Un turista poco informato che viaggia in Cina è ben presto affascinato dalle molteplici vetrine che espongono delle serie di pietre piatte, incavate e con vari motivi scolpiti, nella maggior pane dei casi di color ardesia. A fianco di queste ci sono dei bastoncini neri con scritte dorate, e inoltre lunghi pennelli dai peli affusolati, ciò che i cinesi tradizionalmente chiamano i "Quattro tesori della cassetta da lavoro", sia del calligrafo sia del pittore.
La pittura a olio ha fatto la sua comparsa
solo di recente, in Cina, e non affascina molto. Le preferenze sono sempre andate al disegno a inchiostro.
Molti negozi sono specializzati unicamente nella vendita di questi quattro tesori: uno dei più famosi è il
Duoyun xuan, in Via Nanchino 422, a Shanghai. Questo negozio
sorprendente offre uno sbalorditivo assortimento di "articoli da scrivania", a cui
aggiungeremo altri tre accessori: il vaso per l'acqua di porcellana per stemperare l'inchiostro, venduto in forma solida (in bastoncini), il porta pennelli, sempre in ceramica, e che nella maggior parte dei casi presenta la
forma, a scanalature, di cinque cime allineate, le "Cinque montagne sacre" della Cina, a
infine il bitong, o vaso per i pennelli, generalmente cilindrico, di porcellana, bambù,
avorio, steatite ecc. destinato a tener raccolti i pennelli.
La carta
Ricordiamo semplicemente che fu
un'invenzione cinese, comparsa e attestata archeologicamente nel I secolo a.C. Ne sono stati
ritrovati dei frammenti nello Shaanxi, nel 1978, databili tra il 91 e il 49 a.C. Altri pezzi di carta erano stati rinvenuti nel 1974, nel
Gansu, e nel 1957, vicino a Xi'an. Tutti datati nel I secolo a.C., confutano quindi la leggenda che fa dell'eunuco Cai Lun (morto nel 121 d.C.) l'inventore della carta. Questo
materiale si sostituisce alla seta e alle tavolette di bambù o di legno.
Per la storia delle tradizioni scritte, ma anche per quella dello Stato e della sua
amministrazione, questa scoperta è di capitale importanza. La civiltà cinese si poggia molto sullo scritto. Questa prima carta a struttura grossolana e primitiva fu realizzata a partire da fibre di canapa. Il suo uso si diffuse
rapidamente poiché era dotata di una capacità di assorbimento che consentiva una maggiore varietà negli effetti prodotti dall'inchiostro: era possibile ottenere una gamma infinita di sfumature, al tempo stesso leggere e
profonde, che precedentemente né il bambù, né il legno permettevano di realizzare.
La carta si perfezionò lentamente. All'origine color crema, nel V secolo era giallo
chiaro. Nel secolo seguente se ne conosceva l'uso anche in Asia centrale e in India.
Nell'VIII secolo era azzurrognola; è nel 751, dopo la sconfitta cinese di Tals, che alcuni artigiani furono trasferiti a Samarcanda per crearvi delle cartiere. Da li, la carta si diffuse in tutto il mondo islamico, fino in Spagna. Soltanto nel XII secolo giunse nel sud della Francia.
Intorno all'anno Mille, durante la dinastia Song, l'amministrazione ne consumava quantità
enormi1. Nel corso del I millennio, il 90% della produzione di carta si otteneva dalla lavorazione di fibre di canapa. Poi, a partire dagli anni
successivi al 900, si assistette al moltiplicarsi dei tipi di carta, derivati principalmente da vegetali di tutti i generi: foglie di gelso, varie cortecce d'albero, fibre di bambù.
Dai primi secoli dopo la nascita di Cristo, le tecniche della fabbricazione della carta si
rivelano estremamente elaborate. I vegetali venivano lavati con l'acqua pura dei torrenti, tritati finemente, pigiati con i piedi, ridotti a un impasto denso pestato a lungo per mezzo di un macero manovrato con i piedi. Il
materiale, che si riduceva a una pasta sempre più fine, veniva lavorato molto in un bacino d'acqua limpida, fino ad ottenere un
miscuglio fluido e omogeneo. Vi si affondavano allora dei grandi telai con setacci a maglia fine, che trattenevano uno strato di materiale più o meno spesso, e poi si lasciavano
sgocciolare. Seccandosi, il fine strato di pasta si trasformava in foglio di carta.
Una varietà famosa e pregiata, considerata la migliore, a corte, dall'epoca della dinastia Tang
(618-907) era detta Xuanzhi - da Xuangzhou, a circa 150 km a sud-ovest di Nanchino, nell'Anhui - o carta di
Xuan. Era fabbricata con la corteccia del tanshu (un albero originario del sud dell'Anhui), con la corteccia di sandalo o anche con la paglia di riso. Questa carta era molto rinomata per il suo candore, la finezza e la regolarità della grana, la morbidezza e soprattutto l'estrema resistenza e longevità. Venne
soprannominata la "carta millenaria", e la sua fama giunse in Europa all'inizio del XIX secolo.
Continua a essere fabbricata a mano: si calcolano un centinaio di operazioni successive
suddivise in un anno intero. Del resto, si ritiene che i vari tipi di carte antiche fossero circa un centinaio.
I pennelli
In Cina l'industria dei pennelli è altrettanto prestigiosa e la loro fabbricazione sembra
richiedere più di 70 operazioni diverse (pettinatura, unione, allacciatura ecc.). Per la
calligrafia e per la pittura si usano gli stessi pennelli. Nella maggior parte dei casi i
manici sono fatti di bambù, qualche volta di legno pregiato e perfino di porcellana.
All'estremità del manico c'è una piccola asola di seta che consente di appenderli a delle
rastrelliere, con i peli verso il basso. Spesso si tengono nei bitong, o recipienti cilindrici. Un tempo i peli dei pennelli provenivano soprattutto dalla pelliccia di lupi, pecore,
capre, donnole, tassi e lepri. La loro morbidezza consente un'enorme padronanza del tratto e un controllo totale della velocità con cui si traccia la linea. Sembra che questa tecnica abbia avuto un particolare sviluppo nell'VIII secolo, progresso che determinò tutta
l'ulteriore evoluzione della calligrafia e del disegno a inchiostro.
La scoperta del pennello è altrettanto anonima quanto quella della carta, tuttavia alcune leggende l'attribuiscono a un certo generale Meng Tian, della fine del III secolo a.C. Talvolta si sostiene che a Zhongshan avesse notato dei conigli dal pelo particolarmente lungo e sottile, in altre occasioni si legge che sarebbe stato un ciuffo di peli di capra
raccolti su una muraglia difensiva a servirgli per creare il primo pennello; resta il fatto che gli viene attribuita quest'invenzione e che, dato che era designato come "il padre del pennello", vennero eretti dei templi in onore di quest'ufficiale, per alimentarne il
ricordo. Nell'Anhui, la città di Xiancheng si distingue nuovamente per l'ottima qualità dei suoi pennelli, ma anche quelli di Suzhou e di Huzhou, più a est, a nord di Hangzhou, nello Zhejiang, sono molto rinomati, in Cina;
vengono chiamati xuanbi e hubi. Si vendono in astucci lunghi, rivestiti di seta broccata.
L'inchiostro
In Cina l'inchiostro esiste in forma di
bastoncini solidi, che vengono strofinati lievemente su di una pietra incavata che serve a stemperarlo. È anche venduto in altre forme: imitazioni di lingotti d'argento, per esempio, o statuette, come quelle degli Otto Immortali del taoismo. Questi bastoncini sono spesso iscritti o decorati con temi divisi in serie, come quella che tratta dei vari stadi della fabbricazione del cotone, o quella che
raffigura gli antichi giardini imperiali di Pechino.
Quest'inchiostro famoso e inalterabile viene fabbricato a partire dal nerofumo, fuliggine del legno di pino e della corteccia del
frassino, resa compatta tramite l'aggiunta di una colla di cuoio, mescolata a olio di sesamo o di
tong (una pianta oleacea, l'Aleurite fordii). Ad alcuni inchiostri di qualità vengono
incorporati degli additivi, come muschio, canfora del Borneo, e perfino polvere d'oro, che conferiscono il profumo e l'intenso colore corvino, con particolari riflessi. Sui
bastoncini d'inchiostro del tempo che fu, delle iscrizioni precisavano: "Colla leggera, 10.000 colpi di pestello... o 100.000 colpi!"
L'inchiostro più apprezzato dai cinesi proviene dal sud dell'Anhui, dal distretto di She (She Xian), vicino al Huang Shan (Montagna Gialla), dove crescono pini e abeti resinosi; ma l'inchiostro di Huizhou
- i famosi bastoncini huimo - nello Hunan, fa a gara con questi in quanto a fama. I bastoncini
modellati dell'Anhui, hanno fama d'essere "duri come il giaietto e venati come il corno del rinoceronte". Si sono fatti valere da più di mille anni.
Le pietre da inchiostro
Per stemperare questa polvere d'inchiostro frantumata, i cinesi usano delle tavolozze di pietra, con incavata una specie di ciotola che serve per contenere l'acqua. La maggior
parte di queste pietre ha le dimensioni di una mano, ma ne esistono altre più grandi. Quasi tutte sono decorate lungo il bordo superiore, e alcune sono delle vere e proprie opere
d'arte. I motivi delle decorazioni sono innumerevoli, vegetali, animali o fantastici draghi.
Esistono delle tavolozze per l'inchiostro, di porcellana craquelé. Spesso queste tavolozze vengono vendute in custodie di legno che ne seguono i contorni, e a volte sono carissime.
Le pietre per l'inchiostro più pregiate sono quelle di Duanxi, alla periferia orientale di Zhaoqing (a circa 100 km da Canton). Là, da 1300 anni, vengono sfruttate delle cave
cavernose nei monti Fuke, sulle rive del Duanxi. Sono qualificate come "divine", perché sembra che nelle ciotole realizzate con la
loro pietra, l'acqua non geli. Ma anche l'Anhui, specializzato in questi "oggetti da scrivania", produce pietre da inchiostro molto reputate (in particolare nel distretto sud di She Xian, già citato).
In "Art et Sagesse en Chine", Madame Nicole Vandier-Nicolas ha espresso tutto il
virtuosismo e la sconcertante vivacità degli artisti del pennello; cita il principe dei
calligrafi, il generate Wang Xizhi che dichiarava: "La carta è il campo di battaglia, il pennello la spada, l'inchiostro la cotta di maglia, il
calamaio è il lago che circonda la piazzaforte, l'intuizione è il generale e il talento il suo capo di stato maggiore" (Quadro di
combattimento del pennello).
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1 Alcune capitali provinciali, come Changsha (Hunan) o Nanchang (nel vicino Jiangxi) dovevano consegnare rispettivamente e annualmente 1.780.000 e 850.000 fogli di carta; Huizhou (a est di Canton) forniva 1.940.000 fogli di cui 500.000 erano destinati
soltanto alla stampa di carta moneta.