UN
DRAGONE NEL PO
A cura di |
Rossana Cima,Mirko Dancelli,
Tania Parisi,Giorgia Rinaldi |
Editore |
Edizioni dell'Orso, Alessandria |
Prima edizione |
2008 |
Pagine |
156 |
N. ISBN |
978-88-6274-027-2 |
L'importanza del "continente Cina" sullo scenario internazionale non è solo evidente agli esperti, agli osservatori politici, agli operatori finanziari ed economici, ma è percepita anche dal cittadino comune, che non sempre conosce molto del mondo cinese e che alterna pertanto un sentimento di generica ammirazione per il suo rapido sviluppo, ad un altrettanto generico ma pervasivo sentimento di paura per le conseguenze che tale sviluppo tumultuoso potrà avere sulle vite e le abitudini di tutti gli abitanti di un mondo sempre più interdipendente.
La "minaccia cinese" è talvolta ventilata anche dalla classe politica, con l'intento di intercettare gli umori degli elettori e di garantire loro "protezione" e difesa, ma con scarsa lungimiranza rispetto alla necessità di governare ogni fenomeno di crescita e di sviluppo, dovunque esso si produca, congiuntamente alla Cina stessa e negli interessi dell'intero pianeta, piuttosto che paventare inutili fantasmi.
Discorsi equilibrati come quello di Sarkozy ai suoi omologhi cinesi nel corso della recentissima visita a Pechino, cui anche la stampa italiana ha dato ampio rilievo (La Repubblica, 28 novembre 2007), capaci di toccare questioni cruciali come quella della distribuzione delle risorse, della difesa dell'ambiente, del rispetto del pianeta e di coloro che vi abitano, amichevoli e collaborativi, pur nella fermezza della difesa di certe posizioni e di certi valori ritenuti irrinunciabili, sono in verità piuttosto rari.
La assenza / insufficienza di una informazione correttamente critica, che non punti a suscitare generico allarme o indistinta ostilità, ha un riflesso evidente tanto sulla percezione del mondo cinese in sé che sull'atteggiamento nei confronti delle comunità cinesi presenti sul nostro territorio e della loro possibilità di integrazione con la comunità "ospitante". Il presente volume si propone un duplice obiettivo: da un lato indaga come i piemontesi percepiscano la realtà cinese, quale sia la qualità della loro conoscenza riguardo alla Cina, che cosa si aspettano per il futuro dalle relazioni tra l'Italia e la Cina. Dall'altro, intende integrare i dati "percettivi" con quelli oggettivi, in una sorta di "contrappeso" che vuole evidenziare eventuali discrepanze tra ciò che gli intervistati credono e ciò che invece gli studi, le indagini scientifiche, i rilevamenti statistici e i dati di varia natura documentano.
La prima parte del rapporto riguarda la percezione che i piemontesi hanno della Cina nel suo complesso, dapprima con questioni di carattere generale, poi andando ad indagare aspetti più specifici, quali la democraticità del suo sistema politico, la tutela delle libertà individuali, il suo ruolo come soggetto politico in alcune grandi questioni di carattere internazionale (la guerra in Iraq, l'inquinamento ambientale a livello globale).
Il Rapporto si focalizza poi su tematiche di natura economica: quanto è condivisa l'opinione secondo cui nel futuro prossimo la Cina diventerà il principale concorrente economico dell'Italia (e non solo)?
Secondo i nostri intervistati, l'Italia potrà e saprà trarre dai propri rapporti economici con la Cina vantaggi significativi a livello industriale, finanziario ed infrastrutturale? Oppure, agli occhi dei piemontesi, la poderosa crescita cinese si tradurrà soprattutto in gravi danni per l'economia italiana, ed in particolare per la produzione manifatturiera, con conseguenti rischi in termini di perdita del lavoro per i nostri connazionali e chiusura d'aziende locali? Per meglio comprendere l'approccio nei confronti di queste grandi questioni, il Rapporto si propone di mettere in luce quali siano le conseguenze che i piemontesi si aspettano da processi macroeconomici in corso, come la delocalízzazione dei nostri impianti industriali in Cina e l'incremento dei flussi commerciali italocinesi, cercando altresì di comprendere se e quanto gli intervistati si dichiarano d'accordo rispetto a possibili rafforzamenti delle misure protezionistiche nei confronti del made in China.
L'ultìma parte del Rapporto riguarda il tema dell'immigrazione cinese in Italia. In particolare, si indaga sulla percezione circa la consistenza numerica della comunità cinese sul territorio (confrontata qui con altre due comunità di immigrati, l'albanese e la marocchina); le future tendenze dei flussi migratori secondo le previsioni degli intervistati, la valutazione degli effetti della presenza cinese nel mercato del lavoro italiano; la percezione in termini di sicurezza personale derivata dal contatto con questa comunità, con una breve indagine sulla eventuale "specificità" della criminalità cinese.
L'obiettivo è quello di offrire agli studiosi del settore ma anche a chi opera nella realtà locale con compiti di amministrazione, di gestione del territorio, di sostegno e di assistenza agli immigrati, uno strumento per meglio comprendere la comunità cinese e la sua relazione con il territorio.
Stefania Stafutti
Direttore del CASCC
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