Tra i molteplici apporti della Cina alla civiltà
universale - apporti artistici, tecnici a materiali - la seta
occupò un posto di primo piano
La seta nell'Antichità
Fibra tessile nobile per eccellenza, è il più
aristocratico di tutti i tessuti. Da quando l'Occidente la conobbe,
proprio come il Giappone, venne colto da una vera a propria passione nei
suoi riguardi e, a Roma, Plinio si stupiva del fatto che si potesse
attraversare l'intero universo allora conosciuto, e a prezzo di mille
pericoli, “perché una dama romana potesse dare sfoggio del proprio
fascino sotto una garza trasparente”. Nella Città Eterna le sete, a
quel tempo, valevano letteralmente tanto oro quanto pesavano.
I cinesi furono di gran lunga
i primi a trarre la seta dal bozzolo del bruco della farfalla Bombyx
mori, un baco che si nutre della tenera foglia del gelso (Morus).
Dal II millennio a.C., gli abitanti della valle del Fiume Giallo lo
addomesticarono, e nel 1926 si è perfino ritrovato un bozzolo in una
tomba neolitica, nello Shanxi. Meridionale. L'allevamento sistematico del
baco da seta e lo sviluppo dell'industria tessile si possono osservare,
dal punto di vista archeologico, dal XIV secolo a.C., ovvero con due
dozzine di secoli d'anticipo sull'Occidente, che pure fin dall'inizio
dell'era cristiana si dimostra muto d'ammirazione e impaziente di scoprire
il segreto della fabbricazione di questo materiale meraviglioso, fine,
soffice, morbido, a trama fitta, flessuosa, e di superba freschezza.
Doveva tali qualità alla superiorità della sua fibra, eccezionalmente
lunga; un filo di seta può raggiungere chilometri di lunghezza, mentre le
altre fibre tessili non superano alcune decine di centimetri!
Si capirà perciò che ben presto la Cina venne
designata, oltre i propri confini, come il paese della seta, a che i primi
nomi che le vennero dati vi si riferissero; la indicavano come Serinde,
nome che oggi si riferisce piuttosto alla regione del Xinjiang. La Cina fu
anche la Serica, il Sericum, il paese della seta (si
in cinese) e dei Serici. Omero, Aristotele, Erodoto, Strabone, Varrone,
Seneca, Plinio il Vecchio, Marziale e molti altri nominano la seta e il
suo commercio. Un commerciante greco-romano, Maes Titianos, mandò
segretamente i propri agenti a cercare la Via della Seta, allo scopo di
evitare gli intermediari parti, in Iran, che monopolizzavano
gelosamente il commercio in questione; quest'itinerario fino a Sera
Metropolis, la capitale cinese del tempo, ovvero Chang’an, l'odierna
Xi'an, ci è stato tramandato da Marino di Tiro (nell'anno 110) e da
Tolomeo (nel 170).
Nel III secolo, il monaco Denys le Périégète
esprimeva tutta la propria ammirazione: “I Serici fabbricano preziosi
abiti elaborati, il cui colore assomiglia a quello dei fiori di campo;
sono talmente leggeri da fare concorrenza alle tele di ragno”.
Del resto, la Via della Seta, a ponente della Cina, che
la mise in relazione con l'Iran, l'India, l'Occidente ellenico e quindi
romano, ebbe un'importanza fondamentale per la sua civiltà; è attraverso
questa strada dell'Asia centrale che penetrarono in Cina il buddhismo, il
mazdeismo, il nestorianesimo, durante i nostri primi secoli, e poi
l'islamismo, a partire dall'VIII secolo.
Inizialmente, soltanto i membri della famiglia
imperiale e della corte erano autorizzati a portare abiti di seta, ma poi,
di fronte all'aumento della produzione, l'autorizzazione, dal VII secolo
a.C., venne estesa a chi se lo poteva permettere. Secondo la tradizione,
sarebbe stato l'Imperatore Giallo, il leggendario Huangdi o, piuttosto,
sua moglie Lei Zu che verso il 2500 a.C. avrebbe insegnato ai Cinesi
l'allevamento dei bachi da seta; sarebbe stata lei ad avere l'idea di
tessere stoffe con quei fili resistenti, che all'epoca venivano utilizzati
come corde di strumenti musicali.
La sericoltura
La seta, come già detto, è la secrezione del bombice
del gelso che si nutre delle foglie del Morus alba, o gelso bianco,
spesso coltivato dai Cinesi lungo i propri campi. Questi arbusti vengono
tagliati a una cinquantina di cm da terra, per i primi quattro anni, in
modo da lasciarli poi crescere fino a meno di due metri d'altezza. Secondo
un testo del VII secolo a.C., lo Shandong potrebbe essere la patria del
gelso.
Quindici giorni prima della comparsa delle foglie, i
bachicoltori che conservavano in un luogo fresco le uova del bombice, le
mettevano in incubazione in un luogo caldo, per esempio all'interno dei
propri indumenti. Dopo lo schiudersi delle uova, i minuscoli bruchi
venivano nutriti per un mese su graticci di bambù, in un locale piuttosto
buio e aerato.
Si calcola che una tonnellata di foglie “renda” 5
kg di filamenti, la metà dei quali può essere dipanata. Dunque, un gelso
adulto produce 36 kg di foglie ogni stagione; ci vogliono quindi 30 piante
per ricavare un po' meno di 3 kg di seta dipanata. L'arte della
sericoltura, molto delicata, probabilmente si andò elaborando lentamente
e comportò l'addomesticamento e l'allevamento di un bruco che
precedentemente viveva allo stato “selvaggio”. Si pensa che questo
sistematico addomesticamento sia avvenuto verso il III secolo a.C., dopo
un millennio di fabbricazione di “seta selvatica”.
Prima di diventare, in 26 giorni, un bruco di 5 o 6 cm,
il piccolo baco attraverserà tre periodi di sonno e quattro mute; la sua
voracità allora sarà impressionante, dato che in quel periodo il bruco
mangia quotidianamente venti volte il suo peso in foglie di gelso. Quindi
le ghiandole sericigene del bruco iniziano a secernere due filamenti
liquidi ricoperti da una specie di gomma, la sericina, che li salda in
unico filamento, ben presto solidificato all'aria. II bruco si chiude in
questo filo continuo, costituito da migliaia di spire, che diventa il
bozzolo produttore di seta. Il sericoltore selezionerà per la
riproduzione i bozzoli più belli; trascorsi dieci giorni ne usciranno
delle farfalle grigie, insignificanti, che si accoppiano e vivono soltanto
un giorno o due. Lo stesso giorno le femmine depongono le uova. Con le
dovute precauzioni, queste vengono raccolte a conservate in un luogo
fresco in previsione della stagione seguente. Quanto agli altri bozzoli,
che non vengono conservati per la riproduzione, quelli intatti forniranno
la seta “dipanata”, quelli rovinati la seta “filata di scarto”.
Ma i bachi da seta sono delle “star capricciose” e
delicate! Non tollerano il rumore, le vibrazioni, le urla, le donne
incinte (!), il fumo, l'odore del vino, dell'aceto, del muschio e
dell'olio. Rifiutano di mangiare foglie calde o umide.
Perché il filo sia continuo è necessario uccidere la
crisalide all'interno del bozzolo, prima che si schiuda; allora i bozzoli
vengono immersi in un bagno d'acqua calda che dissolve la sericina,
saldando tra loro tutte le spire del filamento. Nell'acqua tiepida vengono
afferrate le estremità di questi fili per mezzo di un pettine di bambù,
e vengono provocate piccole scosse. I filamenti iniziano a dipanarsi; sono
lunghi da 600 a 1.200 m! Sei o sette di questi filamenti vengono uniti per
ottenere un sottile filo di seta, mentre ne occorrono fino a venti e
trenta per ottenere un filo più consistente.
Una tecnica complessa
Quest'operazione si fa tramite un aspatoio rotativo
azionato tramite pedali, il saosiji, macchina per dipanare e
filare. I filamenti vengono distesi, uniti e si appiccicano per formare un
unico filo, continuo, resistente, brillante, morbido e di un'elasticità
estrema. Questo filo, detto continuo, - il più sottile che esista
al mondo - non si può confondere con il filo “discontinuo”,
proveniente da un bozzolo forato, selvatico; sono molto diversi d'aspetto
e di contestura, e le sete antiche cinesi che ci sono pervenute sono
sempre state filate con “fili continui”.
Per effettuare quest'aspatura e la bobinatura, i Cinesi
hanno dovuto inventare in anticipo la manovella e una specie di mulinello
che consentiva di raccogliere il filo in matasse. Del resto, è spesso in
questa forma (non ancora tessuta) che veniva venduta la seta, sul posto o
lontano. Le matasse venivano colorate per mezzo di tinture d'origine
vegetale (indigofera e garanza addizionate a sali metallici). E durante la
dinastia Han, la gamma era decisamente varia.
La grande diversità e complessità dei frammenti di
tessuti di seta che risalivano a quell'epoca e che sono stati ritrovati,
implicano l'intervento di telai e di tecniche estremamente elaborate, che
comportano sistemi di trasmissione azionati tramite cinghie, destinate a
convertire il movimento rotatorio in rettilineo, longitudinale e
viceversa. La manovella e l'aspo furono due creazioni cinesi, in attesa
del passaggio dal telaio detto “a bacchette” a quello detto “a
navetta”. Il primo era un telaio a cornice orizzontale e a subbio,
attrezzato con un sistema paragonabile a quello dei telai a spolette.
L'esame dei tessuti dimostra che questo tipo di telaio esisteva dall'epoca
Shang (1600-1100 a.C.). Il telaio detto “a navetta”, che consente il
disegno su trama (e non in ordito) probabilmente è comparso intorno
all'anno 500 se si fa riferimento ai tessuti campione, ritrovati o
conservati. Questo telaio consentiva la ripetizione automatica degli
effetti di disegno, e la loro rapida riproduzione; le decorazioni sono
varie, complesse e sofisticate. Le rappresentazioni cinesi di questi telai
purtroppo sono piuttosto tardive (il primo che si conosca è del 1270), e
il telaio disegnato da Leonardo da Vinci praticamente riproduce un modello
cinese.
Un prezioso segreto
I Cinesi ci tenevano a conservare i propri segreti,
quello della fabbricazione dei tessuti come quello della fabbricazione
della seta a partite dalla secrezione del bombice.
Svelare questi segreti, esportare uova o bozzoli, erano
azioni punibili con la pena di morte.
Nel V secolo, pare che una giovane principessa cinese,
mandata in sposa al re del Khotan, un principato‑oasi sulla Via
della Seta, avesse nascosto delle uova di bombice e dei semi di gelso
nello chignon della sua pettinatura. Poco dopo, intorno al 550, sembra che
due monaci riuscissero a loro volta a mandare a Bisanzio dei semi e della
uova, nascosti in un bastone di bambù, cavo; ce lo rivela Procopio. Fino
a questa data, i tessuti di seta realizzati a Bisanzio da due secoli
potevano esistere soltanto grazie alle costosissime matasse importate
dalla Cina.
Gli altri usi della seta
Ma la seta non serviva soltanto a realizzare tessuti;
veniva utilizzata anche per le corde degli archi e degli strumenti
musicali, le bave da pesca e ogni genere di lacci. Con la borra di seta
venivano imbottiti gli abiti invernali. E la carta di stracci di seta che
serviva da supporto alla scrittura e alla pittura, fu in uso dal VII
secolo a.C. Quanto ai tessuti, ce ne furono di moltissimi tipi: garze,
crépon, broccati, velluti, tussor ecc. La lunga tradizione dei tessuti
damascati, antica di due millenni, ricorda alcune tessiture, tono su tono,
in cui gli stessi motivi compaiono da una parte in raso su un fondo di
taffettà e, dall'altra parte, all'opposto, in taffettà su un fondo di
raso.
Del resto, il termine raso deriva dal grande emporio di
Cayton, nominato da Marco Polo, la Zaitun di Ibn Battuta, che era il porto
di Citong (oggi Quanzhou), a nord di Amoy, di fronte a Taiwan. In questo
porto estremamente attivo nel XII e XIII secolo, risiedevano vari
commercianti stranieri, compratori di porcellane e di sete. Per il
marocchino Ibn Battuta, allora si trattava del “porto più vasto del
mondo... Una grande città, superba, in cui si fabbricano stoffe damascate
di velluto nonché di raso, che vengono chiamate zeitounyyah”.
Geografia della sericoltura: le vie della Seta
Dal bacino inferiore del fiume Giallo, la sericoltura si
era diffusa nelle province del Centro e del Sud, oggi principali
produttrici, mentre il centro-nord, Henan e Shandong, attualmente si
specializzano nella fabbricazione del tussor. Verso l'inizio dell'era
cristiana, lo Shandong (che ha dato il proprio nome al Shantung, un tipo
grezzo di taffettà di seta) era il centro di produzione più prospero,
insieme al Sichuan, che ha sempre prodotto una seta di ottima qualità.
Durante la dinastia Qing (1644-1911), Nanchino era diventata la capitale
dei tessuti di seta. Oggi, la seta di Khotan (nel Xinjiang) è esportata
principalmente nel Pakistan.
Abbiamo detto che la prima testimonianza di
quest'industria tessile risaliva al neolitico, sotto forma di un bozzolo
ritrovato in una tomba. Anche l'esistenza della seta è attestata dalla
paleografia; gli ideogrammi del baco da seta si trovano sulle ossa
divinatorie della dinastia Shang (XVII-XI secolo). D'altronde sono
state ritrovate impronte di tessuti decorati con losanghe ricamate, che
aderivano su alcuni bronzi di quell'epoca o di quella della dinastia Zhou,
i loro successori, in particolare su di un'urna a un'ascia.
Gli esemplari più antichi di frammenti di seta
pervenuti fino a noi risalgono ai Regni Combattenti; si tratta di
frammenti trovati nell'Altai, a Pazyryk, in particolare una gualdrappa di
seta liscia, ornata con una fenice, e un frammento elaborato, decorato a
spina di pesce; siamo nel V-III secolo a.C.(1)
Per il periodo della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.),
la situazione è decisamente migliore; possediamo centinaia di frammenti
che testimoniano della grande diffusione dei tessuti di seta a soprattutto
della loro ottima qualità, sia tecnica che artistica. Ne sono stati
trovati in Cina, certamente, ma anche in Corea, nella Mongolia del Nord
(Noin-ula), in Crimea (Kertch), in Chirghisia, e perfino a Palmira
(22 frammenti). In molti casi si tratta di brandelli di sontuosi broccati
di seta, di quelli che ricevettero tanta ammirazione nel mondo greco-romano.
Mappa Via della Seta
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(1) Sempre a questo periodo dei Regni Combattenti, risale un dipinto su
seta che mostra un personaggio che viaggia su un drago marino e che venne
rinvenuto vicino a Changsha (Hunan)
Continua nel prossimo
numero
Frammenti d'Oriente, settembre 2008