Accade talvolta che un romanzo di autore ignoto - e magari con un nome difficile da
pronunciare - incanti dun colpo i lettori più disparati per una certa irresistibile
freschezza, per la sua capacità di lasciar sgorgare la narrazione senza che il lettore
faccia in tempo ad accorgersi di esservi già immerso. È accaduto in Francia con Balzac
e la Piccola Sarta cinese, che nel giro di poche settimane è diventato il romanzo che
tutti leggevano, consigliavano agli amici, avevano voglia di regalare.
La storia è remota ma parla a ciascuno di noi: perché racconta di come la lettura,
grazie alla segreta malia di una misteriosa, preziosissima valigia di libri occidentali
proibiti, riesca a sottrarre due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di
"sporchi borghesi", a svariate torture e permetta anche a loro di conquistare la
"Piccola Sarta cinese". Così, pur vivendo in mezzo agli orrori della
"rieducazione", i due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di
qualche goccia magica di Balzac (e di Dumas, e di Flaubert, e di Kipling), che esiste un
mondo fatto di pura, avventurosa bellezza. Attraversando, nel frattempo, loro stessi
rocambolesche avventure: come quando, per vincere la diffidenza del capo del villaggio
dinanzi a un oggetto ignoto - un violino -, il giovane Luo annuncia agli astanti
sbigottiti che ascolteranno una sonata dal titolo Mozart pensa al presidente Mao.
Nato in Cina, Dai Sijie vive da quindici anni a Parigi, dove ha
realizzato tre lungometraggi. Con Balzac e la Piccola Sarta cinese, scritto in francese e
apparso nella primavera del 2000, ha venduto in Francia oltre duecentomila copie.
Nellaprile del 2001 comincerà a girare, in Cina, il film tratto dal libro.