UN CANTO, CENTO CANTI
La mia storia nelle prigioni cinesi
Autore |
LIAO Yiwu |
Prefazione di |
Herta Müller, Premio
Nobel per la letteratura 2009 |
Editore |
Mondadori Libri, Milano |
Prima edizione |
Marzo 2015 |
Titolo originale: |
For
a Song and a Hundred Songs
© 2013 Liao Yiwu |
Traduzione (dall'inglese) |
Massimo Parizzi |
Pagine |
404 |
N. ISBN |
978-88-04-63832-2 |
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copertina rigida e formato Kindle
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La notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati entravano in piazza Tian'anmen per porre fine a quella che il Partito comunista cinese aveva definito una «sommossa controrivoluzionaria».
Migliaia di studenti, intellettuali, operai e semplici cittadini, che per settimane, con le loro manifestazioni pacifiche, avevano inneggiato alla libertà e alla democrazia galvanizzando il paese e tenendo il
mondo intero con il fiato sospeso, venivano massacrati dalle truppe dell'Esercito popolare di liberazione. Sfioriva cosi, in un bagno di sangue, la «primavera di Pechino».
In quelle stesse ore Liao Yiwu, giovane poeta «individualista e indifferente alla politica», sconvolto dalle notizie provenienti dalla capitale, componeva un breve poema intitolato Massacro. Non poteva certo
immaginare che quei versi - il suo j'accuse contro un regime omicida - lo avrebbero precipitato per quattro anni nell'incubo delle carceri della Repubblica popolare cinese.
Un canto, cento canti è il resoconto di quell'incubo, un viaggio nell'orrore di un sistema penitenziario disumano, scandito dalle tappe di una vera e propria discesa agli inferi. Dai riti di iniziazione agli
abusi sessuali, dagli interrogatori estenuanti alle torture fisiche e psicologiche, Liao Yiwu descrive, con un linguaggio vorticoso, lirico e al tempo stesso concreto e sensoriale, un universo brutale fatto
di corpi martoriati, di arbitrio e di violenza, di regole e punizioni inflitte al solo scopo di umiliare i detenuti. Un universo dove il tempo sembra essersi fermato e le ore interminabili si consumano in
occupazioni inutili e assurde. Dove un evento inatteso e fugace come un tiepido raggio di sole primaverile, un temporale improvviso o le note struggenti di un flauto, può riaccendere la speranza o al contrario
ucciderla per sempre. E dove, nonostante i piccoli gesti di solidarietà e gli istanti di vera gioia
- una lettera da casa, una doccia calda, un libro da leggere nel silenzio della notte
-, la
perdita della dignità umana sembra essere l'unico modo per riuscire a sopravvivere. Riscritto più volte, sequestrato dalle autorità di polizia, uscito clandestinamente dal paese e pubblicato dapprima a Taiwan
e poi in Germania - dove l'autore vive attualmente, dopo una rocambolesca fuga attraverso il Vietnam
-, Un canto, cento canti non è solo una raggelante testimonianza proveniente dal sistema
carcerario cinese.
È prima di tutto l'occasione per guardare negli occhi la Cina di oggi, «un regime» come scrive Herta Müller nella Prefazione «che amministra le sue prigioni e i suoi campi di lavoro sul modello del Gulag,
una reliquia maoista travestita da miracolo economico, dove a pagare è la gente, con la privazione dei diritti e la repressione».
Liao Yiwu, scrittore, poeta e musicista, è autore di The Corpse Walker e God Is Red. Critico del regime cinese, ha trascorso
diversi anni in carcere e le sue opere sono state bandite dalla Cina. Un canto, cento canti ha vinto nel 2011 il prestigioso Geschwister-Scholl-Preis in Germania,
paese in cui vive attualmente.
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