La Cina ha sempre evocato agli occhi di un europeo unidea di lontananza e di
diversitą. quando Max Weber volle accentuare limpressione della distanza fra le
societą antiche e il mondo contemporaneo disse a titolo desempio che «un odierno
proletario e uno schiavo antico si intenderebbero tanto poco quanto un europeo e un
cinese». quellaffermazione non era eccentrica; la cultura che la generava aveva
radici remote nella storia europea. Dipendeva infatti dal modo con cui lEuropa aveva
eretto i suoi limiti, le sue soglie, i suoi confini; e diceva di un mondo che, pił di
quello islamico e certamente pił di quello colonizzato dopo le avventure colombiane, era
rimasto senza punti di contatto, di scambio e di scontro con la cultura e la politica
europee. Tutto sembrava diverso e inconciliabile. Come scrive oggi Osterhammel: «qui una
cultura del tempo, lą una cultura dello spazio; qui il progresso storico, lą
leterno ritorno astorico del sempre uguale; qui la libertą dellindividuo, lą
la rete dei legami di clan e di usanze; qui la pubblicitą del discorso come condizione
della possibilitą critica del potere, lą la scrittura come strumento di esercizio del
potere; qui la polis e lo Stato nazionale, lą limpero centralizzato; qui la fede
cristiana della rivelazione, lą linsieme di legami contradditori tra
linsegnamento etico, privo di trascendenza, del confucianesimo e le rappresentazioni
magiche del taoismo».
La Cina, tuttavia, rappresentava un quarto dellumanitą gią negli anni in cui Weber
la prendeva ad esempio di una radicale alteritą; ed era necessariamente inserita in
ordini di scambio e di potere che seguivano un processo di sviluppo globale,
allinterno di un complesso di nessi intercontinentali. Fin dalla fine del Settecento
in effetti, e sempre di pił nel corso dellOttocento, la Cina venne incorporata nel
sistema mondiale degli Stati e divenne anzi uno dei grandi campi di battaglia dove si
esercitarono tutte le grandi potenze in conflitto per la supremazia economica e politica.
si puņ semmai notare - proprio oggi che si sta scomponendo un ordine mondiale che pareva
definito - come anche in questo gioco di relazioni necessarie con il resto del mondo la
Cina abbia conservato una sua fisionomia peculiare: sempre dissonante, nei suoi cangianti
incroci di tradizione e modernitą, dai flussi culturali e politici che hanno dominato il
mondo occidentale.
Jürgen Osterhammel, nato nel 1952, ha lavorato dal 1982 al 1986 al Deutches
Historisches Institut di Londra e insegna attualmente storia moderna presso la
Fernuniversität di Hagen.