FERMATA D'AUTOBUS
Autore
|
Gao
Xingjian
|
Nota
|
Pièce teatrale pubblicata nel numero 2, aprile giugno 1988, di
"In forma di parole", periodico a cura dell'Associazione
culturale "In forma di parole", Bologna.
Ripubblicato nel 2000.
|
Pagg.
|
96
|
Traduzione
dal cinese di
|
Danièle
Crisà
|
Titolo
originale
|
Chezhan
|
Note
|
Prima
versione: Luglio 1981, Beidaihe, Pechino
Seconda versione: Novembre 1982, Pechino
Rappresentata al teatro d'arte popolare di Pechino nel maggio 1983.
Pubblicata sulla rivista "Shiyue", n.3, 1983.
|
AVVERTENZA DELL'EDITORE
Nel numero secondo, aprile-giugno
1988, di "In forma di parole" abbiamo pubblicato per primi in Italia,
integralmente tradotta, la pièce teatrale Fermata d'autobus di
Gao Xingjian, ora premio Nobél per la letteratura. La nostra scoperta, per così
dire ‘prematura', non ha sollecitato nella cultura italiana e nella editoria la
conoscenza dello scrittore cinese, drammaturgo, romanziere, regista, pittore.
Eravamo rimasti, dunque, i soli a suggerirla; seguiti, per due testi narrativi
dell'autore, dalla rivista "Marka" nel 1989. Ci basti ricordare che
alla letteratura e alla poesia cinese contemporanea abbiamo dedicato continua
attenzione ancora con Poeti cinesi contemporanei, n.
3, luglio-settembre 1988; e di recente con Un'altra Cina, n.
1, gennaio-marzo 1999, come sanno i nostri lettori di lungo corso.
S'intende che l'evento del
Nobél, primo per un cinese ormai vivente e operante in Francia, ha
immediatamente prodotto la ressa dell'informazione giornalistica. E, per quanto
ci riguarda, ha generato alcuni spiacevoli errori di, almeno, trascuratezza - per fare una sola esemplificazione
- nella pagina culturale del "Corriere
della Sera", precisamente nell'articolo, che, per cortesia, lasciamo
adespoto, di una collaboratrice in cui si dice di una «rivista ormai scomparsa,
In forma di parola» (sic!) e della apparizione di appena «un estratto»
(resic.!) di Fermata d'autobus. Ci
piace dare atto a "La Repubblica" e, in particolare, per
condivisione, a Paolo Mauri che ivi, 12 ottobre, scrive: «Neanche stavolta,
davanti al nome di uno scrittore sconosciuto che vince il Nobel, sono mancati i
sarcasmi: come può essere costui uno scrittore se io non lo conosco? Se non lo
conosce praticamente nessuno?». E Mauri aggiunge (ulteriore citazione che di
necessità qui si registra): « Gao Xingiian era invece da noi noto a pochissimi.
Era stato tradotto in italiano sulla preziosa rivista In forma di parole che fa capo a Gianni Scalia addirittura una
dozzina di anni fa»...
Ecco, dunque, ripubblicato di Gao Xingiian Fermata d'autobus, uno dei suoi primi testi teatrali e altro in
proposito, come apparve nel remoto numero di "In forma di parole".
Per i nostri lettori più recenti e per una conoscenza sperabilmente più ampia.
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA
(di Gao Xingjian)
Credo che si possa sempre
scrivere su di un oggetto già trattato, a condizione di averne una comprensione
diversa e di darne una interpretazione nuova. L'attesa, l'amore o la vita e la
morte sono soggetti eterni sui quali le opinioni e le interpretazioni possono e
devono essere differenti. Trovo normale che ci sia chi faccia paragoni fra Fermata d'autobus
e Aspettando Godot. A me è
piaciuto molto questo testo di Beckett, che vede nell'attesa la tragedia
dell'umanità. Ma per me l'attesa è innanzitutto una commedia. Nel lavoro di
Beckett i personaggi sono dei simboli, mentre in Fermata d'autobus sono degli esseri viventi con le loro ambizioni
personali. Il testo di Beckett è una riflessione sul destino dell'umanità,
mentre Fermata d'autobus non
tocca nemmeno questo genere di dibattito e lo scopo non è quello di far
riflettere lo spettatore ma di farlo ridere.
Credo che il teatro debba
essere gioco collettivo al quale partecipa il pubblico. La politica si lasci ai
giornali, alla radio, alla televisione, e la filosofia ai teorici. Il pubblico
va a teatro per vedere uno spettacolo e non bisogna creare un'atmosfera pesante.
Il teatro oggi deve
assolutamente preservare la sua essenza e cioè l'azione. Fermata d'autobus è, come
il titolo stesso indica, un testo legato ad una azione: quella di un gruppo di
persone che vogliono partire ma non ci riescono. Questa azione è la parte
essenziale del testo.
La lingua nel teatro deve riempire l'azione, è diversa dal
linguaggio letterario. Credo che il teatro debba distaccarsi dalla letteratura,
questo significa la ricerca di una lingua che corrisponda all'arte teatrale, ma
non significa certo che io voglia abbandonare la lingua e trasformare il teatro
in mimo. Sono piuttosto per un teatro che abbandoni tutto ciò che è descrittivo
e riflessione.
Inoltre, ho cercato in questo
testo diverse combinazioni. La prima fra la realtà e l'assurdo. L'assurdo si
nasconde nella realtà. Non è certo il Cielo che si prende gioco dei mortali, ma
gli uomini che nel contesto della vita creano farse. È per questo che vorrei
che il senso di questo lavoro emergesse da una realtà che si impone in modo
naturale, con l'assurdo che poco a poco si distacca da questa realtà e prende
lentamente forma fino a dominare il palcoscenico. Nella vita, l'assurdo e la
realtà si compenetrano.
Questo testo cerca anche di
legare il lirico all'assurdo. Quando l'uomo è prigioniero delle sue passioni
l'assurdo si vede dallo sguardo degli altri.
Infine ho voluto riunire la
tragedia e la commedia. Questa attesa assurda ha qualcosa di tragico. Questi
personaggi sono ridicoli, ma nello stesso tempo pietosi, sono degli esseri
umani, delle persone semplici, compreso lo stesso funzionario, che in fondo non
è cattivo.
Io spero che questo lavoro, che
è l'espressione di una realtà cinese, con tutte le sue specificità, possa
essere capito e apprezzato dal pubblico degli altri paesi.
Pechino, 1 marzo 1987
Notizie sull'autore
Versione
dell'opera in lingua originale (cinese)
|