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I CHING
Il libro dei mutamenti

 

I ching 

Traduzione (dal cinese) e cura di Augusto Santhena Sabbadini e Rudolf Ritsema
Editore Adelphi, Milano
Prima edizione 2011
Pagine 800
N. ISBN 9788850329991
 

Accanto alle varie interpretazioni filosofiche (confuciana, taoista, ecc.) di questo antico e sovente enigmatico classico è sempre esistita in Cina una tradizione oracolare che si riconduce direttamente alle immagini sciamaniche del testo, rifugge ogni interpretazione precostituita e restituisce il contenuto immaginale del libro, non diversamente da quanto avviene, per esempio, nell'interpretazione di un sogno. La polivalenza di significato dei caratteri cinesi e l'assenza di struttura grammaticale danno ai testi cinesi più antichi, come l''“I Ching”, una fluidità di senso sconosciuta nelle lingue occidentali. Ogni traduzione è perciò inevitabilmente una restrizione del campo immaginale, è in un certo senso un “sogno interpretato”. L’“I Ching” di Eranos, prima traduzione diretta dal cinese disponibile in italiano, pubblicata originariamente nel 1996 da Red e ora riproposta in versione riveduta e corredata da una nuova introduzione, si colloca in questa tradizione e si serve perciò di accorgimenti particolari per consentire al lettore un accesso diretto alle immagini dei testi oracolari. Ogni carattere cinese viene sempre rigorosamente tradotto con la stessa parola italiana. La parola prescelta per tradurre un carattere è una sorta di nocciolo semantico dello stesso, ma non lo esaurisce: l'intera gamma di significati viene perciò elencata in calce al testo oracolare. I testi oracolari sono nettamente differenziati, anche nella veste grafica, dai commenti. Il linguaggio dell'oracolo va compreso nell'ambito di un sistema di pensiero ciclico, che costituisce un quadro di riferimento di tutta la scienza e la cultura cinese, spiegato nell'introduzione e presentato in questa edizione al lettore italiano nella tavola Mappa universale dei cicli, inserita nel volume.

Il Libro dei Mutamenti (易經, pinyin Yìjīng, Wade I Ching), conosciuto anche come Zhou Yi 周易 o I Mutamenti (della dinastia) Zhou, è ritenuto il primo dei testi classici cinesi sin da prima della nascita dell'impero cinese. È sopravvissuto alla distruzione delle biblioteche operata dal Primo imperatore, Qin Shi Huang Di.
L'Yi Jing è diviso in due porzioni, jing 經 o 'classico' e zhuan 傳 o 'commentario', composti in momenti differenti ma tramandati come testo unico da due millenni circa. La porzione jing è composta da sessantaquattro unità, ognuna basata su un esagramma (gua 卦) composto di sei linee che sono o continue (⚊) rappresentanti il principio yang o interrotte (⚋) rappresentanti il principio yin. Per ogni esagramma vi è una spiegazione chiamata 卦辞 guaci, accompagnata dalla spiegazione delle singole linee costituenti il trigramma chiamate 爻辞 yaoci. I primi due esagrammi del testo 乾 qian e 坤 kun sono accompagnati da due ulteriori testi chiamati 用六 yongliu e 用九 yongjiu.

Considerato da Confucio libro di saggezza, è utilizzato a livello popolare a scopo divinatorio, e dagli studiosi per approfondire aspetti matematici, filosofici e fisici. I metodi per ottenere i responsi sono vari e si passa dai gusci di tartaruga al lancio di 3 monete. Quando si utilizzano gli steli di achillea per estrarre i responsi, l'arte divinatoria è chiamata achilleomanzia.
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