Nelle steppe dell'Asia Centrale, tra il mar
Caspio e la Cina, là dove si incontravano turchi e slavi, mongoli e
cinesi, viveva un popolo nomade che si spostava perennemente alla
ricerca di pascoli lungo le piste percorse in passato da Marco Polo. Un
popolo che, negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione
bolscevica del 1917, tentava di difendersi dall'avanzata dei russi da
ovest e dei cinesi da est. In questo crocevia di culture e di
avvenimenti, teatro di scontri sanguinosi e di conflitti violenti, due
giovani sposi, Amangheldy e Ainaguf, pur separati dalla guerra, cercano
di vivere con tenacia il proprio amore e di proteggere il loro figlio
Kudai. Un romanzo che descrive con efficacia terre lontane e
sconosciute, ma che è anche un appassionante elogio della libertà.
Nereo Laroni è presidente del Marco Polo
Institute e dirige la rivista di affari internazionali «Acque &
Terre». È stato sindaco di Venezia e parlamentare europeo. Segue da
molti anni l'evoluzione politico‑istituzionale nell'area dell'ex
Unione Sovietica e in particolare le vicende dei popoli che abitano
questa regione. Nel 2003 ha pubblicato per Marsilio il romanzo L’mico
di Stalin, vincitore del premio Cuneo.