Un racconto semplice e complicato allo stesso tempo, dotato di immaginazione fanciullesca e libertà sfrenata, che racconta i cambiamenti economici, sociali e politici di un villaggio remoto della Cina del sud nell’arco di 30 anni, a partire dal 1965. In contrapposizione al villaggio reale c’è Tianzhu, un luogo esistente soltanto nell’immaginario collettivo, dove si originano tutti i miracoli e le anime trovano riposo. Il filo conduttore del racconto è un cavallo bianco abbandonato dall’esercito e cresciuto al villaggio, che simboleggia il collegamento tra il mondo reale e quello immaginario. Una vivida rappresentazione di un mondo popolare, dove coesistono passione e sacralità, ragione e pazzia, dove ciò che ha forma si incontra con ciò che non ha forma.
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