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INDICE>FRAMMENTI D'ORIENTE>In libreria: Nanchino 1937, Pollo al burro a Ludhiana, La leggenda di Otori

In libreria

Se per voi i libri sono ancora la strenna migliore, ecco le nostre proposte: Pollo al burro a Ludhiana, un diario di viaggio alla scoperta dell'India meno conosciuta ma forse più autentica, quella delle "piccole" città; La Leggenda di Otori, primo capitolo di una saga giapponese estremamente coinvolgente, scritto mirabilmente e che, pur essendo un'opera puramente immaginaria, fa riferimento a costumi e tradizioni giapponesi reali; infine Nanchino 1937, racconto di un amore travolgente ambientato a Nanchino alle soglie della sanguinosa occupazione giapponese.

NANCHINO 1937
Ding Wenyu, professore quarantenne, libertino incallito e annoiato narcisista, è invischiato in un matrimonio senza amore e passa le sue giornate tra i bar e i bordelli di Nanchino, vivendo come se non esistesse un domani. Il primo giorno del gennaio 1937, durante il matrimonio di alcuni conoscenti, viene travolto dall'amore per la splendida sposa, Ren Yuyuan. Inizia così un lungo assedio sentimentale fatto di interminabili lettere che Ding Wenyu scrive all'amata, di una travolgente passione che porta il professore a comportarsi in maniera sempre più bizzarra e imbarazzante. I suoi metodi goffi ma tenaci distruggono definitivamente il suo matrimonio ma insinuano crepe sempre più vistose anche nella relazione tra i novelli sposi Ren Yuyuan e Yu Kerun.
Intanto la Storia incombe sui protagonisti: i giapponesi sono alle porte della città e si apprestano a entrare per seminare morte e distruzione, a compiere la più spietata e sanguinosa occupazione di tutti i tempi, che porterà alla morte di centinaia di migliaia di abitanti. Il destino lascerà agli amanti solo poche ore.
Nanchino 1937 è un arazzo in cui le figure dei personaggi si stagliano sullo sfondo tragico della Cina degli Anni '30, ricostruito con mano sapiente. Il risultato è un'opera di immenso fascino che rivela al mondo un grande autore.
Alla sua uscita in Cina, Nanchino 1937 è stato accolto dalla critica come un capolavoro della letteratura contemporanea ed è immediatamente diventato un bestseller.
Eccone l'incipit:
Da molti anni ormai il mio sguardo è fisso sulla Nanchino del 1937. Come una carcassa lussuosamente decorata, l'antica capitale si è inabissata da tempo nel mare di vecchie carte della Storia. Tutto passa, nulla resta immutato, e Nanchino, antica capitale, come una donna attempata dalla sfiorita bellezza, non può più godere del favore della gente. Desta emozione e spinge a riflettere la vicenda di quest'antica città, il cui subitaneo splendore, i rapidi fasti e la rovinosa caduta durante l'era repubblicana sono destinati a giacere sepolti nella polvere della Storia. Nanchino è un fossile vivente della defunta Repubblca Cinese, qualcosa da conservare nel ricordo soltanto come esemplare appartenente al passato. Il fascino di Nanchino giace esclusivamente in quei toponimi arcani, pregni di un'immensa energia storica, come, per esempio, il nome di Taicheng, nei versi "Massime crudeli sono i salici a Taicheng, che ancora oggi di una verde nebbia avvolgono per dieci li l'argine del fiume", oppure nella poesia Il vicolo della Rondine: "Le rondini che facean il nido sulla porta dei nobili Wang e Xie, entran ora in volo nella dimora della gente comune". […]

Ye Zhaoyan è uno dei più popolari autori cinesi. Vive a Nanchino. Ha pubblicato oltre trenta romanzi. Nanchino 1937, ampiamente tradotto all'estero, segna l'esordio internazionale dell'autore. 

LA LEGGENDA DI OTORI
In un Giappone antico e magnifico, dove crudeltà e riti familiari si intrecciano, ha inizio la travolgente storia di Takeo, un giovane ragazzo che viene improvvisamente strappato alla vita tranquilla del suo villaggio.
Nei suoi occhi si riflette un evento terribile: i guerrieri del perfido Lord Iida, signore dei Tohan, distruggono in poche ore tutto che riempiva la sua esistenza.
Senza genitori, senza casa, unico superstite del massacro, Takeo viene salvato da un nobile cavaliere sbucato dal nulla.
Adottato dal suo salvatore, il valoroso Lord Shigeru, Takeo inizierà una nuova vita nel leggendario palazzo del Clan di Otori.
Il ragazzo fronteggerà odio e intrighi, passione e tradimenti e, sfruttando i poteri soprannaturali che scoprirà di possedere, riuscirà a ricambiare il favore resogli da Lord Shigeru, legando indissolubilmente il suo destino a quello del suo benefattore. Perfezionando l'arte del combattimento, Takeo diventerà la principale pedina di un complotto ordito dai signori della guerra, impegnati in lotte di dominio senza fine.
In un mondo fuori dal tempo, dominato da codici d'onore e da rigidi rituali di una tradizione millenaria, Takeo potrà compiere il suo cammino e incontrerà per la prima volta l'amore.
La leggenda di Otori è il primo di una trilogia di romanzi. Il secondo, intitolato Il viaggio di Takeo, è in uscita in questi giorni.
Ecco come Takeo scopre la distruzione della sua famiglia:
[…] Scoppiavano spesso incendi nel villaggio, perché quasi tutte le nostre case erano di legno e paglia, però stavolta non sentivo gridare e imprecare come accadeva di solito, né udivo il rumore dei secchi che venivano passati di mano in mano. Le cicale frinivano senza posa e le rane gracidavano nelle risaie. In lotananza, tra i monti, echeggiò un tuono. L'aria era umida e greve.
Sudavo, ma il sudore mi si gelò sulla fronte, Saltai il fosso dell'ultimo campo terrazzato e guardai, a valle, la mia casa. Non c'era più. […] 


Lian Hearn, inglese, ha studiato lingue all'università di Oxford. Ha lavorato come critico cinematografico e nel campo dell'arte prima di stabilirsi in Australia. Un profondo interesse per la lingua e la cultura giapponese ha portato l'autore, dopo vari viaggi, a scrivere questo romanzo, primo di una trilogia.

POLLO AL BURRO A LUDHIANA
Esiste un India lontano dagli stereotipi occidentali, ben diversa dalle immagini oleografiche a cui si affida lo sguardo del turista straniero alla ricerca del fascino dell'esotico o dei riti della spiritualità orientale; esiste un'India diversa, in cui non c'è traccia di guru né di facili misticismi, e in cui la povertà e la miseria non assumono il volto drammatico ma consueto delle immense metropoli congestionate come Dehli o Calcutta. Ed è a questo inedito ma pur sempre gigantesco paese che Pankaj Mishra dedica il suo viaggio, un vero e proprio itinerario di scoperta: villaggi, piccoli centri rurali, città dormitorio, periferie, tutta la realtà del subcontinente che da sempre è rimasta fuori dalla luce dei riflettori, lontana dagli occhi dell'Occidente. È quello che scopriamo, guidati dalla penna leggera ma affilata dello scrittore indiano, è un mondo immerso nelle contraddizioni, in cui tradizioni e desiderio di rinnovamento si mescolano creando un mosaico di brutture e incertezze, di nostalgia e di speranza. Al suono ossessivo della canzoncina blandamente e allusivamente erotica che costituisce la discussa hit del momento, viaggiamo su pullman e treni di terz'ordine, in compagnia di inverosimili uomini d'affari e di goffe aspiranti top model, scopriamo il lato turpe e violento della città sacra Benares, incontriamo le ambizioni di giovani attivisti rivoluzionari che sognano in realtà soltanto di fuggire dallo squallore di quel mondo dimenticato. E dappertutto il rumore di sottofondo si una musica senza requie e senza radici, la televisione di stato che trasmette soap opera americane, quotidiani locali e nazionali invasi dal gossip e dalla cronaca rosa, la natura devastata e stravolta dall'insensatezza di un'edilizia scriteriata. È il "progresso", atteso con ansia, che finalmente arriva e che vorrebbe tutto travolgere, senza però sempre riuscirci. Poiché può capitare comunque di assaporare insperate sorprese: come il favoloso pollo al burro che forse, ancora per qualche tempo, si potrà gustare sulla strada principale di Ludhiana, estremo baluardo gastronomico della provincia indiana.
Ecco uno stralcio del primo capitolo:
[…] L'autobus per Manali sarebbe dovuto partire alle otto del mattino. Ma il momento della partenza arrivò e passò senza alcuna traccia di mezzi di trasporto. Dopo di che i minuti cominciarono a trascorrere con una lentezza esasperante. Mezz'ora più tardi, del pullman non si vede ancora neppure l'ombra. 
Ad aspettarlo, quel giorno, c'era una folla alquanto eterogenea: coppie in luna di miele, ben decise a occuparsi solo di se stesse e a mantenere con il mondo esterno rapporti a dir tanto inconsistenti; forestieri appassionati di trekking in giacche e cappucci dai colori vivacissimi e scarpe Timberland incrostate di fango, ormai rassegnati ai ritardi indiani; e famiglie numerose con bambini e canuti personaggi ancestrali, ardimentosi in maniera ammirevole nell'affrontare un tragitto di nove ore capace di logorare individui ben più giovani. […] Alle nove e mezzo, infine, arrivò il pullman. Naturalmente nessuno presentò scuse né spiegazioni. Era già una fortuna avere ottenuto tanto: un veicolo abbastanza pulito, con i sedili regolabili. Caricammo in fretta i bagagli sul tetto e ci sistemammo a bordo. Cinque minuti dopo partimmo. 
Ci fermammo nel giro di tre minuti. […]


Pankaj Mishra è nato in India nel 1969 e viva tra Nuova Delhi e Simla. Collabora al "New York Review of Books", al "Times Literary Supplement" e a diversi giornali indiani.


Ye Zhaoyan, Nanchino 1937, Rizzoli, Milano, 2003, € 17,00

Lian Hearn, La leggenda di Otori, Mondadori, Milano, 2002, € 14,00

Pankaj Mishra, Pollo al burro a Ludhiana, Guanda, Parma, 2003, € 15,00 



Patrizia Berzuini

Frammenti d'Oriente, dicembre 2003

 

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