CINA E ALTRI ORIENTI
A cura di |
Giorgio Manganelli |
Editore |
Adelphi, Milano |
Prima edizione |
2013 |
Pagine |
350 |
N. ISBN |
978-88-459-2792-8 |
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«Andare in Asia, eh? So già cosa vi immaginate. Qui sarà tutta una luminaria di illuminazioni, una visione di visioni, una rivelazione di cose che, altrove, non si rivelano. Credete? Mandate a girar per l'Asia un professore nevrotico, diventato poi pensionato, poi gazzettiere, e il risultato sarà sensibilmente diverso. Deprimente, diciamo». Così scriveva Manganelli nell'irridente, paradossale risvolto destinato a spiazzare i potenziali acquirenti della nuova edizione, accresciuta di molteplici Orienti, di un libro apparso in origine nel 1974 (nel frattempo, fra il 1975 e il 1988, ai reportage da Cina, Filippine, Malesia se n'erano aggiunti numerosi altri: Arabia, Pakistan, Kuwait, Iraq, di nuovo Cina, Taiwan). Un'edizione che Manganelli predispose minuziosamente pochi mesi prima di morire, nel 1990
- tanto la serie di viaggi orientali gli stava a cuore -, ma che non venne mai realizzata: almeno sino a oggi, grazie alle cure impeccabili di Nigro. Ma perché «deprimente»? Perché il lettore affetto da ansia di assoluto non avrebbe trovato né Siddhartha né un solo guru, «se non con fondotinta di imbroglione a fin di bene cosmico». Il che non stupisce, essendo scopo precipuo dell'autore, semmai, quello di raschiare via un po' di anima: sicché «scolorina sulle apparizioni; antinevralgici per i fachiri, sordina sulla scala pentatonica;
Coca-Cola nella Cina popolare». In compenso, il lettore avrebbe trovato -
divertendosi, per di più, pazzamente - qualcosa di altrettanto prezioso: la chiave per comprendere «i modi ingegnosi in cui l'altrove si nasconde sotto l'apparenza dell'ovvio» e quanto meno intravedere quelle «linee del labirinto» che sono i nostri fratelli ignoti. Anche nelle vesti di viaggiatore, d'altro canto, Manganelli resta un ricercatore di segni, un decifratore di enigmi ed emblemi: in altre parole, un lettore che «non si illude di espatriare dalla propria biblioteca».
«In realtà, un viaggio in Oriente, è non solo un'esperienza dell'anima, degli occhi, un brivido culturale, un guado dell'intelligenza, un rivolgimento degli archivi mentali: è un'esperienza del corpo. Io dispongo di un unico corpo, grasso e brizzolato; e su questo posso basare le mie osservazioni. Il viaggiatore che si avventura in terre asiatiche meridionali usi con parsimonia di quella delicata macchina che gli fu prestata all'inizio del suo destino. È probabile che la sua macchina non sia stata progettata per questi percorsi, queste temperature; potrà superarli, se avrà cautela e pazienza e riserbo. Usare le marce basse, tenersi sottocosta, spendersi con una sapiente alternanza di generosità e di avarizia. Non credere alle guide ingenue o apertamente omicide che suggeriscono variate e folgoranti esperienze con le varie cucine orientali; l'europeo che, avido di esperienze, scenderà dall'aereo e si precipiterà sui buoni cibi piccanti locali, e ci berrà sopra la buona birra locale, è assai probabilmente destinato a diventare un conoscitore di cessi malesi, un esperto di latrine da non avere l'uguale, un intenditore di luoghi di comodo».
Le opere di Giorgio Manganelli (1922-1990) sono in corso di pubblicazione presso Adelphi; il titolo più recente è Ti ucciderò, mia capitale (2011).
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