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I segreti delle bacchette cinesi

L’uso delle bacchette in Cina risale al periodo Shang (1766-1123 a.C.), sebbene non si possa stabilire con esattezza quando esse sostituirono completamente le dita, delle quali possono, a ragione, considerarsi il prolungamento.

Sono dunque il segno del progressivo raffinamento degli usi per quanto concerne il rito del cibarsi, allo stesso modo dell’introduzione delle sedie intorno al tavolo.

In origine si chiamavano zhu, vocabolo dal significato connesso al concetto di "aiutare". Ma la sua assonanza con la parola finire, considerata di cattivo auspicio, fece sì che il termine venisse progressivamente mutato in kuaizi, "ciò che è veloce".

Ancora una volta possiamo notare il simbolismo superstizioso della massa nell’uso dei termini divenuti comuni per il carattere evocativo di altre parole di pronuncia simile. In questo caso infatti gli ideogrammi che compongono la parola kuaizi si pronunciano allo stesso modo di quelli che significano "figli presto"; ciò fa delle bacchette (specialmente in avorio) un comune dono di nozze.

Non esiste un modo unico di impugnare le bacchette: essenziale è solo che possano tenere saldamente il cibo per portarlo alla bocca. Ma alcuni suggerimenti possono essere utili:

1. La prima bacchetta dovrebbe stare nell’incavo tra il pollice e l’indice, appoggiata sull’anulare, in posizione fissa.

2. La seconda bacchetta, stretta tra le sommità di pollice, indice e medio, dovrebbe potersi manovrare liberamente.

3. Le punte riunite dovrebbero combaciare.

A spiegazione di come l’uomo percorra nella sua esistenza la via dell’umanità che lo ha preceduto, c’è un’acuta osservazione cinese che fa notare come a un bambino venga naturale usare le bacchette molto vicino alle punte, quasi a toccare il cibo con le dita, per poi salire verso la sommità nell’età matura, percorrendo su di esse un cammino che va di pari passo con quello della propria vita.


Frammenti d'Oriente, febbraio 1997

 

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