AI WEIWEI PARLA
Autore |
Hans Ulrich Obrist |
Editore |
il Saggiatore, Milano |
Prima edizione |
2012 |
Pagine |
124 |
Titolo originale |
Ai Weiwei Speaks
© Hans Ulrich Obrist, 2011 |
Traduzione (dall' inglese) di |
Alessandra Salvini |
N. ISBN |
978-88-428-1827-4 |
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Nell'aprile 2011, senza alcuna accusa formale, la polizia cinese arresta Ai Weiwei e lo tiene recluso per 81 giorni in una località segreta. Il mondo dell'arte si indigna e organizza mostre, petizioni, coinvolgendo i governi per fare pressione per il suo rilascio. Il nome di Ai Weiwei oltrepassa la cerchia degli appassionati di arte e architettura, l'onda del web lo diffonde su scala mondiale: Ai Weiwei diventa il simbolo della lotta per la libertà di espressione in Cina.
In Ai Weiwei parla, attraverso una serie di interviste raccolte tra il
2006 e il 2009, l'artista racconta ad Hans Ulrich Obrist l'infanzia segnata dall'esilio del padre, il poeta Ai Qing, accusato di anticomunismo. L'adolescenza, passata a disegnare nelle stazioni ferroviarie; gli anni ottanta a New York, l'incontro con Allen Ginsberg; il ritorno a Pechino nel 1993 e la determinazione a lottare per la libertà nel suo paese.
Artista, fotografo, architetto, curatore, con facilità sorprendente Ai Weiwei passa da un medium espressivo all'altro. Promuove la discussione sull'arte in Cina coinvolgendo altri artisti, e pubblica nel 1994 ilLibro nero,
il Libro bianco e il Libro grigio, eletti a manifesto dell'arte contemporanea cinese. Nel 1999 realizza una casa-studio che entusiasma gli architetti di tutto il mondo. Nel zoo6 dipinge con vernici industriali vasi neolitici, dando nuova vita alla tradizione artistica del passato. Partecipa alla progettazione del Nido di uccello, lo stadio olimpico di Pechino inaugurato nel zoo8, perché diventi uno spazio di incontro. Sperimenta e coinvolge giovani cinesi in progetti innovativi. Gira per la città con i suoi allievi, registrando ore di video.
Scatta fotografie in continuazione e le pubblica su quel blog che conta centomila contatti al giorno, forma di «scultura sociale» contro la censura. Ai Weiwei mette a nudo l'oppressione del regime e i conflitti sociali della Cina. Il suo blog scatena la reazione del governo, che lo chiude nel 2009.
Nonostante i bavagli, Ai Weiwei continua a essere attivo su internet, i suoi tweet sono seguiti da centinaia di migliaia di persone, ma non sono udibili in Cina. E all'intrusione della polizia nella sua vita risponde con l'ironia del gesto artistico: quattro webcam che lo riprendono ventiquattr'ore su ventiquattro. Sono state messe off-line il giorno dopo.
Hans Ulrich Obrist (Zurigo 1968), vulcanico curatore di mostre, nella sua attività si pone continuamente in dialogo con gli artisti e fa dell'intervista un luogo d'indagine artistica e umana mai obsoleto. Dal 2006 è direttore dei progetti internazionali della Serpentine Gallery di Londra. Fra le sue curatele:
do it (1993), Cities on the Move 1997) e Utopia Station (2003). Suo il mitico Interviste (Charta, 2003), volume che riporta alcune delle sue conversazioni con i più importanti architetti, artisti e pensatori del nostro tempo.
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