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LETTERE EDIFICANTI E CURIOSE 
DI MISSIONARI GESUITI DALLA CINA (1702-1776)

Lettere edificanti e curiose di missionari gesuiti dalla Cina (1702-1776)

A cura di 

Isabelle e Jean-Louis Vissière

Prefazione Pietro Citati

Editore

Ugo Guanda Editore, Parma

Prima edizione

1993 (2008) 
Prima edizione nei "Centolibri Longanesi: 1987

Pagine

394

Titolo originale

Lettres édifiante et curioses de Chine par des missionaires jésuites
© 1978 by Garnier-Flammarion

Traduzione (dal francese) di

Armando Marchi e Anna Silva

N. ISBN

978-88-6088-741-2

Dalle loro lontane enclavi in territorio americano o cinese, i Gesuiti hanno avuto un ruolo fondamentale nell'evoluzione delle idee e della mentalità del Secolo dei Lumi. Le loro Lettere, che oggi dormono nelle biblioteche, hanno conosciuto un enorme successo di pubblico. Hanno appassionato Voltaire, Montesquieu e, più in generale, gli «intellettuali», eruditi o filosofi che fossero. Per la loro ampiezza, serietà, la diversità dei soggetti trattati, esse meritano di figurare al fianco di opere monumentali del XVIII secolo come l'Essai sur les moeurs di Voltaire, l'Encyclopédie di D'Alembert e Diderot, l'Histoire philosophique des deux Indes di Raynal.

Questo volume è dedicato alle lettere dalla Cina, che offrono al pubblico una vasta documentazione su un mondo al contempo bizzarro e portentoso. In effetti, i tentativi di evangelizzazione della Cina sono stati occasione per una feconda collaborazione intellettuale tra Oriente e Occidente. La portata di questi scambi è stata sottolineata da Etiemble, nel suo libro Les Jésuites en Chine. 1 Gesuiti appaiono come veri e propri «mediatori culturali»: a Parigi le loro lettere diffondono dei «reportages» sulla Cina e alimentano la sinofilia degli ambienti illuminati; a Pechino, grazie al loro talento di astronomi, pittori, meccanici, pungolano la curiosità di mandarini e imperatori, facilitando così la penetrazione delle conoscenze europee. Buon profeta, Leibniz aveva presentito, alla fine del xvii secolo, lo stupefacente interesse di quella che chiamava «la più grande impresa del nostro secolo»: grazie a questo «commercio» di «lumi», secondo lui l'Umanità stava per fare un balzo in avanti. Più tardi, nel Génie du christianisme, Chateaubriand celebrerà l'epopea di questi pacifici conquistatori che avevano saputo accedere alle più alte cariche della corte cinese e penetrare fin nelle più remote province dell'impero: « Il gesuita che partiva per la Cina si armava del telescopio e del compasso. Appariva alla corte di Pechino con la cortesia propria della corte di Luigi XIV e circondato dal corteggio delle scienze e delle arti».

 

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