COME UNA PIENA A PRIMAVERA CHE SCORRE VERSO ORIENTE
IL CANZONIERE DI LI YU (937-978)
Autore |
LI Yu |
A cura di / Traduzione |
Luca Stirpe |
Editore |
Orientalia, Roma |
Prima edizione |
2015 |
Pagine |
215 |
N. ISBN |
978-8896851104 |
|
|
Negli anni in cui l’Europa vedeva l’ascesa di Ottone I di Sassonia (re di Germania dal 936, imperatore dal 962), il quale resuscitò e ricompose il disegno carolingio del Sacro Romano Impero, quando
in Italia il volgare scritto lasciava deboli tracce nei documenti notarili (come i Placiti campani) e le testimonianze letterarie erano ancora di là da venire, in Cina, finita la dinastia Tang (618-907), prima
dell’unificazione realizzata dalla dinastia Song (960-1279), in un’epoca di grande instabilità politica (il periodo delle Cinque Dinastie e dei Dieci Regni), fioriva un poeta imperatore, Li Yu (terzo e ultimo
sovrano dei Tang meridionali), libertino e buddista, destinato a morire in prigionia, forse avvelenato, dopo l’ascesa al potere di Taizong. Nella prima metà del XIII secolo, un’analoga figura (con diverso
temperamento e maggiori ambizioni politiche) porrà le basi della letteratura italiana: Federico II di Svevia, imperatore, averroista, poeta e promotore della Scuola siciliana.
Il sinologo Luca Stirpe ha meritoriamente tradotto e commentato, con
dovizia di informazioni (anche sulle varianti della tradizione) e acuti giudizi
estetici, le trentaquattro canzoni di Li Yu (molto amate dai lettori cinesi e
sempre inserite nelle antologie), autore che imprime una svolta alla tradizione
della canzone poetica o ci (versificazione, in varia misura, di arie o melodie
popolari preesistenti, spesso con voci e protagoniste femminili), introducendo
uno spiccato lirismo, una visione universale e una forte presenza dell’io
poetico (pur nel travestimento di genere). Sono testi di una o due stanze, che
oscillano da un minimo di tre a un massimo di nove caratteri per ogni verso; le
rime possono essere oblique o piane, secondo l’alternanza tonale della poesia
classica cinese. I titoli sono legati alle musiche, su cui si innestano le
parole.
Recensione treccani.it
|