Il diritto costituisce un accesso privilegiato
alla comprensione della Cina contemporanea, in cui le sopravvivenze
dell'antichissima tradizione confuciana - artefice di un ordine senza
uomini di legge, fondato esclusivamente sulla ritualità,
sull'osservanza di virtù private e sociali codificate dal rango
individuale - e un bimillenario uso repressivo e intimidatorio della
norma si devono confrontare con i processi di globalizzazione economico-finanziaria
e i relativi standard giuridici di matrice perlopiù occidentale. La
modernizzazione del diritto, iniziata in epoca postimperiale, proseguita
nella Cina popolare e accelerata da ultimo sotto la spinta espansiva
dell'economia, si configura così come faticosa transizione da un
modello informale di regolazione a un sistema formalizzato su base
legale. Se, in una prospettiva tradizionale, principio e fonte del
diritto non risiedevano nella legge scritta, e i doveri venivano
esaltati a scapito dei diritti, l'innovazione non può che passare
attraverso un riequilibrio delle sfere, contemperando retaggi atavici
(valori, concezioni, mentalità, discipline collettive ancora operanti)
e nozioni irrinunciabili quali autonomia del diritto, Stato di diritto e
professionalizzazione giuridica.
Luigi Moccia insegna Diritto comparato ed
è titolare della cattedra Jean Monnet all'Università di Roma Tre,
ateneo presso cui ha fondato e dirige il Centro studi e documentazione
sulla Cina. Tra i suoi scritti: Glossario per uno studio della
«common law» (Unicopli, 1983), Il sistema di giustizia inglese.
Profili storici e organizzativi (Maggioli, 1984), Profili
emergenti del sistema giuridico cinese (Philos, 1999) e Comparazione
giuridica e diritto europeo (Giuffrè, 2005). Ha curato I
giuristi e l'Europa (Laterza, 1997).