LA MONETA E L’ATTUALE SISTEMA ECONOMICO:
TUTTO EBBE INIZIO DUE MILLENNI FA IN CINA…
Per lungo tempo della Cina si è saputo ben poco. E così anche numerose innovazioni e scoperte che sembravano portare la firma “occidentale” sono state attribuite appunto a qualche personaggio proveniente dalle nostre latitudini quando invece, al contrario, l’origine andava ricercata proprio nel grande Paese della Muraglia. E’ il caso, ad esempio, delle monete, che rappresentano la sezione più importante della grande mostra “La Cina al Castello di Duino” che sarà aperta al pubblico dal 13 maggio al 12 novembre. Pochi sanno che alla Cina oltre ad essere attribuite le invenzioni della bussola, della carta, del cardano, della balestra, della porcellana, della polvere da sparo o della stampa, va riconosciuta anche quella relativa alle “monete a valore virtuale” che oggi è alla base del sistema finanziario che regola gli scambi economici a livello planetario.
La cultura occidentale ha sempre fatto molta fatica a riconoscere ed ammettere l’apporto della Cina al funzionamento “interno” delle società, ma chi ha covato per secoli questo preconcetto dovrebbe ricredersi perché numerosi aspetti oggi fondamentali nella burocrazia, nell’economia e più in generale nella vita di un Paese come l’amovibilità dei funzionari, il reclutamento tramite concorsi anonimi, il contratto sociale o la responsabilità delle élites nei confronti del popolo fanno parte della mentalità cinese prima ancora che della mentalità occidentale. In quest’ambito, è alla Cina che dobbiamo anche il concetto fiduciario della moneta, ossia il concetto che il valore del soldo non è legato alla quantità di metallo – prezioso o no – contenuta nel segno monetario, ma ad un accordo tacito o esplicito tra i diversi attori economici. Si tratta della base del funzionamento dell’economia moderna: nessuno si stupisce del fatto che il pezzo da 10 centesimi di Euro pesa 4,15 grammi di ottone e che quello da 50 centesimi, che ha un valore di scambio cinque volte superiore, ne pesa solo 7,90, ma nel mondo occidentale, fino al XIX° secolo, più di qualcuno metteva ancora seriamente in dubbio questo principio. I cinesi invece ne hanno fatto la base del loro sistema monetario da più di due millenni.
Già nel X° secolo Avanti Cristo, per fare un esempio, esisteva in Cina una moneta che era strumento di scambio e misura del valore, ma anche un’unità di conteggio, il peng. Si sa inoltre che alla fine della dinastia degli Shang (XI° secolo a.C.), i cinesi avevano già fuso cauris di sostituzione di bronzo: 109 esemplari sono stati scoperti in una tomba a Linheyu, nel cantone di Baode (Shanxi). È dunque intorno alla fine degli Shang e l’inizio degli Zhou che si può far risalire la nascita della moneta in Cina, ossia un oggetto specifico usato per gli scambi e per misurare il valore dei beni. Questa moneta porta già in sé ciò che farà la specificità della moneta cinese: la fiduciarietà e l’adattabilità alle circostanze, aspetto poi ripreso dall’economia occidentale solo moltissimi secoli più tardi. Alcuni testi legislativi di Qin scritti su bambù prima del 242 a.C. e scoperti a Yunmeng nel 1975, stipulano che negli scambi è strettamente vietato smistare le monete in funzione del loro aspetto, “belle” o “cattive”, ossia “buone” o “leggere”, e che bisognava contabilizzare i banliang per migliaio e che questi ultimi dovevano poi essere riposti, senza smistarli, in giare (pen) controllate dai capi-mercato.
Da notare inoltre che il supporto della moneta è sempre stato di scarso valore intrinseco (rame, bronzo, ottone): né oro, né argento nella monetazione tradizionale cinese, per evitare la tesaurizzazione che è l’antitesi della funzione monetaria poiché provoca la sospensione della circolazione del contante per una sorta di trombosi. Allo stesso modo, quando localmente, per motivi politici o economici, o per riduzione dell’approvvigionamento, la circolazione delle monete correnti era resa impossibile, si vedevano comparire monete di sostituzione che circolano nell’ambito di un contratto sociale e morale tra i vari attori economici, autorità locali, produttori, commercianti e compratori. Queste monete, qualunque sia il sopporto materiale, generalmente di scarso valore intrinseco, sono accettate data la fiducia che si è costruita intorno al gruppo sociale costituito dalla comunità o data la fiducia nell’emittente.
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