(a cura di Patrizia Berzuini)
Le sei reincarnazioni di Ximen Nao
Primo gennaio del 1950: Ximen Nao, un ricco proprietario
terriero, è stato giustiziato dai suoi mezzadri alla vigilia della
rivoluzione cinese e da due anni vive nel mondo delle tenebre. Sebbene
subisca i più crudeli e dolorosi supplizi, rifiuta di pentirsi: è convinto
di avere condotto una vita giusta e di essere invece stato immeritatamente
condannato. Re Yama, il terrifico signore della morte, è talmente stufo di
lui, delle sue continue, fastidiose lagnanze che alla fine gli dà la
possibilità di reincarnarsi nei luoghi dove ha vissuto. Ximen Nao spera di
riprendere così possesso della moglie, delle due concubine, della terra,
dei suoi averi. Non immagina che tanta generosità nasconde una ancora
maggiore insidia: perché Re Yama decide di farlo reincarnare non in se
stesso, ma in un asino. Al momento di tornare sulla terra, Ximen si rifiuta
inoltre di bere una pozione che gli consentirebbe di dimenticare il passato
e di liberarsi progressivamente delle pulsioni, del desiderio, dell’odio,
della sete di vendetta. Vuole che le esperienze della vita precedente
rimangano impresse nella sua memoria. Che senso avrebbe, altrimenti, tornare
nel mondo degli uomini per riparare all’ingiustizia subita? Nell’arco di
cinquant’anni all’asino faranno seguito il toro, il maiale, il cane, la
scimmia. Un lasso di tempo che basterà a Ximen per liberarsi di ogni
rancore e durante il quale sarà partecipe degli eventi piccoli e grandi che
hanno contribuito a trasformare la Cina. E alla fine giungerà anche il
momento in cui Re Yama gli consentirà di ridiventare uomo: il 31 dicembre
del 2000, la notte della nascita del nuovo millennio, verrà al mondo un
bambino di nome Lan Qiansui, ossia «Lan mille anni»; sarà lui, che ha un
«corpo piccolo e magro e la testa insolitamente grande, una memoria
eccellente e una parlantina sciolta», a iniziare, il giorno del suo quinto
compleanno, il racconto della propria storia: «Dal primo gennaio dell’anno
1950... »
Mo Yan
è nato in Cina, nella provincia dello Shandong, da una famiglia di
contadini, nel 1955 Per molti anni ha lavorato al Dipartimento culturale
delle Forze armate. Fra le sue numerose opere narrative, Einaudi ha finora
pubblicato Sorgo rosso, L’uomo che allevava i gatti
(entrambi del 1997), Grande seno, fianchi larghi (2001) e Il
supplizio del legno di sandalo (2005). Nel 2005 gli è stato assegnato
il Premio Nonino.
Mo Yan, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, Einaudi, € 26,00
L’ultimo chef
cinese
Maggie è appena arrivata a Pechino, davanti alla casa
del giovane chef che ha deciso di intervistare per la rivista americana di
gastronomia con la quale collabora. La casa ha il tipico aspetto degli
edifici cinesi in stile antico: una costruzione bassa, con un portone rosso
di legno massiccio, che dà su un lago lungo e stretto, fiancheggiato da
alberi.
Un paesaggio completamente diverso dal porto di Marina,
in California, dove Maggie è andata a vivere su una barca, e dove è
riuscita a ritrovare un suo equilibrio, dopo il tragico incidente che è
costato la vita a Matt, suo marito. Un equilibrio, tuttavia, decisamente
turbato dalla telefonata di qualche giorno prima di Carey. Ex collaboratore
di Matt nel suo studio legale a Pechino, Carey le ha comunicato, con un
freddo tono giuridico, che nelle aule del tribunale della capitale cinese
giace un’istanza legale in cui una donna sostiene che Matt è il padre
della sua bambina.
Maggie ha impiegato del tempo per riaversi dalla sorpresa, poi ha deciso di
prendere il primo volo per Pechino per appurare la verità.
Una volta in terra cinese, per non macerarsi in una snervante attesa del
test di paternità, ha pensato che non c’era niente di meglio che offrire
ai lettori di Table un servizio finalmente diverso dalle solite
litanie sulla cucina popolare americana: il ritratto di Sam Liang, giovane
chef emergente, per metà americano e per l’altra metà cinese, erede
duetto della scuola tradizionalista di Liang Wei, autore del celebre
trattato intitolato L’ultimo chef cinese.
Quando Maggie bussa al portone di casa Liang, dopo aver sentito dei passi
risuonare sul ghiaino, si trova al cospetto di un giovane uomo affascinante,
dagli zigomi pronunciati e dai capelli neri e lisci raccolti a coda di
cavallo.
Ma quello che le toglie il fiato è il regno di quell’antica
casa: una cucina organizzata in modo stupefacente. Ogni centimetro delle
pareti è coperto di mensole, con sopra ciotole, contenitori, bottiglie e
vasetti pieni di ogni tipo di salsa e spezie. Al centro, poi, troneggia un
magnifico bancone a isola, con sopra tre lucide sezioni circolari di tronchi
d’albero.
Romanzo che come nessun altro ci conduce nel cuore dell’alta
cucina cinese, là dove il cibo diventa raffinato gioco intellettuale ed
efficace modo di prendersi cura di sé e di stare insieme. L’ultimo
chef cinese costituisce «uno stupefacente ritratto di un paese colto
nel conflitto tra tradizione e vita moderna» (Entertainment Weekly).
Nicole Mones,
autrice del New York Times Notable Book La donna di giada (Neri
Pozza, 2000) e di La fragile bellezza del passato (Neri Pozza, 2002),
collabora spesso con la rivista Gourmet. La donna di giada, tradotto
in undici lingue, bestseller internazionale, ha vinto il Janet Heidinger
Kafka Price come migliore opera di narrativa scritta da una donna americana,
oltre al Northwest Booksellers Association Award. Nicole Mones vive a
Portland, nell’Oregon, con la sua famiglia. Il suo sito ufficiale è http://nicolemones.com
Nicole Mones, L’ultimo chef cinese, Neri Pozza Editore, €
17,50
Arricchirsi è
glorioso
La Cina di Yu Hua e dei fratelli Li Testapelata e Song
Gang. Una Cina in cui milioni di cittadini cinesi cresciuti sotto la
bandiera rossa sono catapultati nella modernità, dove “arricchirsi è
glorioso”, vendendo immondizia, imeni artificiali marca Giovanna d’Arco
o addirittura se stessi. L’ex straccivendolo Li Testapelata, ora
arcimiliardario presidente Li, può decidere di fare un giro nello spazio o
di radere al suolo un’antica città per costruire la sua nuova Liuzhen,
tutta centri commerciali, luci al neon e palazzi svettanti. Song Gang, dopo
il lavoro in fabbrica e l’inaspettato matrimonio da favola, segue le orme
di un imbroglione per cercare di arricchirsi come il fratello. Entrambi
appartengono a un mondo consumista che corrode tutto, passato e presente, la
Rivoluzione e le prospettive di una libertà diversa. I fratelli si
separano, le famiglie si sfaldano, gli ingenui soccombono e chi sopravvive
deve fare i conti con “una desolazione incommensurabile”.
Capitolo secondo di Brothers, questo romanzo, dopo
tante incontenibili risate, se ne porta appresso una, l’ultima, amara. La
Cina non è vicina e per la prima volta misuriamo qual è la sua esatta
distanza; ciò che ci sembra caricatura è, semplicemente, diversità. O
siamo noi allo specchio?
Yu Hua
è nato nel 1960 ad Hangzhou. Figlio di medici, trascorre lunghi pomeriggi
dell’infanzia a giocare nel cortile dell’ospedale. Di quel periodo
ricorda il passaggio dei morti verso l’obitorio e il camice del padre
sporco di sangue all’uscita dalla sala operatoria. Lì fa il suo
apprendistato di scrittore. È considerato uno dei migliori autori cinesi
della nuova generazione. Con Einaudi ha pubblicato Torture (1997), Cronache
di un venditore di sangue (1999) e Le cose del mondo sono fumo
(2004); con Donzelli Vivere! (1997), con il quale ha vinto il premio
Grinzane Cavour e da cui è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou, e L’eco
della pioggia (1998); con Feltrinelli, oltre al primo volume di Brothers
(2008), la riedizione (2009) di Vivere!, da cui è stato tratto il
film omonimo di Zhang Yimou.
Yu Hua, Arricchirsi è glorioso (Brothers seconda parte),
Feltrinelli, € 19,00