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IL TAPPETO DA PREGHIERA DI CARNE


Autore LI Yu (李渔 Lǐ Yú)
Editore Sonzogno, Milano
Collana I classici dell’erotismo
Prima edizione 1973
Pagg. 383
Traduzione di Anna Maria Greimel
Titolo originale Roubutuan (肉蒲團 Ròu pútuán )
Note Introduzione di Renata Pisu
 

Immaginiamo un mondo senza Satana, senza angoscia del peccato della carne; un mondo dove passando per taoismo, buddhismo e confucianesimo e ignorando però il cristianesimo, si riesca ancora a rintracciare il legame più antico e profondo tra erotismo e magia. Yin e yang, principio femminile e principio maschile, categorie dialettiche e complementari, regolano i modi e i tempi dell’unione sessuale, l’incatenamento alla ruota della fatalità buddhista dà dimensione tragica a ogni accoppiamento. "Ricordati uomo che l’erotismo si paga in erotismo, ma centuplicato". Ogni scena erotica ne genera quindi altre cento, il lettore è incatenato come il protagonista di questa storia, che l’autore senza troppa convinzione vorrebbe far passare per "edificante" ma che è testimonianza della laicizzazione del sacro in una società dove yin e yang servono soltanto a designare gli organi sessuali. Il tappeto da preghiera di carne può quindi essere letto come puro erotismo esotico d’alta classe, ma si presta anche a una seconda lettura al di là delle tecniche della camera da letto. Ogni accoppiamento del Chierico della Prima Veglia presuppone infatti una diversa concezione della vita e del sesso che varrebbe la pena di prendere in considerazione.

Li Yu, il narratore più fantasioso e ironico della letteratura cinese classica, nacque nel 1611 nella provincia del Jiansu. Si dedicò assai presto alla letteratura, pubblicando nel 1634 il romanzo Il tappeto da preghiera di carne, che per quanto accolto con favore non facilitò il suo inserimento nei circoli culturali della decadenza dell’epoca Ming sia per la carica satirica nei riguardi della società al potere, sia per l’accentuato erotismo; due qualità che hanno posto questo romanzo accanto a un grande esempio della letteratura classica realistica, il Jin Ping Mei. Dopo un decennio occupato soprattutto dagli studi per intraprendere la carriera di funzionario, giunse nel 1644 la traumatica caduta della dinastia Ming, con il conseguente rinnovamento della classe dirigente. Abbandonati gli studi giuridici, Li Yu si occupò soltanto di teatro e di letteratura, cercando la protezione dei nuovi alti funzionari, per i quali iniziò a viaggiare da una regione all’altra, componendo drammi e organizzando spettacoli teatrali con una propria compagnia di attrici e ballerine, molto vicino ai ruoli moderni del regista e del direttore di compagnia.
Ottenuto finalmente un successo stabile, che gli consentì di provvedere in modo soddisfacente a un numeroso gruppo di familiari e collaboratori, verso il 1657 si stabilì a Nanchino; qui si fece costruire una villa con giardino, un luogo di riflessione da lui molto amato, ma chiamato "giardino del seme di senape" per la sua angustia. In città aperse anche una libreria. Dal 1666 si dedicò a lunghi viaggi attraverso gran parte della Cina; visitò Pechino, le province del Shanxi, del Gansu, del Fujian e del Guangdong. Difficoltà economiche lo costrinsero a vendere nel 1674 le proprietà di Nanchino. A partire dal 1677 si stabilì a Hangzhou, dove si ritiene che sia morto tra il 1679 e il 1680. Considerato una specie di Shakespeare cinese, non soltanto per una coincidenza temporale, ma anche per l’alta qualità dei suoi drammi, al teatro ha dedicato una serie di dieci opere drammatiche, riunite sotto il titolo Li Weng Shi Zhong Chu. La più nota tra queste è il dramma Yu Feng Zheng Wu; fu anche curatore di testi teatrali antichi. La sua opera narrativa, tutt’altro che trascurabile anche in rapporto ai testi teatrali, si compone di diciotto novelle satiriche - raccolte sotto il titolo di Wu Sheng Shi Xiaosho (Romanzi del Teatro Silenzioso) - e soprattutto del romanzo erotico Roubutuan (Il tappeto da preghiera di carne) pubblicato a 23 anni nel 1634 e regolarmente sottaciuto da tutte le storie letterarie in Cina e in Occidente. L’accento è stato posto da sempre sulle sue opere "serie", che comprendono anche testi di saggistica, tra i quali il più conosciuto è il Xian Qing Ou Zhi del 1671; qui in sedici capitoli espone brillantemente le proprie idee sulla bellezza femminile e sulla moda del tempo, spaziando dall’arte alle regole d’igiene.

 

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