Da adolescente Lijia lavora in una fabbrica di
missili a Nanchino, una fabbrica-prigione dell'era maoista.
Storie di libertà negate. Di vite controllate fin nell'intimità: la
fila tutti i mesi davanti alla "polizia mestruale" per
dimostrare di non essere incinta. La fabbrica come microcosmo che
riproduce al suo interno tutte le caratteristiche del regime comunista.
In quegli anni, Lijia sogna di diventare una scrittrice. E per fuggire
alla prigione, scopre lo studio dell'inglese, la passione per gli abiti
e le mode occidentali, il sesso, l'anticonformismo. E poi il supporto
attivo alle proteste di Piazza Tiananmen nel 1989, la militanza politica
durante le dimostrazioni operaie, l'arresto.
Le pagine più dolorose della Nuova Cina nell'autobiografia
appassionante di una donna ribelle.
"Un libro delicato, divertente e acuto. Una
piacevole novità che si inserisce tra le opere migliori che la Cina
contemporanea ci sta regalando. Mi è piaciuto moltissimo."
Arundhati Roy, autrice de Il dio delle
piccole cose
ZHANG Lijia. Ex operaia, scrittrice,
giornalista e speaker radiofonica. I suoi articoli sono
apparsi su «The New York Times», «The Independent», «The
Observer», «Newsweek», «South China Morning Post». Ha
45 anni e vive a Pechino con le sue due figlie.