China Candid
Il boia di Pechino e il
pastore di una chiesa cristiana clandestina, il miliardario che fa una
fortuna speculando sul commercio di birra e il dirigente di partito a
riposo, l’hacker che accusa il governo di fare la vera pirateria
informatica, la commessa di sexy-shop e la prostituta di Shenzen…
Attraverso le storie individuali di persone comuni, ecco il volto non
ufficiale della Cina contemporanea, un’affascinante controstoria
raccontata come nessun libro aveva mai fatto.
Sang Ye ha raccolto in
questo libro le narrazioni orali di uomini, donne e bambini della Repubblica
Popolare Cinese, dalle esperienze e dai lavori più diverso e bizzarri. Nei
ventisei monologhi, raccontati come davanti a una invisibile macchina da
presa, prende forma una imperdibile storia alternativa che svela che cosa è
davvero il misterioso Pianeta Cina del nuovo millennio. Ciascuno parla,
coperto dall’anonimato e in condizioni di assoluta libertà, con
franchezza e candore, mettendo a nudo le contraddizioni di un Paese che vive
in bilico tra un passato remoto il quale mostra ancora il suo volto arcaico
e un presente in tumultuosa, selvaggia trasformazione. Il risultato è un
grande autoritratto collettivo di questa nazione dlla sua fondazione nel
1949 ai giorni nostri..
Sang Ye, giornalista, è nato a Pechino
nel ’55. Dal 1989 vive tra la Cina e l’Australia. Ha scritto altri due
libri: The Year the Dragon Came (1996) e, con Zhang Xinxin, Homo Pekinensis
(1990).
Il sangue della Cina
Un reportage sullo scandalo di un’epidemia negata dal potere politico
Agli inizi degli anni Novanta le autorità
sanitarie del Henan, provincia rurale arretrata e molto popolosa della Cina
centrale, hanno incitato gli abitanti più poveri a vendere il proprio
sangue per arrotondare il reddito. La raccolta ematica, eseguita senza
controlli e nell’assenza di precauzioni igieniche, si è tradotta
immediatamente in un’epidemia di epatite e di contagio da HIV di
proporzioni colossali. Alla catastrofe umana senza precedenti che ha
decimato intere famiglie, lasciando migliaia di orfani, si aggiunge lo
scandalo del mancato intervento delle autorità che sapevano dal 1994 –
epoca in cui il virus dell’AIDS era già ampiamente documentato – ma non
hanno fatto nulla fino al 2003. Primo fra i giornalisti francesi a rivelare
l’entità della piaga, Pierre Haski è poi tornato in quei villaggi
«dimenticati» in compagnia del fotografo Bertrand Meunier, viaggiando di
notte per evitare le milizie che sbarravano la strada alla stampa e alle
organizzazioni non governative cinesi. Un reportage agghiacciante che punta
il dito sul colpevole insabbiamento dell’emergenza – atteggiamento che
il governo tende ad adottare in più situazioni, con notevole pericolo per l’intera
comunità internazionale – e su un silenzio omertoso e impunito.
Pierre Haski, francese,
a lungo corrispondente da Pechino per Libération, di cui ora è
vicedirettore, ha fatto conoscere in tutto il mondo la storia di Ma Yan, in
reportage uscito in Italia su Internazionale, al quale è seguito il volume
di Sperling & Kupfer Il diario di Ma Yan (ripubblicato con il titolo Il
volo spezzato).
Bertrand Meunier è un
fotografo indipendente.
War trash
In questa notte del 1951,
nel campo di detenzione americano dell'isola di Koje, in Corea, il cielo è
color indaco e le stelle così fitte che sembrano toccarsi. Yu Yuan, giovane
ufficiale dell'Esercito di Liberazione cinese, si è appena svegliato nella
sua piccola e malconcia tenda, nella sezione del campo in cui gli americani
hanno sistemato i prigionieri «comunisti» della guerra di Corea. Giusto il
tempo di aprire gli occhi, e Yu Yuan ha visto con orrore due parole inglesi
tatuate sulla sua pancia, proprio sotto l'ombelico: «FUCK COMMUNISM».
Senza dubbio, un regalo dei prigionieri che soggiornano nei tendoni con
strutture di ferro e se ne vanno in giro ostentando l'emblema con il sole:
gli ufficiali che hanno prestato servizio nell'esercito di Chiang Kai‑shek
e che, sebbene indossino la stessa divisa degli altri prigionieri, con le
medesime lettere «PW» sulle maniche o sui taschini, spadroneggiano nel
campo.
Yu Yuan non è comunista, vuole semplicemente tornarsene in Cina da Tao
Julan, la sua fidanzata, ma per i nazionalisti chiunque non voglia
ricongiungersi a Taiwan è uno sporco traditore o un comunista.
Nell'arte di infiggere dolore, gli americani non scherzano sull'isola di
Koje, ti picchiano, ti rompono le costole, ti spaccano la faccia e ti
lasciano, com'è accaduto al commissario Pei, in una pozza di acqua putrida
per notti intere. Solo i prigionieri nazionalisti cinesi sono capaci, però,
di estrema raffinatezza nelle torture. Solo loro traggono autentico piacere
dall'infliggere dolore agli altri. Ti spezzano le caviglie, ti obbligano a
inginocchiarti su lattine aperte e taglienti; ti sfregiano il corpo con un
coltello e poi ti mettono del sale sulle ferite; ti mettono a testa in giù
dentro una tinozza vuota e ti solleticano le piante dei piedi con dei
pennelli; ti legano a una panca e ti riempiono lo stomaco di acqua mista a
polvere di peperoncino; ti spogliano e ti mettono dentro un barile con dei
cocci di bottiglie di birra... Insomma, non mancano certo di inventiva...
Yu Yuan è partito per una battaglia che non capiva e, quando è stato fatto
prigioniero, ha pensato che la guerra fosse finita. Ma nel campo, la guerra
non è affatto finita, è diventata anzi ancora più sottile e terribile,
una guerra in cui la sorveglianza e l'umiliazione sono spietate e in cui è
difficile persino distinguere chi sia realmente il nemico. È diventata,
insomma, una war trash, dove lo spettacolo della cancellazione della
coscienza e della riduzione dell'esistenza umana a semplice, triviale
sopravvivenza è la regola quotidiana...
Descrivendo magnificamente gli istinti umani chiamati in causa in un campo
di prigionia americano durante la guerra coreana, Ha Jin ci offre con War
trash uno straordinario romanzo dagli echi dostoevskijani e dalla
bruciante attualità.
Ha Jin ha lasciato la
Cina nel 1985 per andare a vivere negli Stati Uniti. Professore di inglese
alla Emory University di Atlanta, ha pubblicato due libri di poesie,
raccolte di racconti: Mica facile trovare un ammazzatigri (Neri Pozza 2002),
Ocean of Words (Premio PEN/Hemingway 1997), Under the Red Flag (Premio
Flannery O'Connor 1996), e i romanzi In the Pond, L'attesa (Neri Pozza 2000,
National Book Award 1999 e PE1•1/Faulkner Award 2000), Pazzia (Neri Pozza
2003). War trash è stato finalista del Pulitzer Prize 2005 ed è stato
nominato Libro dell'anno 2005 dal New York Times.
Pierre Haski, Il sangue della Cina, pagg.
170, Sperling & Kupfer, Milano, 2006, € 15,00
Sang Ye, China Candid, pagg. 414,
Einaudi, Torino, 2006, € 15,80
Ha Jin, War trash, pagg. 452, Neri
Pozza, Vicenza, 2005, € 18,00