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CARA CINA


Autore Goffredo Parise
Editore RCS Libri, Milano
Prima Edizione novembre 1999
Pagg. 143

Per Goffredo Parise, la Cina è un poema composto da "molti, quasi infiniti versi". Quando ci si prova a leggerli, questi versi, si fa un po’ fatica, anche perché, a prima vista, sembrano tutti simili e si può essere presi dalla noia. Ma, se al posto della "chiara, limpida, matematica e apparentemente esatta ragione" ci si affida a "due strumenti apparentemente ambigui e oscuri come la discrezione e l’intuito", ecco che la noia scompare e si scopre che "i cinesi sono un popolo che possiede naturalmente quella qualità che si può conquistare, e con grande spreco di energie, soltanto storicamente. Questa qualità è lo stile". In Cara Cina, primo dei suoi libri di viaggio, Parise ausculta lo stile dei Cinesi, non solo nei suoi aspetti più espliciti, come la pratica della calligrafia e quella della cucina, ma soprattutto in molti dettagli acciuffati con la forza di un intuito sempre vivo.
Parise è un viaggiatore che ha scelto di essere indigente: nel suo bagaglio ci sono esclusivamente "gli occhi per vedere, il cervello per riflettere, il caso e infine la propria persona, con quanto possibile di lampante e di oscuro". Da Canton a Hong Kong, fermandosi a Pechino e a Shanghai, più che sui luoghi fisici, il reporter si sofferma sulle persone. Ne ricava molti dialoghi che costituiscono lo scheletro di questo libro magro. Sono davvero memorabili sia l’incontro in un ospedale tradizionale con una dottoressa che pratica l’agopuntura ("la persona più bella che mi sia capitato di vedere da quando sono in Cina"), sia la visita a una scuola, nel corso della quale sperimenta la consistenza corporea del fanatismo, impersonato dal direttore ("È la prima volta nella mia vita che vedo il fanatismo politico: è ripugnante e pietoso al tempo stesso, ma fa paura"). In entrambi e opposti casi, la flessibilità e la leggerezza degli strumenti conoscitivi di Parise rendono possibile la difficile arte della conoscenza.

Goffredo Parise nacque a Vicenza l’8 dicembre del 1929. La sua vita è stata segnata da un continuo movimento. Ingegno precoce e solitario (Il ragazzo morto e le comete,1951; La grande vacanza, 1953), autore di uno dei primi best seller del dopoguerra (Il prete bello, 1954), è stato consulente editoriale, giornalista, sceneggiatore, reporter: un occhio alla sua cattolica provincia veneta (Il fidanzamento, 1956; Amore e fervore, 1959) e l’altro alle società di massa: la Russia, la Cina (Cara Cina, 1966), l’America (Odore d’America, 1990, postumo), il Giappone (L’eleganza è frigida, 1982). Senza dimenticare i luoghi in cui il mondo pulsava drammaticamente (Guerre politiche. Vietnam, Biafra, Laos, Cile, 1976). E senza dimenticare il sentimento d’irrealtà che domina la vita associata d’oggi (Il padrone, 1965 e L’odore del sangue, 1997, postumo). Prese casa, di volta in volta, a Venezia, a Milano, a Roma, a Ponte di Piave, a Salgareda. Si sposò, si separò ed ebbe un legame duraturo con la pittrice Giosetta Fioroni. I due Sillabari (1972-1982) sono forse il suo capolavoro. E’ morto il 31 agosto 1986.

 

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