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TIENANMEN
Pechino 1989: i documenti segreti, raccolti da Zhang Liang


A cura di Andrew J. Nathan e Perry Link
Editore Rizzoli, Milano
Prima edizione gennaio 2001
Pagine 592
Traduzione di: Michela Benuzzi, Paolo Lorenzin, Giulio Lupieri, Maria Barbara Piccioli, Alessandra Tubertini
Titolo originale The Tiananmen Papers
Note Postfazione di Orville Schell

Tra l’aprile e il maggio del 1989, oltre un milione di persone, guidate dagli studenti, occuparono pacificamente piazza Tian'anmen a Pechino, chiedendo libertà e democrazia. In tutta la Cina, decine di milioni di cittadini appoggiavano le loro richieste. Ma i leader del Partito comunista respinsero ogni ipotesi di dialogo, e il 3 e 4 giugno la piazza fu sgombrata dall’esercito. Più di mille manifestanti furono uccisi, migliaia di persone furono arrestate in tutto il paese, molte scelsero la fuga e l’esilio. Il desiderio di riforme fu stroncato nel sangue. Oggi quella tragedia può essere ricostruita nei minimi particolari grazie a questo libro sconvolgente che esce in contemporanea in tutto il mondo. Una fonte confidenziale all’interno del sistema politico cinese, che intende così rilanciare la sfida al potere totalitario, presenta in Tiananmen centinaia di documenti che provengono dal vertice del Partito e dello Stato. Attraverso rapporti segreti e conversazioni riservate possiamo scoprire davvero come si svolsero davvero i fatti, quali contrasti e manipolazioni precedettero la decisione di far intervenire i carri armati, quali furono le posizioni dei leader, gli umori della popolazione, il ruolo degli intellettuali, dell’esercito, della polizia, dei servizi segreti. L’autenticità del materiale è garantita da Andrew J. Nathan, Perry Link e Orville Schell, le tre massime autorità occidentali sulla Cina di oggi, che con i loro saggi analizzano i fatti e i documenti. Quest’opera è un’occasione unica per conoscere dall’interno uno dei sistemi politici più ermetici. Ed è in sé un evento storico, che scatenerà polemiche e riaprirà la partita, ai massimi livelli del potere cinese, fra tradizionalisti e innovatori.

Dietro lo pseudonimo di Zhang Liang si nasconde la fonte dei documenti contenuti in questo testo. Andrew J. Nathan è professore di Scienze politiche alla Columbia University. Tra i suoi numerosi saggi, China’s Transition (1997). Perry Link insegna Lingua e letteratura cinese alla Princeton University. Nel 1988-89 ha diretto una missione culturale americana a Pechino. Da quell’esperienza è nato Evening Chats in Beijing (1992). Orville Schell è preside della Facoltà di Giornalismo a Berkeley. Il suo libro più recente è Virtual Tibet (2000).

Un commento
Un vero peccato il titolo del libro: Tienanmen. Quando in Italia si imboccherà la strada dello scrivere correttamente le parole straniere? La giustificazione addotta nel libro per la scelta di tale grafia è: "Si è preferita la grafia Tienanmen in luogo di Tiananmen, trascrizione ufficiale pinyin, in quanto oltre a rispecchiare la corretta pronuncia è quella comunemente utilizzata sui quotidiani."
Alcune riflessioni:
1. Da notare il titolo originale: Tiananmen. Nell’edizione Usa la parola Tiananmen è stata correttamente trascritta, e proprio in un paese che per molti anni ha usato un proprio sistema di trascrizione (Yale).
2. Se vogliamo scrivere i nomi stranieri in modo che rispecchino la corretta pronuncia suggerirei, d’ora in poi, di scrivere la capitale degli Stati Uniti come "Uoscinton" oppure la più grande città della stessa nazione come "Niu Iork" e di esempi se ne potrebbero fare a iosa.
3. Forse è vero che la grafia più comunemente usata sui quotidiani è Tienanmen. Ma se qualcuno sbaglia bisogna sempre seguirne le orme?

 

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