IL MONASTERO DI SHAOLIN
Storia, religione e arti marziali cinesi
Autore |
Mehir Shahar |
Editore |
Ubaldini, Roma |
Prima edizione |
2011 |
Pagine |
314 |
Titolo originale |
The Shaolin Monastery. History,
Religion and the Chinese Martial Arts
© 2008, University of Hawai'i Press |
Traduzione (dal cinese) di |
Bettina Mottura |
N. ISBN |
978-88-340-1609-1 |
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Sintesi straordinaria tra aspetti militari, terapeutici e religiosi, le arti marziali rappresentano per l’Occidente uno degli elementi di maggiore fascino della cultura cinese. La nascita di tali arti è strettamente legata al Monastero di Shaolin, in una fitta trama che intreccia storia e mito in modo spesso inestricabile. Si tramanda che proprio in questo luogo sacro il centenario patriarca indiano Bodhidharma trasmise il Dharma al suo primo discepolo cinese Huike, che attendeva in piedi nella neve ghiacciata, e nel monastero si conserva una pietra che secondo la leggenda reca impressa l'ombra del patriarca, rimasto seduto in meditazione per nove anni rivolto contro un muro. Nel tempo la figura di Bodhidharma fu progressivamente associata anche alla nascita delle arti marziali.
Ma quali sono le vicende politiche, militari, religiose, che hanno portato i monaci di una religione che vieta la violenza a praticare il combattimento, in che misura lo praticarono e quali sono le fonti che lo testimoniano? E che rilevanza hanno tali questioni per i praticanti e gli storici delle arti marziali?
L'autore districa, per quanto possibile, la storia dalle leggende e ripercorre in senso cronologico le vicende del Monastero di Shaolin, strettamente connesse al succedersi delle dinastie Tang, Ming e Qing e al modo in cui il potere secolare influenzò o addirittura plasmò quello religioso. Le fonti su cui si basa sono principalmente epigrafiche, poiché nel Canone cinese non si fa cenno alle attività militari shaolin. Il monastero conserva invece decine di iscrizioni su stele (la più importante, la Stele del Monastero di Shaolin, è del 728) ed epitaffi sui monumenti funerari (nei pressi del monastero si trova la Foresta degli stupa, con circa 240 stupa dei monaci), che documentano ampiamente l'attività militare dei monaci e i rapporti del monastero con il potere imperiale.
Corredando il testo di un ampio e affascinante apparato iconografico, l'autore si muove dunque su due fronti paralleli: da una parte la questione enigmatica della convivenza in un luogo di culto buddhista tra pratica religiosa e pratica militare; dall'altra il significato che il monastero ha avuto per l'evoluzione delle arti marziali shaolin, in particolare per lo sviluppo delle tecniche di lotta a mani nude, divenute nei secoli un potente sistema di addestramento mentale, fisico e spirituale.
Meir Shahar, nato a Gerusalemme nel 1959, ha studiato cinese a Taipei e ha conseguito nel 1992 un Dottorato di ricerca in Lingue e civiltà dell'Asia orientale all'Università di Harvard. È Professore di Studi cinesi presso il Dipartimento di Studi orientali dell'Università di Tel Aviv, e Direttore dell'Istituto Confucio. È autore di numerosi saggi e ricerche, in particolare sul rapporto tra religioni, letteratura e arti marziali cinesi.
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