Fondazione
CRT – Cassa di Risparmio di Torino
Fondazione
Giovanni Agnelli
CINA ANTICA
CAPOLAVORI D'ARTE DAL NEOLITICO ALLA DINASTIA
TANG
Torino - Palazzo Madama, Salone del Senato
15 maggio - 29 settembre 2002
Parte della collezione d’arte antica
cinese della Fondazione Giovanni Agnelli potrà essere ammirata dal 15 maggio al 29 settembre 2002 a Palazzo
Madama, dove sarà allestita la mostra "Cina
antica. Capolavori d'arte dal neolitico alla dinastia Tang.
Con l’esposizione di cinquanta opere
realizzate tra il neolitico e l’VIII secolo d.C., la mostra fornisce un ampio
panorama dell’arte antica cinese e rappresenta le trasformazioni artistiche e
i progressi tecnologici raggiunti nella lavorazione della ceramica e del bronzo.
L'esposizione è realizzata dalla Città di
Torino in collaborazione con la Fondazione Giovanni Agnelli e la Fondazione CRT
– Cassa di Risparmio di Torino; è stata curata dal Centro di Arti Asiatiche e
si avvale del coordinamento scientifico della sinologa Alexandra Wetzel.
I reperti esposti nel Salone del Senato
provengono generalmente da tombe e mostrano il rilievo della dimensione della
vita ultraterrena nell’antica civiltà sinica. Vasi di provviste, bronzi
rituali, armi e modelli che evocano la quotidianità e documentano
l’importanza sociale del culto funebre nell’antica Cina, fornendo al
contempo un’immagine variopinta della società e della cultura.
Le
terrecotte dipinte del neolitico, provenienti dalla Cina nordoccidentale, sono
esempi notevoli dell’ampio repertorio decorativo astratto e ornamentale, che
talora si combina in modo sorprendente con elementi figurativi, come nel caso
del vaso con una decorazione antropomorfa applicata Dalla Cina orientale
provengono invece le prime ceramiche bianche.
Nelle tombe dell’età del bronzo, i vasi
rituali si trovano sempre raggruppati in serie di tipologia e funzione
diversificate, testimoniando così dell’articolato sistema del culto degli
antenati durante la dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.). I bronzi in mostra sono
decorati con le maschere taotie, con
animali stilizzati e con elementi geometrici modulari. L’epoca Zhou (XI secolo
– 221 a.C.) conosce anche bronzi riccamente istoriati con scene di caccia e di
guerra, di leggende divine e di storie umane, mentre le ceramiche dure coeve
portano delle decorazioni modulari impresse, ravvivate eccezionalmente da
decorazioni zoomorfe.
La
ristretta ma significativa rassegna di armi consente un primo sguardo
sull’ampia raccolta della Fondazione Giovanni Agnelli: tre tipologie –
spade, asce e coltelli – fanno intuire la varietà delle tecniche di
lavorazione e la diversificazione dei modelli nelle varie tradizioni regionali.
La
fondazione dell’impero cinese nel 221 a.C. inaugura l’epoca millenaria delle
dinastie, durata, attraverso molteplici peripezie, fino al 1911. Dopo il grande
sforzo unificatore della breve dinastia Qin (221-206 a.C.), l’impero si
consolida e si rafforza durante tutto il lungo periodo dinastico degli Han,
distinto negli Han occidentali (206 a.C. - 8 d.C.) e negli Han orientali (24-220
d.C.), separati da un breve interregno.
Le
arti dell’epoca dimostrano grande estro creativo e notevole inventiva
stilistica. Spirali e volute, nubi e vortici si muovono tra le figure reali o
fantastiche, creando un unico spazio animato e dinamico. Questi motivi,
scaturiti dai progressi nella lavorazione delle lacche, sono tracciati con
sensibili tratti calligrafici tanto sulle splendide ceramiche dipinte, di cui il
“vaso a bozzolo” rappresenta un esempio di straordinaria rarità, quanto sui
multiformi bronzi, dipinti o ageminati con metalli preziosi. Gli importanti
progressi tecnologici e l’abilità degli artigiani si evidenziano anche nel
campo della manifattura della ceramica: al periodo Han risalgono invetriature
piombifere lucide nei colori ambra, bruno e verde.
Modelli
ceramici in scala ridotta, che rispecchiano la via terrena, costituiscono il
nucleo della mostra: statue di animali esistenti o immaginari, di servi e
funzionari, di ballerine e giocatori, di musici e cantastorie popolano le tombe
dei ceti agiati di epoca Han, protette da interi eserciti di fanti e militari a
cavallo. Verso la fine della dinastia, il potere centrale si era fortemente
indebolito a favore delle ricche famiglie di proprietari terrieri, che non
intendevano rinunciare ai propri beni terreni nell’Aldilà. Il corredo delle
loro tombe di famiglia rappresenta la loro vita ed il loro ambiente durante quei
tempi turbolenti, dandoci notizia dei loro sistemi di difesa contro il
banditismo con le torri di vedetta, e dell’antico mondo contadino.
Dopo
il crollo della dinastia Han seguirono più di trecento anni di divisioni
interne, caratterizzate tuttavia, nel campo delle arti, da un impressionante
sviluppo delle tradizioni ceramiche locali. Modellini agricoli come gabbie con
animali, cortili, forni o pollai si trovano ancora nelle tombe delle grandi
famiglie locali dell’epoca dei Tre Regni e delle Sei Dinastie (220-589); i più
famosi sono i modelli in grès a corpo duro del III e IV secolo originari della
Cina sud-orientale. Dagli stessi forni provengono le cosiddette “urne per
l’anima”, riccamente decorate con figure, animali ed elementi architettonici
modellati, in cui immagini provenienti dal repertorio buddhista si accompagnano
all’iconografia tradizionale cinese di buon auspicio. Un certo sincretismo si
manifesta anche nella produzione delle ceramiche nella Cina nord-occidentale,
dove i sovrani d’origine straniera erano molto aperti nei confronti di
influssi provenienti dall’Asia centrale, dall’Iran o dal mondo bizantino.
Rosoni, file di perle, palmette e medaglioni con figure danzanti documentano il
gusto dei cinesi per le decorazioni esotiche, che si protrae fino ai periodi Sui
(589-618) e Tang (618-907).
Il
cavallo, animale al quale alcuni reperti esposti sono ispirati, aveva un ruolo
fondamentale nell’antica Cina: oltre ad essere utilizzato come mezzo di traino
o di trasporto per privati o eserciti, rappresentava un vero e proprio status
symbol per i ceti alti. I cavalli più veloci e più belli, quelli della
valle di Ferghana in Asia centrale, erano detti “cavalli celesti” e venivano
condotti in Cina già ai tempi degli Han. Spoglio, sellato o bardato a festa, il
cavallo è senz’altro l’animale raffigurato con maggiore frequenza, varietà
ed entusiasmo, come si può intuire dai vari modelli in mostra
L’impero
dei Tang si estende al suo apogeo dalla Mongolia Interna fino all’Asia
centrale. La vita di corte, come ci narrano le statue ritrovate nelle tombe,
rispecchia il cosmopolitismo, la tolleranza e la voglia di vivere dei Tang, la
cui capitale, Chang’an, si trasforma in questo periodo in una metropoli di
circa due milioni di abitanti, tra cui molti stranieri. Modelli di gruppi di
attori provenienti dall'Asia centrale, musici, monaci di varie confessioni e una
gran quantità di dame di corte raccontano di questa vita lussuosa, che i nobili
intendevano proseguire nell’aldilà, protetti dalle statue di guardiani della
tomba dalle sembianze terribili. Questi protettori, così come tanti vasi
multiformi, sono coperti con invetriature piombifere «a tre colori», tecnica
speciale in uso esclusivamente nel periodo Tang.
Le
Immagini
L'anteprima per la stampa è
prevista a Palazzo Madama, piazza Castello, martedì 14 maggio alle ore 11,00.
Il catalogo
è stato curato da Alexandra Wetzel, consulente della Fondazione Giovanni
Agnelli ed è edito dalla Città di Torino.
La mostra
è curata dal Centro di Arti Asiatiche di Torino, presieduto da Marcello Pacini.
Il progetto
di allestimento è di Carlo Viano, del Settore Beni Culturali e Mostre della
Divisione Servizi Culturali della Città di Torino, in collaborazione con Guido
Nicelli e Alessandra Serafini.
Per
ulteriori informazioni e richiesta di materiale fotografico:
- Ufficio
stampa Comune di Torino, piazza Palazzo di Città, 1 – 10122 Torino dr.
Gianni Ferrero – tel. 011/442.36.05 fax 011/442.2301 - gianni.ferrero@comune.torino.it
-
Ufficio stampa Fondazione CRT,
Torino, dr.ssa Patrizia Perrone – tel. 011/66.22.097 fax 011/66.22.311
- Ufficio
stampa Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, dr. Marco Gioannini – tel.
011/65.00.514 fax 011/65.02.777
Torino, 17
aprile 2002