Metà
dell’uomo è donna (1985)
affronta la questione del rapporto tra intellettuali e potere nella
Repubblica Popolare Cinese negli anni della Rivoluzione Culturale.
Il romanzo si apre sul
campo di rieducazione in cui il protagonista, Zhang Yonglin, dietro le cui
spoglie si cela l’autore, sconta una condanna alla “rieducazione
attraverso il lavoro” a causa di una poesia. Nel campo di rieducazione
avrà modo di conoscere una donna e di cominciare ad interrogarsi sull’amore
e sul significato di essere “uomo”. Quando però scoprirà di essere
impotente, prenderà coscienza del fatto che il suo ruolo di uomo non può
prescindere dal suo ruolo di intellettuale, anch’esso reso impotente. E
da qui l’accusa al governo cinese di avere evirato i suoi intellettuali,
di averli resi “uomini a metà”.
Zhang Xianliang
(Nanchino 1936) è una delle figure di spicco della Letteratura della
Ferita. Accusato a ventuno anni di essere un “nemico del popolo”,
ha vissuto tra prigione e campi di rieducazione fino alla riabilitazione
del 1979, dopo la quale ha ricominciato a scrivere, dopo 20 lunghi
anni di silenzio. Le sue opere sono state portate sullo schermo e
tradotte in oltre 27 lingue.
Nazarena Fazzari, è
laureata in Lingua e Letteratura cinese presso l’Università degli Studi
di Torino. Ha vissuto alcuni anni in Cina.Oggi si occupa di rapporti
commerciali tra Cina e Italia.
“La letteratura
sovietica sui gulag è famosa in tutto il mondo, ma l’equivalente cinese
è del tutto sconosciuta. Metà dell’uomo è donna è eccezionale
non solo per l’appartenenza a questo genere, ma anche, in Cina, per aver
osato farne tema della sessualità, insieme alla politica, alla libertà e
all’identità...” (Jan Dalley,
The Observer)
“Un’opera esemplare... non un
post-mortem della Rivoluzione Culturale, ma una sua messa in atto" (Peter
Kemp, Sunday Times)
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