compressi), in mattoni o in calcestruzzo, questi edifici simboleggiano la fusione complessa e riuscita degli stili architettonici cinesi e occidentali.

La funzione di ciascun piano è razionale: il pian terreno è destinato all’allevamento del pollame; il primo piano serve alle funzioni principali della casa, ad esempio camere da letto, soggiorno e cucina; il secondo piano è una zona destinata alle funzioni secondarie, equipaggiata di camere da letto e di depositi; il terzo serve a far essiccare cereali, mentre il quarto piano è uno spazio sacro destinato in special modo a conservare le pietre bianche, venerate dai Chang. Il pavimento del soggiorno del primo piano è in legno, con dei pilastri che hanno la funzione di sostenere il soffitto e aiutano a sorreggere i piani superiori; dei muri fatti con tavole di legno separano le stanze. Una nicchia sacra nella sala da pranzo è il luogo in cui tutta la famiglia offre sacrifici. Infatti i Chang sono animisti e conservano anche la tradizione del culto degli antenati. Il luogo più importante del soggiorno è il focolare, formato da lunghe pietre e il fuoco vi brucia senza interruzione. Su questo fuoco si innalza un treppiede sul quale si possono deporre delle casseruole e dei contenitori d’acqua.

Armoniosamente integrati nel paesaggio agricolo circostante, i diaolou rappresentano lo sbocciare di tradizioni locali – nate sotto la dinastia Ming – in materia di costruzioni atte a difendersi dai banditi.

Links: 
- http://www.generasian.ca/diaolou.html (numerose immagini di diaolou)
- http://app.newsgd.com (immagini)
- http://portal.unesco.org/fr/ (galleria di immagini)

Complesso del Forte Rosso (Delhi - India)

Palazzo-fortezza di Shahjahanabad - la nuova capitale di Shah Jahan (1628-1658), quinto imperatore moghol dell’India –, il Forte Rosso deve il nome alle sue imponenti mura di cinta in grès rosso. È vicino a un altro forte, il forte Salimgarh, costruito da Islam Shah Suri nel 1546. Insieme, formano il complesso del Forte Rosso. Gli appartamenti privati consistono in una fila di padiglioni collegati da un canale che si chiama Nahr-i-Bihisht, o Fiume del Paradiso. Il palazzo stesso vene costruito a immagine del paradiso così come il Corano lo descrive. Un distico inciso nel palazzo proclama: “Se c’è un paradiso sulla terra, è qui, è qui”. Si reputa che il Forte Rosso rappresenti l’apogeo della creatività moghol che, sotto l’imperatore Shah Jahan, raggiunse un nuovo grado di raffinatezza.

La disposizione del palazzo è di ispirazione islamica, ma ciascun padiglione svela degli elementi architettonici tipici delle costruzioni moghol, riflettenti una fusione di tradizioni persiane, timuridi e indù. La concezione innovatrice e lo stile architettonico del Forte Rosso, in particolare la sistemazione dei suoi giardini, hanno fortemente influenzato costruzioni e giardini successivi nel Rajasthan, a Delhi, ad Agra e in altre regioni attigue. L’importanza degli avvenimenti storici che si sono prodotti nel Forte Rosso aumenta il valore di questo complesso la cui struttura riflette tutte le fasi della storia indiana, dal periodo moghol fino all’indipendenza.

Links:
- http://portal.unesco.org/fr/ (galleria di immagini)
- http://whc.unesco.org/en/list/231/gallery/ (immagini)
- http://archnet.org (immagini)

Le fortezze parte di Nisa (Turkmenistan)

Le due cittadelle dell’antica e della nuova Nisa indicano il sito di una delle più antiche e importanti città dell’impero Parto, una grande potenza dalla metà del III secolo a.C. sino al III secolo della nostra era.

Relativamente poco esplorati per quasi due millenni, queste cittadelle conservano nascoste nel loro suolo le vestigia di un’antica potente civiltà che associò con ingegnosità degli elementi della sua cultura tradizionale con quelli delle culture occidentali ellenistica e romana. Scavi archeologici in due parti del sito hanno rivelato un’architettura riccamente decorata corrispondente a delle funzioni domestiche, ufficiali e religiose. Finora la maggior parte degli scavi è stata condotta nella cittadella reale, conosciuta oggi con il nome di Antica Nisa, ma il sito include anche la vecchia città. Conosciuta con il nome di Nuova Nisa. L’antica Nisa è una cittadella di 14 ettari circondata da alte mura di terra, dotate di più di 40 torri a base rettangolare. I suoi contorni hanno la forma di un pentagono rettangolare, protetti agli angoli da potenti bastioni. La cittadella di 25 ettari della nuova Nisa è attorniato da mura imponenti, alte fino a 9 metri, su tutti i lati, con due entrate. Situati all’incrocio di importanti assi commerciali e strategici, le vestigia archeologiche di Nisa illustrano con forza la profonda interazione delle influenze culturali dell’Asia centrale e del mondo mediterraneo in questo potente impero che formava una barriera all’espansione romana servendo al tempo stesso da importante centro di comunicazione e di commercio tra l’est e l’ovest, il nord e il sud. Il sito è testimone della potenza di questo potere imperiale, della sua ricchezza e della sua cultura.

Links:
- http://portal.unesco.org/fr/ (galleria di immagini)
- Missione Archeologica Italiana in Turkmenistan
- www.parthia.com/nisa.htm
- www.centroscavitorino.it

La miniera d’argento di Iwami (Giappone)

Il sito è un insieme di montagne ricche di minerale d’argento alte 600 m nel sud-ovest dell’isola di Honshu, inframmezzate da profonde valli fluviali. Qui si trovano le vestigia archeologiche di vaste miniere, di siti di fusione e affinazione, oltre che di insediamenti minerari in attività dal XVI al XX secolo. Delle strade permettevano il trasporto del minerale d’argento fino alla costa e ai porti da dove partiva per la Corea e la Cina. Grazie alle grandi quantità estratte e alle tecniche avanzate che offrivano un argento di alta qualità, le miniere contribuirono in modo sostanziale allo sviluppo economico globale del Giappone e dell’Asia sud-orientale nei secoli XVI e XVII. Inoltre diedero un impulso alla produzione massiva di argento e oro in Giappone. La regione mineraria è oggi molto boscosa. Vi si trovano delle fortezze, dei santuari, dei tronchi di strade di trasporto Kaidô verso la costa e le tre città portuali di Tomogaura, Okidomari et Yunotsu da cui partiva il minerale. Il sito si estende su una superficie di 442 ettari.

Links:
- http://www.pref.shimane.jp/section/iwami/gine.home/ (approfondimenti)
- http://www.kankou.pref.shimane.jp/e/spot/map.html (mappa)

L’Isola vulcanica e le gallerie di lava di Jeju (Corea del Sud)

“L’isola vulcanica e le gallerie di lava di Jeju” comprendono tre siti che rappresentano un totale di 18.846 ettari, ossia il 10,3% della superficie dell’isola di Jeju, il territorio più meridionale della Corea del Sud. Si tratta del Geomunoreum, considerato come la più rimarchevole rete di gallerie scavate nella lava a livello mondiale (formate da 100.000 a 300.000 anni fa da grandi quantità di basalto eruttate dal vulcano Geomunoreum), del cono di tufo Seongsan Ilchulbong che, con i suoi 182 metri, si eleva da 5000 anni come una fortezza dalle acque del mare creando un paesaggio eccezionale, e del Monte Hallasan, la sommità più alta della Corea del Sud (1950 m), con le sue cascate d’acqua, le sue formazioni di pietra dalle svariate forme e il suo cratere diventato un lago. Il luogo è celebre per il suo ecosistema verticale di piante; vi abitano 1800 specie di piante e 4000 di animali (3300 di insetti), di cui alcune in pericolo di estinzione, ed è parco nazionale dal 1970.

Links:
- http://portal.unesco.org/fr/ (galleria di immagini)

Il Carso della Cina del Sud (Cina)

Con i loro quasi 600.000 kmq, aventi come centro la provincia del Guizhou, i rilievi carsici della Cina meridionale formano la più grande regione carsica del mondo. Se ne parla come del museo mondiale delle formazioni carsiche continentali delle regioni tropicali e subtropicali e di un raggruppamento unico di pianure, colline, montagne e altipiani. Questi rilievi non hanno solo un valore estetico, ma dal punto di vista scientifico aiutano a comprendere l’evoluzione del pianeta e la formazione dello Yangzi come quelle delle sue Tre Gole. Qui si ritrovano delle formazioni carsiche eccezionali dovute a un’evoluzione geologica lunga e complessa, in particolar modo le tre formazioni più tipiche del mondo: i coni individuali (fenglin), le spade – nella foresta di Pietre di Shilin – e i coni a base comune (fengcong), così come i fenomeni carsici inabituali quali i tiankeng (fossa carsica gigante) e i difeng (fessura carsica profonda). Inoltre, la regione ospita spettacolari sistemi di grotte sotterranee. Di rilievo il fatto che in questi luoghi si trovano 50 dei 70 tiankeng esistenti al mondo.

I tre siti che offrono la migliore combinazione di rilievi carsici iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco sono il carso di Wulong (municipalità di Chongqing), di Libo (provincia del Guizhou) e di Shilin (provincia dello Yunnan). Le foreste di pietre di Shilin sono considerate dei fenomeni naturali superlativi e un riferimento mondiale. Il gruppo comprende la foresta di pietre di Naigu, formata su calcare dolomitico, e la foresta di pietre di Suyishan, che si eleva da un lago.

Shilin contiene la più grande varietà di forme di pinnacoli e la più grande diversità di forme e colori mutevoli. Anche quello a coni e torri di Libo è considerato il sito tipo a livello mondiale e offre un paesaggio molto particolare e di grande bellezza. Il carso di Wolong è stato iscritto per le sue doline giganti, i suoi ponti naturali e le caverne.

Links:
- http://portal.unesco.org/fr/ (galleria di immagini)
- http://www.theculturedtraveler.com (approfondimento)


Frammenti d'Oriente, settembre 2007

 

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