Acclamata dalla critica ed amata dal grande
pubblico, Pearl S. Buck (1892-1973) fu la prima scrittrice americana a
ricevere, nel 1938, il premio Nobel per la letteratura. Le sue opere
appassionarono lettori e lettrici per decenni: molte raggiunsero la
classifica dei bestseller statunitensi e una di loro - The Good Earth
(La buona terra) - risultò tra i libri più venduti dell'intero
Novecento. Il mondo accademico non concesse tuttavia a Buck un posto nel
canone americano: il suo percorso artistico e politico appare infatti
caratterizzato da un'eccentricità tanto radicale da aver fatto cadere
le sue opere in una zona d'ombra. Il lavoro di Valeria Gennero analizza
le ragioni e i modi di un'operazione di damnatio memoriae che ha
rimosso dalla storia culturale una delle figure più note e autorevoli
del periodo cruciale che va dal 1931 all'inizio della guerra fredda. La
conquista dell'Est dimostra come la cancellazione del ruolo artistico di
Buck - cresciuta in Cina in una famiglia di missionari presbiteriani e
profonda conoscitrice della tradizione culturale asiatica - si situi
alla confluenza di fenomeni diversi, che riguardano l'evoluzione della
critica letteraria statunitense, lo shock di quella che fu definita
"la perdita della Cina", e infine lo sviluppo di un modello di
imperialismo dal volto democratico che, dopo lo smantellamento
dell'impero britannico, troverà negli Stati Uniti la potenza
internazionale di riferimento.
Valeria Gennero insegna Letteratura Anglo‑Americana
all'Università di Bergamo e collabora al Centro di Studi sui Linguaggi
delle Identità “Zebra” Ha pubblicato numerosi saggi critici sulla
letteratura statunitense del Novecento e sul rapporto tra gender
theory e cultura postmoderna. È autrice di due volumi: L'impero
dei testi. Femminismo e teoria letteraria anglo‑americana
(2002), e Anatomia della notte: Djuna Barnes e Níghtwood (2002).