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Ai quattro angoli della Cina
YUNNAN DA SCOPRIRE (2)

A KUNMING ETERNA PRIMAVERA
Una complessa realtà urbana con paesaggi bellissimi

Nel suo ultimo numero FdO ha parlato dello Yunnan, quello delle minoranze nazionali, a partire dal distretto di Xishuangbanna e dalla sua capitale Jinghong, uno dei paradisi naturali della Cina.
Di questa provincia climaticamente fortunata la città principale e più nota è la capitale Kunming, che gode la fama di "città dell’eterna primavera".

Il lago Dianchi e le ragazze delle giunche da pesca

La città di Kunming ha una realtà urbana ormai complessa ma è anche una riserva naturale di bellezze paesaggistiche, dal lago Dianchi alla Foresta di pietre.
Le giunche da pesca punteggiano le acque color zaffiro del lago, così non è raro imbattersi, con la brezza o con il sole, nelle ragazze pescatrici dello Yunnan. La costa occidentale del lago è collinosa, quella orientale pianeggiante; l’estrema propaggine meridionale, in particolare l’area sud-orientale, ha anche una destinazione industriale. Di forma allungata, 150 km di circonferenza, 40 km la direttrice nord-sud, copre complessivamente un’area di 300 m², 500 li cinesi, ed è solcato dalle famose giunche pirata, oggi utili solo all’attività ittica, con le vele dai sostegni di bambù e denominate fanchuan, ma è anche luogo adatto per un’escursione a piedi, fino alla Porta del Drago, lungo i sentieri delle Colline Occidentali.
La ricchezza del lago Dianchi è anche dovuta al controllo ecologico dell’ambiente: la stagione della riproduzione dura da aprile a giugno. In questo periodo la pesca è vietata e così, alla "riapertura" del lago le giunche ricompaiono, tornando ad assembrarsi fitte già molto prima dell’alba.

Ecco quel che Marco Polo scrisse della città di Kunming:

«Al termine di queste cinque giornate si trova una città capitale di un regno che si chiama Jaci: è grande e nobile, e qui sono numerosi i mercanti e gli artigiani. Le genti sono di diverse religioni: vi sono gli adoratori di Maometto, gli idolatri e pochi cristiani nestoriani.
Hanno frumento e riso, ma non mangiano pane di frumento che in quella provincia è poco sano: mangiano molto riso, e dal riso mescolato con le spezie ricavano una bevanda bella e chiara che ubriaca come il vino. Hanno una moneta tutta loro: spendono conchiglie - quelle che si mettono al collo dei cani e si trovano nel mare - dando a ottanta conchiglie il valore di un saggio d’argento che sarebbe due grossi di Venezia. E dovete sapere che otto saggi d’argento fino valgono un saggio d’oro fino. Hanno anche pozzi di acqua salata dalla quale ricavano il sale: e del commercio del sale vive tutta la provincia, e anche il re ne ritrae grandi guadagni. Non si curano se qualcuno giace con la moglie di un altro purché ciò avvenga col consenso della donna.
Avendo parlato ora del regno di Jaci, vi racconterò del regno di Caragian; ma prima voglio dirvi una cosa che avevo dimenticato. Dovete sapere che hanno un lago di cento miglia di circonferenza popolatissimo di pesci e sono i migliori pesci del mondo, grossissimi e di ogni specie. Vi dirò che gli abitanti mangiano cruda la carne di gallina, di montone, di bue e di bufalo. La povera gente va al macello e compra il fegato crudo appena estratto dagli animali uccisi, lo taglia a pezzetti, lo immerge in una salsa d’aglio e lo mangia subito. E così fanno di tutte le altri carni. Mangiano carne cruda anche i ricchi; ma dopo averla tritata minutissimamente la immergono in una salsa d’aglio e di buone spezie: poi la mangiano così volentieri come noi mangiamo la carne cotta».

La descrizione è piuttosto interessante e quanto mai affascinante: mentre il riferimento al lago Dianchi è immediatamente evidente, i costumi alimentari ai quali Il Milione si riferisce sono tipicamente mongoli. È a fuoco con dettagliata esposizione la preparazione di una tartare, che doveva fare orrore alla razza han, ma che la dinastia mongola degli Yuan doveva in qualche modo aver importato in Cina.

La Foresta di pietre

A 126 km dalla città, procedendo in direzione sud-est, nell’area del comune di Lunan, si trova la Foresta di pietre, Shilin in lingua cinese. Veri e propri pilastri di rocce e sculture dalle forme più strane sono stati intagliati dal tempo nella roccia calcarea da un lungo processo di erosione. L’immaginazione degli abitanti ha contribuito a vedervi un Fungo di diecimila anni, che infatti ha un’altezza di 10 metri, una Madre col figlio, persino un Cammello che cavalca un elefante o una Fenice che si pettina le ali. Sulle rocce è persino inciso un poemetto, è l’Ode al Fior di pruno di Mao Zedong:

«Fuori dell’ufficio postale, oltre quel ponte sgangherato,
solo, deserto, un bocciolo di fiore.
Triste della sua solitaria esistenza all’imbrunire, è ora battuto dalla pioggia e dal vento.
Eppure gli altri fiori dovrebbero esserne invidiosi! Non attende la primavera per sé solo.
Può avere i petali nel fango,
ma del suo profumo rimane la memoria».

250 milioni di anni fa l’altipiano dello Yunnan era coperto dalle acque dell’Oceano, che allora era il mare di Thetys: le conchiglie marine che vi sono state rinvenute ne sono una testimonianza, poi la deriva dei continenti portò il subcontinente asiatico a premere contro le coste dell’Asia e, dieci milioni di anni fa, per effetto della compressione, le terre implicate nel fenomeno cominciarono un processo di lenta levitazione, che dette origine alla catena dell’Himalaya, compresi gli altipiani che le stanno a ridosso, uno dei quali è questo della provincia dello Yunnan. Le formazioni carsiche della Foresta di pietra sono state prodotte prima dall’erosione delle acque e poi da quella dei venti, in questo lungo processo geologico.

I Sani, l’etnia che abita il villaggio dei Cinque alberi, proprio nel cuore della Foresta di pietre, hanno circondato il processo di formazione di Shilin dell’alone leggendario della storia di Jinfeng Roga, un personaggio eroico che rappresenta il coraggio di questa minoranza.
La leggenda dice che, volendo costruire una diga a protezione del territorio dei Sani dalla siccità e dalle inondazioni, rubò agli dei, nel cuore della notte, una frusta magica con la quale percuoteva le rocce del luogo per concentrarle in un’unica porzione di territorio e crearvi una barriera naturale.
La luce del giorno però lo sorprese ancora al lavoro e, scoperto dagli dei, finì con l’essere battuto egli stesso, per mano divina, da quella frusta magica e quindi ucciso. Le rocce di Shilin conservano ancor oggi profonde fenditure che agli occhi dei Sani sono la traccia incancellabile delle fruste del loro mitico antenato.

Templi e Laghi

Anche il lago Cuihu o "lago verde" è degno di una visita, sebbene sia un laghetto rispetto al grande Dianchi, sito nell’area nord-ovest della città, alimentato da nove fonti sorgive. Al centro vi sorge un isolotto che ospita due palazzotti e un padiglione esagonale dal nome originale di Padiglione delle onde verdi, luogo di raduno di cantanti improvvisati e non, circondato da un paesaggio di colline artificiali.
Daguan, il parco del Padiglione della grande vista o del grande spettacolo è il punto di partenza per una gita lungo i sentieri delle Colline Occidentali e si trova a tre chilometri dalla città in direzione sud-ovest.
Il parco è stato ridisegnato nel 1866 e copre 60 ettari di terreno, mentre il padiglione porta inscritti i versi del poeta della dinastia Qing, Sun Ranweng, che pare siano i più lunghi mai incisi su un portale di tempio.

Dieci chilometri dopo il parco Daguan e salendo attraverso un sentiero pavimentato si incontra il tempio Taihua, ma che sia un tempio nulla lo fa pensare, si tratta solo di un nome: non ci sono altari e neppure statue, solo giardini fioriti che ne fanno un parco botanico per la ricchezza delle varietà floreali.

Un monastero vero e proprio è invece quello di Qiongzhu o meglio Qiongzhusi, che vuol dire "tempio dei Bambù", a 11 km dalla città: risale alla dinastia Tang e nel 1300 fu adibito a residenza estiva di un principe della dinastia Yuan, di origine mongola, ma ciò che oggi ne fa un sito interessante è la Sala dei 500 Arhat, prezioso esempio di arte buddhista. Le statue sono espressive e realistiche e conservano in gran parte la vivacità del colore; esse hanno anche valore documentaristico perché differiscono nell’abbigliamento secondo la differente funzione sociale rappresentata: guerrieri, funzionari, studiosi, monaci giovani o anziani portano tutti abiti differenti e di differenti colori e montano le più diverse cavalcature: cani blu, granchi giganti, gamberi, tartarughe, unicorni.
Arhat è il nome sanscrito dei Luohan, che è invece il nome cinese: si tratta, secondo la dottrina buddhista, di coloro che hanno coltivato la mente attraverso l’"ottuplice sentiero", raggiungendo un grado di ideale perfezione che li porta alle soglie dell’illuminazione.
Le statue sono in argilla, opera di uno scultore proveniente dalla provincia del Sichuan, che le scolpì in epoca Qing: pare che tra i personaggi, oltre al famoso monaco Xuan Zhuang, che a seguito del suo viaggio in Occidente portò a Luoyang i Sutra buddhisti, ci sia anche Marco Polo, riconoscibile dal suo classico cappello.

Al tempio è associata anche una leggenda.
Un pastore di buoi sembra si fosse addormentato nel sito in cui oggi si trova il monastero per trovare, al risveglio, un rametto di bambù in oro: eppure, non c’è mai stato legno di bambù nel tempio. A dispetto del nome e della leggenda, fino a quando, molto di recente, esso non è stato ripavimentato con bambù proveniente da Chengdu, la capitale del Sichuan.

I dintorni

Nei dintorni di Kunming si possono visitare i centri di Anning e di Jinning.
Essi si trovano lungo il periplo del lago Dianchi, a oriente del parco Daguan e delle Colline Occidentali.

Anning è famosa per le sorgenti termali e il tempio Caoxi, nel cuore di un’area abitata dall’etnia Miao: l’acqua sorgiva è limpida e calda e curativa per artriti e reumatismi, ma si trova a 32 km dal centro urbano e un bagno termale diventa dunque un evento per i giorni festivi.

Jinning è nota per la necropoli scopertavi nel 1956, dove sono stati rinvenuti i famosi bronzi dian, risalenti dal VI al I secolo a.C.

Si può vederne numerosi esemplari nei musei di Beijing e Shanghai, ma il più ricco di bronzi dian è il Museo provinciale di Kunming: questi reperti rivelano numerosi particolari, attraverso i motivi decorativi, della società agricola di quel tempo, che sembra essere stata anche una società guerriera, impegnata nella caccia, forse rituale, di tigri o di lupi.

Simboli

Molte città, non soltanto cinesi, si rappresentano attraverso raffigurazioni simboliche.
Nel passato, un cavallo d’oro era il simbolo di Kunming. Oggi simboli della città sono diventati invece la Porta del Drago, sulle Colline Occidentali, e il Padiglione della Grande Vista.
Poiché in quest’ultimo pare si riunissero i letterati locali a comporre versi, esso suggerisce una tradizione di poesia e di arte per questa bella città, mentre il "drago" la rende in qualche modo, benché centro privilegiato di un crogiuolo di minoranze, al dominio degli han, dei quali il drago è infatti l’animale totemico per eccellenza.
Anche un fiore simboleggia Kunming: mentre la non lontanissima Guilin, nella provincia del Guangxi, è la città degli osmanti, questa è la città delle camelie, che infatti vi fioriscono numerose nei parchi e lungo il lago.
C’è un altro fiore però, seppur meno noto, che le viene associato: è la celosia a cresta di gallo. Le giovani fanciulle della minoranza Samei, che vivono nei sobborghi cittadini, indossano famosi quanto originali copricapo a cresta di gallo e sono "i fiori locali della celosia".

La gastronomia

Per la gastronomia locale gli ingredienti freschi di stagione rappresentano il vero segreto della buona cucina e questo spiega perché i cinesi non si siano mai veramente ingegnati per inventare le tecniche di surgelazione degli alimenti.

Il più famoso piatto locale, preparato tassativamente con ingredienti di stagione, è la "barca degli otto tesori".

Dopo aver tagliato longitudinalmente un cocomero bianco lo si svuota della polpa per fargli assumere la forma della tipica giunga locale, quindi lo si riempe di prosciutto dello Yunnan, funghi, cubetti di pollo, carne di maiale e capesante, tutto cotto al vapore con aggiunta di brodo. Il profumo, e non solo quello, è delizioso.

Le regioni montuose che circondano Kunming producono oltre venti tipi di funghi commestibili con il cappuccio dai diversi colori: essi sono perciò un ingrediente ideale della cucina locale e vengono fritti, associati alle diverse carni, utilizzati come farcitura o come ingrediente di complemento del brodo, con il quale ogni cinese che si rispetti chiude il suo pasto.

Il tè viene bevuto in capienti tazze con coperchio, che ne preservano l’aroma e la temperatura: quello preferito dalla gente di Kunming è di qualità verde. Viene servito con i semi di girasole e di melone, arachidi e piselli fritti.

Giocando a carte o a scacchi, non devono mai mancare una tazza di tè e semi di melone.

Un altro snack veloce da consumare per strada è tuttavia una sorta di pasto caldo: si tratta del riso glutinoso con il vino ricavato dalla sua pula. La gente dice che è dolce come il miele e fragrante come il vino.

Margherita Sportelli

Si può giungere a Kunming con volo interno delle linee aeree cinesi via Pechino oppure, con voli internazionali di linea, via Hong Kong e Bangkok.

Per informazioni, rivolgersi alla Segreteria di Centroriente a Torino, in Lungopo Antonelli 177
Tel.: 011.898.04.06 - Fax.: 011.890.30.21

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Frammenti d'Oriente, dicembre 2000

 

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