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FOGLIE CADUTE


Autore Adeline YEN MAH
Editore Longanesi, Milano
Prima edizione maggio 1999
Pagg. 326
Traduzione (dall’inglese) di Elena Campominosi
Titolo originale Falling leaves

Wu mei, cioè "quinta figlia minore": fredda, quasi spietata, la definizione cinese del "rango" che Adeline Yen Mah occupa all’interno della propria famiglia traccia il suo destino fin dall’infanzia. Nel 1937, a Tianjin, in Cina, essere una wu mei significa anzitutto sottomissione assoluta alla volontà dei genitori e dei fratelli maggiori e annullamento di qualsiasi interesse personale. Ma non solo: poiché la madre di Adeline è morta dandola alla luce, è alla seconda moglie del padre, la bellissima franco-cinese Jeanne, che Adeline deve rispetto e obbedienza, ricevendone in cambio un trattamento tanto crudele quanto ingiustificato. Così mentre il padre (un uomo d’affari così ricco da essersi guadagnato la fama di riuscire a "tramutare il ferro in oro") e l’affascinante matrigna vivono nel lusso, tra feste e ricevimenti mondani, Adeline viene esclusa da qualsiasi attività familiare, incessantemente rimproverata e punita, costretta a subire continue umiliazioni. Nella solitudine del secondo piano della sua casa di Shanghai, quello destinato agli "inquilini di sconda classe", l’unico conforto della ragazzina sono l’affeto della dolcissima zia Baba, le parole del saggio nonno Ye Ye e l’ardente desiderio di sfuggire a quella prigione, di andare a studiare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, là dove soffia il vento della libertà. Ed è proprio sulle ali di quel desiderio che Adeline, dopo anni di sofferenze e di lotte, dopo aver conosciuto addirittura l’abbandono in un orfanatrofio ed essere stata testimone, con profondo sconcerto, delle metamorfosi del proprio Paese, riesce faticosamente a raggiungere l’indipendenza. Il suo viaggio, però, è ben lungi dall’essersi concluso: la forza dei legami familiari, la speranza di ricevere almeno un piccolo segno di quell’amore tante volte invocato e mai ottenuto la trascineranno ancora verso il padre e i fratelli e persino verso l’implacabile matrigna. Perché anche la nuova, forte ed emancipata Adeline non può ignorare che "le foglie cadute tornano alle radici", cioè che la vita deve chiudere il suo cerchio, ricostruendo un equilibrio negato troppo a lungo. Anche se ciò significa ripensare, con grande coraggio, a tutta la propria esistenza... Racconto autobiografico di rara potenza e d’impressionante lucidità, Foglie cadute non è soltanto la testimonianza indimenticabile di una vita eccezionale, ma soprattutto un’occasione unica per scoprire le mille sfaccettature dell’animo umano e per comprendere, grazie a una voce straordinariamente coinvolgente, come la Storia spesso si rifletta nelle minime, in apparenza rilevanti, storie quotidiane. E, dunque, nella storia di ognuno di noi., cioè "quinta figlia minore": fredda, quasi spietata, la definizione cinese del "rango" che Adeline Yen Mah occupa all’interno della propria famiglia traccia il suo destino fin dall’infanzia. Nel 1937, a Tianjin, in Cina, essere una wu mei significa anzitutto sottomissione assoluta alla volontà dei genitori e dei fratelli maggiori e annullamento di qualsiasi interesse personale. Ma non solo: poiché la madre di Adeline è morta dandola alla luce, è alla seconda moglie del padre, la bellissima franco-cinese Jeanne, che Adeline deve rispetto e obbedienza, ricevendone in cambio un trattamento tanto crudele quanto ingiustificato. Così mentre il padre (un uomo d’affari così ricco da essersi guadagnato la fama di riuscire a "tramutare il ferro in oro") e l’affascinante matrigna vivono nel lusso, tra feste e ricevimenti mondani, Adeline viene esclusa da qualsiasi attività familiare, incessantemente rimproverata e punita, costretta a subire continue umiliazioni. Nella solitudine del secondo piano della sua casa di Shanghai, quello destinato agli "inquilini di sconda classe", l’unico conforto della ragazzina sono l’affeto della dolcissima zia Baba, le parole del saggio nonno Ye Ye e l’ardente desiderio di sfuggire a quella prigione, di andare a studiare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, là dove soffia il vento della libertà. Ed è proprio sulle ali di quel desiderio che Adeline, dopo anni di sofferenze e di lotte, dopo aver conosciuto addirittura l’abbandono in un orfanatrofio ed essere stata testimone, con profondo sconcerto, delle metamorfosi del proprio Paese, riesce faticosamente a raggiungere l’indipendenza. Il suo viaggio, però, è ben lungi dall’essersi concluso: la forza dei legami familiari, la speranza di ricevere almeno un piccolo segno di quell’amore tante volte invocato e mai ottenuto la trascineranno ancora verso il padre e i fratelli e persino verso l’implacabile matrigna. Perché anche la nuova, forte ed emancipata Adeline non può ignorare che "le foglie cadute tornano alle radici", cioè che la vita deve chiudere il suo cerchio, ricostruendo un equilibrio negato troppo a lungo. Anche se ciò significa ripensare, con grande coraggio, a tutta la propria esistenza... Racconto autobiografico di rara potenza e d’impressionante lucidità, Foglie cadute non è soltanto la testimonianza indimenticabile di una vita eccezionale, ma soprattutto un’occasione unica per scoprire le mille sfaccettature dell’animo umano e per comprendere, grazie a una voce straordinariamente coinvolgente, come la Storia spesso si rifletta nelle minime, in apparenza rilevanti, storie quotidiane. E, dunque, nella storia di ognuno di noi., cioè "quinta figlia minore": fredda, quasi spietata, la definizione cinese del "rango" che Adeline Yen Mah occupa all’interno della propria famiglia traccia il suo destino fin dall’infanzia. Nel 1937, a Tianjin, in Cina, essere una wu mei significa anzitutto sottomissione assoluta alla volontà dei genitori e dei fratelli maggiori e annullamento di qualsiasi interesse personale. Ma non solo: poiché la madre di Adeline è morta dandola alla luce, è alla seconda moglie del padre, la bellissima franco-cinese Jeanne, che Adeline deve rispetto e obbedienza, ricevendone in cambio un trattamento tanto crudele quanto ingiustificato. Così mentre il padre (un uomo d’affari così ricco da essersi guadagnato la fama di riuscire a "tramutare il ferro in oro") e l’affascinante matrigna vivono nel lusso, tra feste e ricevimenti mondani, Adeline viene esclusa da qualsiasi attività familiare, incessantemente rimproverata e punita, costretta a subire continue umiliazioni. Nella solitudine del secondo piano della sua casa di Shanghai, quello destinato agli "inquilini di sconda classe", l’unico conforto della ragazzina sono l’affeto della dolcissima zia Baba, le parole del saggio nonno Ye Ye e l’ardente desiderio di sfuggire a quella prigione, di andare a studiare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, là dove soffia il vento della libertà. Ed è proprio sulle ali di quel desiderio che Adeline, dopo anni di sofferenze e di lotte, dopo aver conosciuto addirittura l’abbandono in un orfanatrofio ed essere stata testimone, con profondo sconcerto, delle metamorfosi del proprio Paese, riesce faticosamente a raggiungere l’indipendenza. Il suo viaggio, però, è ben lungi dall’essersi concluso: la forza dei legami familiari, la speranza di ricevere almeno un piccolo segno di quell’amore tante volte invocato e mai ottenuto la trascineranno ancora verso il padre e i fratelli e persino verso l’implacabile matrigna. Perché anche la nuova, forte ed emancipata Adeline non può ignorare che "le foglie cadute tornano alle radici", cioè che la vita deve chiudere il suo cerchio, ricostruendo un equilibrio negato troppo a lungo. Anche se ciò significa ripensare, con grande coraggio, a tutta la propria esistenza... Racconto autobiografico di rara potenza e d’impressionante lucidità, Foglie cadute non è soltanto la testimonianza indimenticabile di una vita eccezionale, ma soprattutto un’occasione unica per scoprire le mille sfaccettature dell’animo umano e per comprendere, grazie a una voce straordinariamente coinvolgente, come la Storia spesso si rifletta nelle minime, in apparenza rilevanti, storie quotidiane. E, dunque, nella storia di ognuno di noi., cioè "quinta figlia minore": fredda, quasi spietata, la definizione cinese del "rango" che Adeline Yen Mah occupa all’interno della propria famiglia traccia il suo destino fin dall’infanzia. Nel 1937, a Tianjin, in Cina, essere una wu mei significa anzitutto sottomissione assoluta alla volontà dei genitori e dei fratelli maggiori e annullamento di qualsiasi interesse personale. Ma non solo: poiché la madre di Adeline è morta dandola alla luce, è alla seconda moglie del padre, la bellissima franco-cinese Jeanne, che Adeline deve rispetto e obbedienza, ricevendone in cambio un trattamento tanto crudele quanto ingiustificato. Così mentre il padre (un uomo d’affari così ricco da essersi guadagnato la fama di riuscire a "tramutare il ferro in oro") e l’affascinante matrigna vivono nel lusso, tra feste e ricevimenti mondani, Adeline viene esclusa da qualsiasi attività familiare, incessantemente rimproverata e punita, costretta a subire continue umiliazioni. Nella solitudine del secondo piano della sua casa di Shanghai, quello destinato agli "inquilini di sconda classe", l’unico conforto della ragazzina sono l’affeto della dolcissima zia Baba, le parole del saggio nonno Ye Ye e l’ardente desiderio di sfuggire a quella prigione, di andare a studiare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, là dove soffia il vento della libertà. Ed è proprio sulle ali di quel desiderio che Adeline, dopo anni di sofferenze e di lotte, dopo aver conosciuto addirittura l’abbandono in un orfanatrofio ed essere stata testimone, con profondo sconcerto, delle metamorfosi del proprio Paese, riesce faticosamente a raggiungere l’indipendenza. Il suo viaggio, però, è ben lungi dall’essersi concluso: la forza dei legami familiari, la speranza di ricevere almeno un piccolo segno di quell’amore tante volte invocato e mai ottenuto la trascineranno ancora verso il padre e i fratelli e persino verso l’implacabile matrigna. Perché anche la nuova, forte ed emancipata Adeline non può ignorare che "le foglie cadute tornano alle radici", cioè che la vita deve chiudere il suo cerchio, ricostruendo un equilibrio negato troppo a lungo. Anche se ciò significa ripensare, con grande coraggio, a tutta la propria esistenza... Racconto autobiografico di rara potenza e d’impressionante lucidità, Foglie cadute non è soltanto la testimonianza indimenticabile di una vita eccezionale, ma soprattutto un’occasione unica per scoprire le mille sfaccettature dell’animo umano e per comprendere, grazie a una voce straordinariamente coinvolgente, come la Storia spesso si rifletta nelle minime, in apparenza rilevanti, storie quotidiane. E, dunque, nella storia di ognuno di noi.

Adeline Yen Mah, nata a Tianjin nel 1937, si è laureata in medicina a Londra. Vive tra Huntington Beach, in California, Londra e Hong Kong. Foglie cadute è la sua prima opera letteraria, salutata da un enorme successo in tutto il mondo.

 

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