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Regia: ZHANG Yuan (张元)
Cast: LIU Lin (刘琳),
LI Bingbing (李冰冰), LI Yeping (李野萍),
LIANG Song (梁松), LI Juan (李涓).
Sceneggiatura: Ning Dai, Yu Hua, Zhu Wen
Produzione/Anno:
Italia, Cina 1999
Genere: Drammatico
Durata: 90 minuti circa
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"Ambientato in Cina, girato in Cina anche in una prigione e in un ospedale psichiatrico, interpretato da attori cinesi, Diciassette anni ha la
nazionalità italiana perché, mentre la censura cinese poneva ostacoli che soltanto recentemente sono stati superati, la
società coproduttrice italiana Fabrica di Luciano Benetton e Oliviero Toscani e la cura di Marco Muller consentivano che il film venisse completato e poi presentato alla Mostra del cinema di Venezia 1999, dove ha vinto un meritatissimo premio speciale per la
regia. È un film molto bello, intenso, tragico, capace di affrontare insieme un tema perenne come quello dei conflitti famigliari, e un tema contemporaneo come quello dell'immenso mutamento della Cina. Una piccola famiglia raccoglie un padre con la propria figlia e una madre con la propria figlia: i genitori, vedovi e risposatisi tra loro, istintivamente si schierano dalla parte delle rispettive creature; le due sorellastre adolescenti non si somigliano, non si capiscono
né si amano, sono ostili e rivali. Senza volerlo, in un impeto d'ira una uccide l'altra con una bastonata, viene arrestata e condannata al carcere. Dopo diciassette anni di prigione rieducativa, per buona condotta ha il permesso di passare a casa il Capodanno. Ma tutto
è cambiato: la ragazza ormai donna non ha desiderio di vedere la madre che teme il suo ritorno
né il padre adottivo che non ha dimenticato la propria figlia assassinata; nel quartiere in ricostruzione, la sua casa di un tempo non esiste
più; nella città irriconoscibile tutto le è estraneo, la irrita o le fa paura. Soltanto l'aiuto di una militare della prigione permette alla piccola famiglia di ritrovarsi, di riprendere a parlarsi: ma faticosamente, dolorosamente, senza gioia e senza speranza del meglio. Il regista Zhang Yuan, trentaseienne di Nanchino, ha molto talento, grande pudore, un forte senso della narrazione, e sa dirigere gli attori ottenendo da loro una piena
autenticità."
Lietta Tornabuoni (da La Stampa, 31 Marzo 2000).
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