Per trentanni la Cina è stato un paese chiuso e ai pochi
stranieri cui era concesso lingresso veniva predisposto un rigido ed edificante
itinerario. Le immagini che riportavano erano quelle di una nazione rivoluzionaria felice
che aveva abolito la povertà, la disoccupazione e il crimine. Fox Butterfield, primo
corrispondente del New York Times al quale è stato concesso di vivere a Pechino, non si
è lasciato sedurre dal potere politico; ha evitato la compiacente categoria degli esperti
occidentali come pure limmagine ufficiale presentata agli stranieri. Il risultato
delle sue ricerche è questo libro brillante e insieme sconcertante che rivela come solo i
cinesi conoscono se stessi. Attraverso aneddoti e profili Butterfield riesamina molti dei
cliché creati intorno alla Cina. Scopre lo sforzo di cambiare a tappe forzate il mondo
contadino ma anche, a dispetto della predicata eguaglianza, la presenza di una clase
privilegiata di burocrati che vive in case spaziose dotate di servitù e frequenta negozi
riservati. Nonostante lapparentemente rapida crescita industriale e agricola, il
livello medio della vita non è migliorato così rapidamente come nella vicina Corea del
Sud o a Taiwan. La vita è misera e del tutto relativo il concetto di libertà perché il
danwei (il posto di lavoro) controlla ogni particolare dellesistenza del singolo
individuo. Lo stato della donna è sì cambiato ma è ben lontano dallessere
equiparato a quello delluomo. Butterfield deve prendere atto che la vita sottoil
regime comunista, attraverso una lunga serie di campagne politiche in particolare
quella chiamata Rivoluzione Culturale è stata una sconvolgente esperienza per
molti cinesi. Con naturale e umana simpatia per il popolo cinese, Butterfield visita le
loro case; ci presenta un contadino di un villaggio dove la gente non ha mai visto un
trattore e pratica la magia; parla con le vittime dei campi di lavoro: i Gulag cinesi;
descrive i privilegi, lantintellettualismo e il limitato background di molti
dirigenti. Ma racconta anche la storia di una giovane donna infelice con il marito e
innamorata di un altro; frequenta i bar per incontrare mezzani e prostitute. E alla fine
di tante vicende straordinarie e terrificanti al limite dellassurdo, Butterfield
trova un popolo disiluso e rassegnato. Come dice un antico proverbio buddhista, che i
cinesi fanno rivivere per descrivere il loro passaggio attraverso la Rivoluzione
Culturale, essi si sentono "vivi nel mare amaro".
Fox Butterfield, capo dellufficio del New
York Times a Pechino, ha studiato sinologia a Harvard, parla correntemente il cinese e
precedentemente è stato corrispondente dal Vietnam del Sud, dal Giappone e da Hong Kong.